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Novena Immacolata Ottava Meditazione - Maria regina della pace

Credits Ansa

“Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo io la do a voi.” (Gv 14,27)


La pace è un desiderio profondo dell’uomo. Spesso la confondiamo con la tranquillità, ma della pace vera, quella che dà il Signore Gesù, non è che una sfumatura. Tale fraintendimento nasce dal fatto che viviamo in una società, che ci fa credere che la vita sia degna di essere vissuta quanto più siamo efficienti, utili per aumentare il profitto dell’azienda per la quale lavoriamo.

Accogliere questa mentalità ci porta a voler dimostrare di essere qualcuno accettando un ritmo di vita frenetico. La tensione alla tranquillità che avvertiamo è, spesso, frutto del desiderio di uscire da questa logica, per “abitare un luogo” dove non ci sia richiesto di essere all’altezza delle aspettative che gli altri hanno su di noi per essere riconosciuti. È in un certo senso, la manifestazione sottile di un bisogno che ci portiamo nel cuore: quello di essere amati per ciò che siamo!



Maria è Regina della Pace
, perché in lei troviamo questo amore gratuito che ci cura, ci consola, riposa.  La relazione con lei ci fa fare esperienza di una tenerezza che precede la nostra risposta, che prescinde da ogni nostro merito; e proprio per questo libera.  



La pace che nasce dall’incontro con la mamma Celeste non ci porta tuttavia a rinunciare a darci da fare. Ci chiama piuttosto a rileggere il nostro impegno in una luce diversa: quella della costruzione del bene comune.



Concludo con le parole che S. Luigi M. Grignon da Montfort scrive in un passaggio del “Trattato della vera devozione a Maria” riferendosi alla Vergine:

“Il Figlio discese nel suo seno verginale, quale nuovo Adamo nel paradiso terrestre, per compiacersene ed operarvi di nascosto meraviglie di grazia; Dio fatto uomo, trovò la sua libertà nel vedersi imprigionato nel seno di lei; fece risplendere la propria forza nel lasciarsi portare da questa fanciulla; trovò la sua gloria e quella del Padre nel nascondere i suoi splendori alle creature di quaggiù, per non rivelarsi che a Maria; glorificò la sua indipendenza e maestà nel dipendere da questa amabile Vergine nella concezione, nella nascita, nella presentazione al tempio, nella vita nascosta per trent’anni, perfino alla morte cui ella doveva assistere, per compiere con lei un medesimo sacrificio e per essere immolato col suo consenso all’eterno Padre, come un tempo Isacco fu immolato col consenso di Abramo al volere di Dio. ” (n.18)



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