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La testimonianza di un nostro frate colpito dal Covid19

Il frate conventuale ha trascorso giorni duri nella terapia intensiva dell'ospedale di Padova

Cosa si prova ad essere malati di coronavirus? Lo racconta in una testimonianza fra Nicola Zuin, 51 anni, tornato dallo scorso mese di gennaio a Camposampiero (Padova) per sostituire il frate brasiliano padre Joao nella gestione della Casa di spiritualità ai Santuari Antoniani. Molti dei frati conventuali della Provincia Veneta si sono contagiati dopo il Capitolo Provinciale di marzo, a cui avevano partecipato alcuni frati del convento di Rovigo, da cui sarebbe partito il focolaio. Tra questi anche fra Nicola.

LA PAURA DELLA MALATTIA

«Affidarsi a Dio per guarire dal Coronavirus è un doloroso percorso verso la salvezza e la riscoperta dei veri valori della vita terrena - spiega il francescano - Umanamente non ho avuto paura della malattia se non quando mi hanno diagnosticato la polmonite bilaterale. Covid-19 mi ha insegnato l’importanza di tornare all’essenzialità delle cose, ovvero amare gli altri e, se siamo credenti, amare Dio. Tutto il resto passa davvero in secondo piano».

LA TERAPIA INTENSIVA
«Dopo l’arrivo dei primi sintomi con febbre, tosse, difficoltà respiratorie e mancanza di ossigeno - ricorda - lo scorso 16 marzo sono stato ricoverato al pronto soccorso Covid a Padova, in terapia intensiva. Successivamente sono stato trasferito al decimo piano del monoblocco e qui è arrivata la diagnosi di polmonite bilaterale. Non ho mai avuto timore per la mia sorte: i medici non mi hanno nascosto la serietà del problema ma non si dichiaravano preoccupati».

"IL SIGNORE MI HA MESSO ALLA PROVA"
Fra Nicola ha sempre confidato nel Padre Celeste. «Il Signore mi ha messo alla prova ma non mi ha fatto mancare in alcun modo la sua presenza - confessa - Ho sempre sentito in modo chiaro la misericordia di Dio. Mai ho avuto la sensazione di essere in pericolo, anche quando ero in terapia intensiva».

"LE MERAVIGLIE DI DIO"
Ora il frate conventuale sta molto meglio ed è guarito, ma i postumi della malattia si fanno ancora sentire. «Mi piacerebbe più di ogni altra cosa fare una passeggiata all’aperto in mezzo alla natura - afferma - Sono chiuso dentro quattro mura da tante settimane. Vorrei riassaporare e ammirare le meraviglie del creato che il nostro buon Dio ci ha donato. Noi le diamo per scontate: è proprio quando non le puoi godere che appaiono straordinarie e irrinunciabili».

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