Padre Gambetti: Mai più come prima
Sono colpi durissimi inferti a un popolo
Non vi sono più dubbi: la pandemia è reale. Il COVID-19 sta mostrando tutto il suo potenziale di distruzione. È subdolo e cattivo, perché spesso asintomatico e rapidissimo nel colpire, anche in modo letale. Opera per dividerci: familiari, compagni di classe e amici, colleghi di lavoro, comunità, città... nazioni intere, tutti separati gli uni dagli altri. Non si lascia afferrare, muta e disorienta anche i massimi esperti in virologia, gettando sconcerto e creando confusione.
Mette a nudo tutta l’immaturità di un popolo. Il senso di responsabilità non è sufficientemente diffuso e la nostra leggerezza provoca danni enormi, talora irreversibili. Emergono egoismi e grettezze. Il virus, alimentando mille paure, vuole isolarci e condurci alla disperazione.
Contagia indistintamente ricchi e poveri, ma si accanisce contro i deboli in maniera spietata, ostacolando la circolazione del bene: i malati non si possono visitare, chiudono i centri di assistenza ai diseredati e senza tetto, non si posso- no andare a trovare i carcerati, ogni forestiero diviene straniero, è impedita la tradizionale sepoltura dei propri morti.
Sono colpi durissimi inferti a un popolo. E per noi, cristiani cresciuti nella consapevolezza che “sine dominico non possumus”, si aggiunge una ferita mortale, l’impedimento a celebrare l’eucaristia nel giorno del Signore, Pasqua settimanale. Siamo sgomenti. Ad Assisi, con san Francesco portiamo confitti in cuore la sofferenza degli italiani e del mondo.
La preghiera e il digiuno si intensificano ogni giorno di più e cerchiamo nuove vie per farci prossimi alla gente. All’orizzonte, si intravvedono nitidi i segni della speranza. Un plauso corale va fatto a uomini e donne che spendono la vita e la mettono a repentaglio per il bene dei fratelli: a chi governa, a chi presta soccorso stando in prima linea, a chi svolge un servizio fedele per i cittadini e a chi volontariamente aiuta gli altri, a chi si attiene alle disposizioni dei decreti ministeriali per scegliere la tutela e il rispetto degli altri, oltre che la propria. Una silenziosa rete di solidarietà si sta irradiando sempre più nel paese e molti riscoprono il valore delle piccole cose, delle relazioni interpersonali e della vita! Certamente ne usciremo.
Come? Ora lo sappiamo: è falso sentirsi al sicuro o superiori agli altri, agli eventi; seppur utile, non è bello essere isolati in casa; non serve riempirsi di cose e di vanità; è da frustrati scambiare un incontro o l’amicizia con un rapporto virtuale o un like; è una perversione la temerarietà e il cercare emozioni forti per sentirsi vivi; è da stupidi fare politica da polemici opportunisti o alla maniera di don Rodrigo dei Promessi Sposi; è una ipocrisia non custodire la memoria ed onorarla; ed è una mistificazione narcisistica ritenersi forti e non assumere la propria fragilità come l’opportunità dell’amore. Oggi è chiaro per tutti: mai più come prima!
Come? San Francesco ci indica la via della conversione continua: chi siamo? Per cosa (chi) viviamo? Perché il male e la morte? Verso dove andiamo? Per camminare sulle orme di Francesco, occorre ricominciare ogni giorno da un rinnovato sussulto della coscienza personale (e collettiva).
Uno scatto verso la nostra interiorità! È impetuosa dentro di noi la ricerca di vita, ma nessuno ha la garanzia di trovarla; siamo polvere, la nostra grandiosità è pura paglia e al contempo portiamo nell’animo un desiderio insopprimibile di eternità. Un trasalimento... Dio!
L’orizzonte sconfinato che tutto abbraccia e il cielo azzurro sopra di noi, la profondità misteriosa degli esseri e la vita nascente nel grembo, l’umiltà negli occhi di chi è prostrato e la limpida passione di chi è innamorato... Dio! L’Altissimo e Onnipotente buon Signore, che in Gesù rivela il suo volto di misericordia, può essere mio compagno nel cammino e approdo della mia esistenza?
Un guizzo di vita... gli altri! Cosa posso attendermi dai fratelli? Chi ancora non è felice? Chi soffre che io non ne frema? Cosa posso fare di buono? In fin dei conti, noi vogliamo che tutti siano in salvo, nessuno escluso. La vera gioia si sperimenta solo quando tutti sono nella gioia. E la buona notizia che Francesco ci ripete è questa: con il vangelo nel cuore, negli occhi e nelle mani ciò è possibile! Ovviamente, ognuno sceglierà la propria via. Comunque, questa volta vige un imperativo: camminiamo verso un mo(n)do nuovo!
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