Pasqua, gioia della Resurrezione e San Francesco
La gioia del Risorto
“Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!»”. L’evangelista Giovanni racconta con queste parole la sorpresa della Resurrezione.
“Perché piangi?” è la domanda ricorrente. Non c’è più spazio alla tristezza, né alla malinconia. La gioia ha preso il posto dell’attesa perché Cristo è risorto dal sepolcro. Immagine efficace e sintetica per descrivere il Cristianesimo: il simbolo di morte della Croce è divenuto simbolo di gioia. Una gioia che Maria di Magdala non potrà contenere tanto che - sempre nel Vangelo di Giovanni - ci verrà detto: “Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto”.
San Francesco e la gioia: nella sua figura c’è una sorta di ossimoro che possiamo ben evidenziare. Santo così legato alla Croce, alla Passione: basterebbe pensare che nella sola Legenda Maior di San Bonaventura da Bagnoregio sono presenti più di venti richiami alle lacrime e una quarantina relativi al pianto e al piangere. Ma, San Francesco, al contempo è anche santo della gioia. Perché? Perché quest’ossimoro ci si potrebbe chiedere. Un cuore colmo di amore non può che trasmettere gioia, equazione matematica assai naturale.
È inclinazione dell’anima la gioia per frate Francesco. E non poteva essere altrimenti. San Francesco richiamava continuamente i suoi frati alla “gioia” e alla letizia. La presenza del Signore, infatti, impegnava i frati a ripudiare ogni tristezza e noia. È il Celano che ci offre la possibilità di comprendere questa continua esortazione alla gioia che il frate d’Assisi aveva nel cuore: “Si guardino i frati dal mostrarsi tristi di fuori e rannuvolati come gli ipocriti, ma si mostrino lieti nel Signore, ilari e convenientemente graziosi” (2 Cel 128).
“Lieti nel Signore, ilari e convenientemente graziosi”. Quando si è alla presenza della fonte d’amore - e l’amore non può che essere gioia, s’intende - è inevitabile che si è gioiosi. Ma di quale gioia, letizia parla San Francesco? Non è una gioia effimera, prima di tutto. Viene in mente il saggio (autobiografico) dello scrittore C.S. Lewis “Sorpreso dalla gioia”. In questo testo vi è una netta distinzione tra felicità e gioia. La gioia viene dal sé interiore di una persona e si connette con la fonte della vita dentro di te. La felicità, invece, è più un'emozione.
Un “qualcosa” vissuto in uno stato di benessere che viene donato dall’esterno della propria persona: “qualcosa” - dunque - che viene determinata, in una certa misura, dall’ “esterno”. Si è felici per un regalo, ad esempio. O, si è felici perché una determinata situazione in cui ci si trova, ci rende felici. Ma la gioia? No, questa è più duratura, più intima perché nessuno può donarla se non quell’essere a contatto profondamente con la fonte della vita che si trova dentro ognuno. E per San Francesco questa fonte non poteva che essere solo una: il Signore. Francesco, dunque, trovandosi sempre, in ogni momento, in ogni istante al cospetto di Dio (o meglio vivendolo internamente in maniera costante) sapeva bene cosa volesse dire “gioia”. È la gioia del Cristo Risorto.
Ma per Francesco è una gioia che non può rimanere custodita solo dentro di sé. Diviene anche lui Maria di Magdala. Quel suo “Ho visto il Signore”, annuncio chiave per tutta la vita di Francesco. Ha la necessità di testimoniare la Resurrezione di Cristo, ha necessità di far conoscere a tutti la gioia di Cristo che non è nel sepolcro, ma vivo. In mezzo a noi.
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