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La forza e la paura della natura secondo San Francesco

La fraternità ambientale di Francesco è infatti una concezione ragionata su quello che è una complessa relazione con la natura.

Credits Ansa

Uno dei compiti che ha lo storico è quello di smontare i luoghi comuni e quindi di sollecitare la crescita dello spirito critico nei confronti della società in cui vive, anche come monito per le future generazioni. Bisogna dunque uscire dal luogo comune, cioè dall’uso di un linguaggio e di una lingua dove il significato e il senso della parola non si conosce. Riflettere sul senso delle parole è fondamentale. Se si considera il modo in cui Francesco d’Assisi intendesse la parola “natura”, o “creato”, ci si renderà conto che il suo sentimento fraterno ed ecologico nei confronti dell’ambiente non è, il caso di dire, un amore fatto di rose e fiori o un rapporto dettato da sentimentalismi fini a sé stessi. Questo sarebbe un luogo comune. La fraternità ambientale di Francesco è infatti una concezione ragionata su quello che è una complessa relazione con la natura.

Nel Medioevo l’uomo ha paura della natura, e cerca in tutti i modi di correggerla con i mezzi a sua disposizione. Se noi pensiamo ad oggi, e ci soffermiamo sull’intervento umano nei confronti della natura, colleghiamo immediatamente molte azioni ad eventi negativi, violenti. Al tempo di Francesco il modificare l’ambiente circostante implicava invece un’azione positiva in quanto l’equilibrio biologico tra uomo e natura aveva trovato, in  un certo senso, stabilità. Questo non è un luogo comune. Nella storia esistono dunque esempi di giustizia ecologica da parte dell’uomo nei confronti dell’ambiente. E tale accortezza era ricambiata. Francesco aveva trovato il modo di teorizzare questo rispetto reciproco nel suo Cantico delle Creature.

Francesco comprende che il danno si crea quando nello scambio ecologico tra l’identità umana e l’identità della natura l’equilibrio viene screditato. L’idea che la natura è buona è paradossalmente un problema minoritario nel Medioevo. Questo non vuol dire che ai tempi di Francesco d’Assisi tutti gli umani pensassero che la natura fosse cattiva. Ma fra i due estremi l’idea che con la natura si dovesse instaurare una relazione di correzione reciproca era evidente. Questo deve essere un luogo comune.

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