La storia del primo Custode del Sacro Convento di Assisi, Fra Elia
Elia fu soprattutto custode di una memoria, quella del Santo di Assisi
“Ti benedico, o figlio, in tutto e per tutto; e come l'Altissimo, sotto la tua direzione, rese numerosi i miei fratelli e figlioli, così su te e in te li benedico tutti. In cielo e in terra ti benedica Dio, Re di tutte le cose. Ti benedico come posso e più di quanto è in mio potere, e quello che non posso fare io, lo faccia in te Colui, che tutto può. Si ricordi Dio del tuo lavoro e della tua opera e ti riservi la tua mercede nel giorno della retribuzione dei giusti. Che tu possa trovare qualunque benedizione desideri e sia esaudita qualsiasi tua giusta domanda”. Tommaso da Celano nella sua Vita Prima racconta che San Francesco di Assisi poco prima di morire rivolse a Frate Elia queste parole da cui si comprende più che bene il profondo legame tra il frate e il fondatore dell’Ordine Francescano. Quella tra il Poverello ed Elia era un’amicizia nata nei primi momenti della missione di San Francesco.
Personaggio poliedrico, Elia. Potremmo definirlo con quella nostra contemporanea espressione: “uomo dalle mille risorse”. Aveva abbracciato l'Ordine dopo aver completato i suoi studi giuridici. Elia, “architetto”, architetto di politica, architetto di spiritualità. E in una certa misura “architetto” lo era davvero. Per questo promosse la costruzione della Basilica di S. Francesco ad Assisi, dove era nato a dispetto della città alla quale il nome oltre che la vita lo avrebbero legato: Cortona. Per questo avrebbe portato al traguardo la grande chiesa di San Francesco nella città vicina ad Arezzo. Dietro a lui, a questo personaggio così poliedrico troviamo lo scenario in cui la storia d'Italia vive sul filo della lotta tra il Papato e l'Impero. E' lo scenario nel quale nasce il movimento francescano. In questo scenario proprio, Elia ebbe un ruolo politico di non poco conto, come amico e consigliere di Federico II di Svevia, dal quale ricevette delicati incarichi diplomatici. Non riuscì, però, nel suo intento di riconciliare i poteri universali, Papato e Sacro Romano Impero; anzi, il suo impegno politico gli costò una scomunica che fu resa pubblica ed effettiva nel 1240. Un suo riavvicinamento al papato si ebbe solo dopo la morte di Federico II, avvenuta nel 1250.
Tra i diversi incarichi vi fu quello del vicariato generale dell'ordine, dal 1221 al 1227. Fu poi ministro generale dell'ordine dal 1232 al 1239, ricoprendo un ruolo importante nel promuovere la realizzazione della Basilica inferiore di Assisi. Fu il primo Ministro Provinciale di Toscana; il primo Ministro Provinciale di Terra Santa; il primo Ministro Generale dell'Ordine. E fu il primo Custode del Sacro Convento, della Tomba di San Francesco e della Basilica, proclamata da Gregorio IX "Caput et Mater" di tutto l'Ordine Minoritico.
Dunque, Elia, primo custode della Basilica e del Sacro Convento. Ma, Elia fu soprattutto custode di una memoria, quella del Santo di Assisi. Basterebbe pensare che fu proprio lui, al momento della morte, a darne notizia ufficiale ai frati, come testimonierebbe la lettera a lui attribuita:
“Dopo la morte del beato Francesco, frate Elia, che era suo vicario, mandò per tutto l’Ordine lettere di consolazione ai frati, che erano turbati per la morte di un così grande padre, annunciando a ciascuno e a tutti che, così come il beato Francesco gli aveva comandato, benediceva tutti da parte di lui e li assolveva da ogni colpa; dava notizia inoltre delle stimmate e di altri miracoli che, dopo la sua morte, l’Altissimo si era degnato di operare per mezzo del beato Francesco; infine raccomandava ai ministri (e ai custodi) dell’Ordine di convenire per eleggere il ministro generale”.(Cronaca di Giordano da Giano, 31: FF 2358).
A frate Elia spettò anche il compito di convocare i frati per il Capitolo, che venne celebrato il 30 maggio 1227, eleggendo come ministro generale Giovanni Parenti mentre ad Elia stesso venne affidata l’edificazione della Basilica che doveva custodire le spoglie di Francesco la cui santità era ormai prossima ad essere riconosciuta canonicamente e narrata secondo lo stile agiografico da Tommaso da Celano.
Elia, nell’ultimo periodo della sua vita, si ritirò a Cortona, dove si adoperò per la costruzione della chiesa di San Francesco: in questa chiesa fece conservare una reliquia della vera Croce, riportata con sé dal viaggio a Bisanzio, avendola probabilmente avuta in dono da Baldovino II, ultimo imperatore latino di Costantinopoli. Elia morì a Cortona, il 22 aprile 1253.
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