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OFS, Piras: San Giuseppe Moscati, essere felici donandosi

Centoquarant’anni fa nasceva il terziario francescano detto ' il medico santo'

Una delle più belle e interessanti figure di santità del ‘900, è Giuseppe Moscati, il medico santo, l’uomo buono e appassionato del suo lavoro - o meglio - della sua missione. Centoquarant’anni fa nasceva a Benevento, il 25 luglio 1880, quest’uomo che sarebbe divenuto un’icona della “santità quotidiana”, celebrata in più occasioni da Papa Francesco. La vita di Giuseppe Moscati s’intreccia con la società dell’epoca e con le sue problematiche, s’intreccia con alcuni avvenimenti che hanno segnato la Storia del nostro Paese. Fra tutti, la famosa pandemia di colera che attaccò Napoli nel 1911.
Come non rivedere in questa storia così lontana nel tempo, le tracce di una storia ben più vicina a noi, da poco trascorsa, l’emergenza sanitaria del covid 19? Analogie che vedono protagonisti tanti medici che hanno combattuto con tenacia e spirito di sacrificio la pandemia in Italia, dal Nord al Sud, in un’Italia unita dalla sofferenza, dall’emergenza del coronavirus: tante donne e uomini in camice bianco che sul “fronte di guerra” hanno salvato migliaia di vite umane, così come fece Moscati durante il colera del 1911 o nella prima guerra mondiale. Basterebbe pensare che il medico-santo, durante il primo conflitto mondiale, visitò ben 2524 soldati, così come attestano i registri dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli. 

Moscati, terziario francescano. La spiritualità francescana ebbe un ruolo fondamentale per Moscati, per la sua missione di medico. Uomo umile e generoso, attento al prossimo e completamente immerso nella sua vocazione. E’ interessante rileggere ciò che un altro medico francescano, Padre Agostino Gemelli, scrisse di lui, a due anni dalla morte: “Ciò che si avvera in Giuseppe Moscati è quel fenomeno, abbastanza raro purtroppo fra i cultori di scienze mediche, di una fusione perfetta e cosciente del cristiano, dello scienziato e dell'uomo. (...) Nel riconoscimento che Dio è autore dell'ordine materiale e di quello soprannaturale aveva trovato il mezzo per giungere alle armonie di scienza e fede”. E per approfondire la figura del terziario francescano Giuseppe Moscati, “San Francesco, patrono d’Italia” ha intervistato Luca Piras, Viceprsidente dell’Ordine Francescano Secolare.

Vice Presidente, allora, cominciamo questo viaggio nella personalità di Giuseppe Moscati, partendo proprio da questo “titolo”: terziario francescano, impegnato profondamente nella dura missione di medico. Ci può fornire un suo personale profilo sul santo?

Nello scorrere i tratti della vita di Giuseppe Moscati, mi sorge forte l'immagine di una santità quotidiana. Quella a cui ciascuno di noi è chiamato. Egli ha "semplicemente" vissuto in pienezza la sua vita di cristiano e di medico; cioè ha reso straordinarie delle cose normali. Non mi meraviglia, ma mi interroga molto, il fatto che realmente abbia realizzato con la sua vita, il fatto che si possa essere felici semplicemente donandosi. E questo non l'ha privato della fama o della realizzazione professionale, ma anzi gli ha dato un valore aggiunto. Mi colpisce, leggendo la sua biografia, quanto in qualche modo si sia fatto "mangiare"; in realtà un po' come Gesù che si fa pane.

Il Terzo ordine, grazie a Giuseppe Moscati, trova sugli altari uno dei più alti esempi di santità. Questa, è dialogo infinito che si propaga nell'oggi e continua nel domani. Quanto il Terzo ordine ricorda questa enorme - seppur semplice - figura?

Credo che l'OFS sia altamente rappresentato da grandi figure di Santi. Ciò è certamente un onore, ma guai a noi se ci fermassimo semplicemente a semplicemente a contemplare queste figure quale motivo di orgoglio o come delle medaglie al petto. Piuttosto ci obbligano ad una riflessione profonda sul nostro essere sale e lievito nella nostra società. Siamo chiamati infatti ad essere segno visibile di Cristo nella società, ognuno nel suo tempo e nella sua storia, nel suo essere speciale. Queste persone, che un po' fanno da filo conduttore, ci richiamano al fatto che questo è possibile, che può essere realizzato da ciascuno, a partire dalle cose semplici per arrivare a quelle più alte.

Da poco abbiamo vissuto la grave emergenza del covid19. Ha ascoltato in quei giorni medici appartenenti al Terz'ordine? Se sì, quali sono state le loro impressioni. Coniugare la vicinanza al prossimo (tipica del carisma francescano) con il distanziamento immagino non è stato facile.

Questo tempo, giunto inaspettato, certamente ci ha privato di tante cose, prima fra tutti, il contatto fisico, ma ci permesso di riscoprire la relazione e la comunione che vanno al di la' della presenza fisica, e questo anche con il Signore. Ho avuto occasione di condividere questo tempo anche con confratelli medici, qualcuno impegnato anche in centri in cui si è vissuta la grande emergenza. Dai loro racconti ho potuto percepire il fatto che la prudenza e il distanziamento non hanno impedito la donazione profonda insieme alla vicinanza umana e professionale. Non è stato un periodo semplice, ma tanti francescani secolari hanno avuto il dono di sperimentare in maniera concreta la Carità donata, seppure con la preoccupazione della pandemia. In realtà non può essere la paura del contagio ad impedire la condivisione anche della sofferenza, che si fa sguardo di speranza e braccio che sorregge.

Quanto è presente nel Terz'Ordine il ricordo di Giuseppe Moscati? Altre figure di santità che secondo lei andrebbero approfondite, proprio nel nostro mondo contemporaneo?

Come ho accennato prima, non amo esporre trofei, quanto piuttosto provare a farmi provocare da chi ha provato a rendere concreta la Regola dell'OFS. Credo che Giuseppe Moscati sia una figura che si presti a fare questo. L'Ordine Francescano Secolare di oggi, sta riscoprendo queste persone che hanno realizzato la santità all'interno della famiglia francescana e per questo viene ricordato e "studiato". Un'altra figura che oggi mi affascina, è quella di Giorgio La Pira. In un tempo in cui ci si allontana dalla politica, credo possa far bene farsi ispirare da persone che, come richiama la nostra regola, abbiano realizzato la propria vocazione con l'impegno politico e sociale per il bene comune.

Antonio Tarallo

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