Labro, dove San Francesco fuggì alla vanità del mondo
Questo paese e queste valli divennero per lui patria come Assisi e la Verna
Si è fermato il tempo a Labro. Un Castello che si è trasformato mantenendo intatta la bellezza storica e paesaggistica. Il borgo delle Tre Porte, con un passato di forte isolamento che ha preservato intatto un patrimonio di grande cultura e di arte.
Labro è un comune laziale in provincia di Rieti. Ha circa 356 abitanti ed è situato sulla sommità di un colle nell’entroterra sul confine Umbro, nella zona tra l’altopiano della Leonessa, la Cascata delle Marmore e il lago di Piediluco.
Intorno si arroccano e si distendono boschi secolari e terazze coltivate, filari di vigneti ad uva bianca, ulivi, girasoli, alberi da frutto, canneti ed erbe palustri.
Le origini del paese sono molto antiche. Risalgono alle popolazioni che prima del prosciugamento del Lacus Velinus si rifugiavano sui colli per suggire al clima malsano.
Si ha documentazione di Labro nel 956 quando Re Ottone riunì tutti gli insediamenti sorti nel territorio. Successivamente in era feudale si sviluppò ulteriormente.
La particolare posizione di confine tra papato e Impero ne fece un terreno di scontri tra guelfi e ghibellini che si protrassero fino al 1476 quando con bolla papale venne tolta la scomunica ai De’ Nobili Vitelleschi, signori di Labro, a patto che sostituissero la torre con un campanile e la sala d’armi con una Chiesa. Ai Nobili rimase la cinta muraria esterna sulla quale fu ristrutturato l’odierno Palazzo Forte.
Le restanti parti del Castello furono demolite o modificate.
La struttura portante del paese si apre seguendo il corso del sole, l’abitato degrada dalla sommità del colle per fasce ben delimitate. La prima, la più antica, è quella del castello e della torre, orientata verso est; quindi si incontra la fascia dei palazzi nobiliari, cui segue la fascia delle case della gente comune. Questa fisionomia, disegnata dalle esigenze del tempo, è passata indenne attraverso la storia, per arrivare intatta ad oggi.
Tutto questo grazie all’iniziativa degli eredi della famiglia Nobili che hanno avuto l’ambiziosa idea del recupero integrale del borgo, tramite il restauro di tutti gli edifici. Il progetto prese il via nel 1968 e fu curato da un architetto specializzato nel recupero degli edifici storici, Ivan Van Mossevelde, su incarico della contessa Ottavia Nobili-Vitelleschi. L’intervento di recupero ha permesso al borgo di ritrovare una maggiore uniformità architettonica e prosegue ancora oggi.
Si riesce a immaginare e sentire le voci e i suoni delle botteghe degli antichi mestieri. Le pietre sono vive: gli archi, le scale, l’acciottolato sono un labirinto artistico. Alle pareti delle case lanterne, e fiaccole che vengono accese quando cala la sera e diffondono un velo di mistero e magia.
Fu qui che San Francesco trovò rifugio dalle vanità del mondo, dove incontrò gente semplice e vicina al suo messaggio. Questo paese e queste valli divennero per lui patria come Assisi e la Verna. Nel 1223 il Santo volle in questi luoghi il primo Presepio della Cristianità, lo stesso anno scrisse la Regola definitiva dell’Ordine e proprio tra questi laghi e queste pietre scrisse il Cantico delle creature.
Tra i prodotti tipici del territorio, come i funghi e i tartufi, ricordiamo anche il fagiolo gentile, coltivato sui terreni della Valle Avanzana, un prodotto di alta qualità, dalla pasta cremosa e vellutata.
Informazioni: Proloco Labro 0746/636202 Municipio 0746/636134
Servizio turistico territoriale 0744/23047
(https://arteventinews.it - Laura Filoni)
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