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Padre Felice de Novellis e il dovere della confessione

Morto nel 1992 in odore di santità

Trent’anni fa, alle ore 20 del 29 ottobre 1992, padre Felice De Novellis da Caramanico, Frate Minore Cappuccino, moriva in fama di santità. Circondata dall’affetto dei frati di Sulmona e di molti fedeli a lui devoti, il frate lasciava un vuoto e un messaggio alle persone che lo avevano conosciuto: l’ascolto e la sofferenza sono due virtù a cui aspirare.

FRANCESCANO A 16 ANNI
Così fece padre Felice, nato a Caramanico (Pescara) il 18 aprile 1904. Durante il primo conflitto mondiale, che sconvolse l’Europa, il giovane Vincenzo - questo il suo nome di battesimo - decise di entrare nell’Ordine francescano a 16 anni, per abbracciare la via del sacrificio, del dono di se stesso e della totale consacrazione al Signore, come si legge sul portale dell’emittente abruzzese Rete5.tv.

IL CONVENTO DI SULMONA
Scelse il nome di fra Felice e, Terminati tutti gli studi, fu finalmente ordinato sacerdote nel 1928. La sua vita religiosa, è stata legata, al convento francescano di Sulmona, San Francesco di Paola. Qui rimarrà per ben 59 anni, dalla fine del 1933 fino al 1992.

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IL CONFESSIONALE
Padre Felice, oltre a curare le attività della parrocchia di San Francesco di Paolo e delle associazioni che a lui facevano riferimento, prese a cuore il dovere nel confessionale.
Tenne a cuore questo lavoro sopra ogni altra cosa e con il massimo impegno, svolgendolo, anche in casi eccezionali, nella sua camera. Tutti lo ricordano ed ognuno ha di lui un particolare che conserva nel proprio cuore.

LA MALATTIA IN SILENZIO
Altro aspetto importante, è di certo la sua permanenza nell’ospedale civile di Sulmona. In particolare, durante la sua malattia finale, dove riuscì a farsi amare da tutti. Mai gli uscì di bocca una parola di lamento. La sua rassegnazione nel sopportare le sofferenze serviva di edificazione agli altri ammalati.

IL SORRISO CHE NESSUNO DIMENTICA
Padre Felice, durante tutta la sua esistenza, si distinse per la carità, per la dedizione alla chiesa, ma, in modo particolare per la sua grande bontà e per quel dolce sorriso che aveva sempre nelle sue labbra.

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