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L’Amor che move il sole

Viaggio nell'esperienza di fede di Dante

O Santo Padre e spirito che vedi/ ciò che credesti si , che tu vincesti / ver ' lo sepolcro più giovani piedi", / comincia' io, " tu vuò ch' io manifesti / la forma qui del pronto creder mio, / e anche la cagion di lui chiedesti. / E io rispondo : Io credo in uno Dio/ solo ed etterno , che tutto 'l ciel move, / non moto , con amore e con disio”. Questa, la professione di fede del poeta Dante Alighieri. Anzi, del “Poeta” e basta. Tutti sanno che quella “p” in maiuscolo sta ad indicare un solo nome nel firmamento della letteratura italiana e mondiale.

La Poesia e la Fede sono state - da sempre - strade attigue. Una volta, in politica, si faceva riferimento alla strada delle cosiddette “convergenze parallele”: un’espressione del “vecchio” linguaggio politico che stava ad indicare due partiti o movimenti nella loro possibilità di convergergenza su alcuni punti, pur mantenendo una sostanziale coerenza con le rispettive (e differenti) culture e linee politiche. Ora, ovviamente, poco potrebbe interessarci la riflessione politica. Ma, in quelle “convergenze parallele” si potrebbe ben individuare ciò che avviene nella poesia di Dante nei confronti della Fede. Il verso, il linguaggio, la parola vengono a intrecciarsi con l’essenza dell’uomo di fede Dante Alighieri. È inevitabile. Se non “necessario” come direbbe il drammaturgo Brecht.

Ma qual è la forza di questo inno a Dio, Uno e Trino? La forza risiede nella bellezza di scoperta e riscoperta dell’Umano. O meglio, del Divino nell'uomo. Questi versi di Dante hanno un “peso esistenziale” - e al contempo divino - che induce il lettore alla riflessione di quale sia il proprio cammino di fede. In fondo, forse, proprio in ciò risiede la grandezza del Sommo Poeta: dove mi trovo, io, in questo cammino umano che cerca di volgere lo sguardo “lì colà dove si puote / ciò che si vuole”. E dovremmo sempre cercare - per quanto possibile - di “non dimandare”. La fede si pone sì delle domande, ma è un cammino essenzialmente del cuore.

Dante scrive: “Io credo in uno Dio/ solo ed etterno , che tutto 'l ciel move ,/ non moto , con amore e con disio”. Quanto la nostra mente - in questi versi - viene richiamata ad altri suoi versi, sicuramente più famosi: “l'Amor che move il sole e l'altre stelle”? Parole che delineando la loro attenzione verso l’Amore - forza generante di Dio - che, a sua volta, genera altra vita. Sono il sole e le stelle che partecipano al canto universale del Creato e del Creatore: è San Francesco d’Assisi.

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