Quell'unica volta in cui Gesù viene chiamato per nome
Il Giubileo di alcuni frati della Basilica di san Francesco
In quest’ultima domenica dell’Anno liturgico, la Chiesa vuole invitarci a tenere fisso lo sguardo su Gesù, fine e ricapitolatore della storia, colui che dà senso e compimento alle nostre esistenze e aspirazioni di bene e di felicità. La Chiesa ha voluto esprimere tutto questo istituendo la festa di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo.
Si proclama Cristo re e dominatore della storia, signore dell’unico regno che resterà alla fine dei tempi.
NOI PASTORI CI PONIAMO UNA DOMANDA: per la gente, e per noi stessi, quale è la natura della regalità di Gesù?
Forse quando è stata istituita questa festa (1925) il sentire comune era sbilanciato su un versante umano, terreno, pensando alla regalità di Gesù più con le categorie storiche e politiche che non con quelle bibliche ed evangeliche.
Gesù afferma decisamente a Pilato: io sono re. Tutta la sua vita ha come scopo quello di annunciare il Regno di Dio, descriverlo con fatti e con parole, circondarlo di significati specifici e propri, narrarlo e dipingerlo a quadri successivi sempre più definiti e nitidi fino all’ultimo atto, narrato dal Vangelo odierno..
TUTTO HA INIZIO NEL DESERTO, quando Satana si presentò per tentare Gesù, che aveva digiunato per quaranta giorni. “Lo condusse in alto e gli disse: ti darò tutti i regni della terra se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me” (Lc4,7):
Satana propone a Gesù un modello di regno terreno, secondo le categorie umane del dominio, del controllo dei popoli, ma anche nell’assunzione delle logiche umane: attaccamento al denaro, potere senza limiti, soddisfacimento di ogni piacere.
E’ una tentazione vera per Gesù. E lui sceglie un’altra strada, quella di Dio e della sua volontà: è lui l’unico Signore da adorare e da seguire e che gli propone di salvare il mondo con il potere della croce, dell’umiltà, dell’amore .
L’evangelista Luca, conclude il brano delle tentazioni con la seguente espressione: “Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato”(Lc4,13) quando sarebbe tornato per tentarlo ancora sulla regalità.
ECCOCI AL TEMPO FISSATO, OPPORTUNO, QUELLO DELLA PASSIONE E DELLA CROCE. Satana torna prepotentemente a riproporgli in extremis il progetto di regno secondo le logiche umane e lo fa attraverso le persone che circondano Gesù. Il Maligno, con argomenti di apparente buon senso e d’altruismo, cerca di convincere Gesù offrendogli una opportunità per salvare gli altri e se stesso.
Ma Gesù in tutta la sua vita ha sempre opposto un rifiutato alle proposte di Satana, comunque camuffato.
Subito dopo l’annuncio della passione, Gesù lotta con Satana, che parla per bocca di Pietro, che vuole distoglierlo dal progetto “secondo Dio”
Al momento della crocifissione, il Maligno si presenta nelle persone che circondano Gesù, nell’ultimo tentativo di distoglierlo dal piano di Dio, e ancora lo tenta.
Il popolo, stava a vedere… in realtà insulta Gesù… non capisce, sghignazza, umiliandolo ulteriormente . Non capiscono la regalità di Gesù, prima osannato poi condannato.
I capi: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso” I capi sono i veri responsabili della morte di Gesù.
La loro è una provocazione senza convinzione e sempre nella logica umana. Ma la vittoria di Gesù si realizza nel servizio, nell’amore del Padre e degli uomini.
I soldati, lo deridono, gli porgono aceto e lo provocano sempre nella logica del potere umano.
Sono poveri uomini, che venivano dalla Siria, abituati ad angariare le persone con la prepotenza.…
Essi sono parte del regno di questo mondo, che si basa sulla forza, sulla violenza, sul potere del denaro. “Se sei il re dei giudei salva te stesso… conta sulla forza, pensa a te stesso…”. E’ sempre il maligno attraverso i soldati a tentare Gesù.
L’iscrizione: “Costui è il re dei giudei”, parodia della regalità di questo mondo. Si attendevano un re nello stile di Davide. Ma Gesù incarna la regalità proposta da Dio, risponde alla violenza e all’odio con l’amore.
Ecco il nostro re: lo sposo dell’umanità, il re della gloria, glorioso: qualunque cosa gli si farà risponderà con l’amore.
Sulla croce Dio ha detto tutto il suo amore per l’umanità, l’ultima parola, la parola definitiva che poteva pronunciare.
Ai lati della croce: due malfattori
Uno di essi si fa portavoce del Maligno, rinnovando la proposta: salva te stesso, pensa a te stesso e anche noi, aggregandoci al tuo regno mondano.
L’altro malfattore si pone dalla parte di Gesù , rimproverando il suo collega di non comprendere l’innocenza di Gesù e soprattutto il disegno di Dio sull’uomo.
E rivolge una stupenda preghiera a Gesù, lo chiama per nome, l’unica volta nei vangeli: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!”.
Rappresenta tutti noi, spesso ladroni che in qualche modo abbiamo tolto una parte di vita ai nostri fratelli.
Anche noi siamo chiamati a riconoscere e a dare l’adesione al Regno di Gesù, nella speranza di sentirci rivolgere la promessa consolante di Gesù: Oggi sarai con me in paradiso!
TUTTI NOI, FRATELLI, ABBIAMO DECISO DI SEGUIRE GESÙ, e siamo chiamati a far parte dei suoi discepoli, della sua corona, cittadini del suo regno. Mediatore è stato Francesco d’Assisi, araldo del gran Re.
Abbiamo messo in gioco la nostra vita per riprodurre il progetto di regalità e di regno annunciato e avviato da Gesù, nella nostra fraternità.
Francesco d’Assisi, interpretando il Vangelo di Gesù, ha proposto anche a noi la modalità per vivere nelle categorie del Regno di Gesù:
“Nello stesso tempo entrò nell’Ordine una nuova e ottima recluta, così il loro numero fu portato a otto. Allora il beato Francesco li radunò tutti insieme, e dopo aver parlato loro a lungo del Regno di Dio, del disprezzo del mondo, del rinnegamento della propria volontà, del dominio che si deve esercitare sul proprio corpo, li divise in quattro gruppi, di due ciascuno e disse loro: «Andate, carissimi, a due a due per le varie parti del mondo e annunciate agli uomini la pace e la penitenza in remissione dei peccati; e siate pazienti nelle persecuzioni, sicuri che il Signore adempirà il suo disegno e manterrà le sue promesse. Rispondete con umiltà a chi vi interroga, benedite chi vi perseguita, ringraziate chi vi ingiuria e vi calunnia, perché in cambio ci viene preparato il regno eterno». Vita prima n. 29, FF 366
In queste parole troviamo il nostro programma di vita fraterna e apostolica, col quale confrontare la fedeltà all’ideale nei 50 o 25 anni di consacrazione francescana al servizio del Regno di Dio: disprezzo del mondo, rinnegamento della propria volontà, dominio che si deve esercitare sul proprio corpo, missione a due a due per le varie parti del mondo ad annunciare agli uomini la pace e la penitenza in remissione dei peccati, con pazienza nelle persecuzioni.
In questa celebrazione giubilare è opportuno che vi chiediate: il vostro amore per Gesù Re conserva ancora il profumo e la freschezza della primavera del vostro innamoramento?
I giorni della vostra maturità trascorrono a contatto fisico col Serafico Padre e con i suoi compagni, nel S. Convento. Questo dovrebbe facilitarvi il confronto con l’ideale evangelico, che vi ha affascinati in giovinezza, e darvi nuovo slancio di fedeltà per la missione dei prossimi 25 anni.
MA OGGI È IL TEMPO DELLA LODE E DELLA GRATITUDINE: per i doni della vita, della vocazione francescana, della fraternità, della missione.
Grazie a voi per ciò che siete e per quello che donate.
Abbiate l’umiltà dei vostri limiti, ma anche la consapevolezza che non esiste il perfetto frate minore. E tuttavia ognuno con le proprie virtù e qualità contribuisce a mostrarne il volto di perfezione, come lo stesso padre Francesco ci ha insegnato..
Piuttosto che stendere un elenco di virtù, Francesco nello Specchio di perfezione (FF1782)
presenta degli uomini reali, i suoi primi compagni, sottolineando con gratitudine e stima, la virtù caratteristica di ciascuno. Il frate minore ideale dovrebbe essere la somma vivente di questi aspetti della medesima vocazione. Provo a delinearne i contorni con le virtù osservate in questi fratelli festeggiati:
- la semplicità e la mitezza di fra Mario Lionetti;
- Fra Ion e fra Silvestro, insieme a fra Ioan, triunvirato e avanguardia della rinata Provincia Rumena, e promotori della speranza dell’Ordine per la missione della Chiesa;
- la disponibilità e la presenza servizievole e premurosa verso i fratelli di fra Ion Ciuraru;
- la quotidiana preoccupazione perché nei frati cresca la promozione dell’ecumenismo e la causa del dialogo tra le religioni di fra Silvestro Bejan;
- l’intima passione per il Serafico Padre e il servizio quotidiano alla fraternità svolto con nordica precisione e tenacia di fra Theodor Jürgensen;
- l’estro geniale e pratico nella cura della casa e nel disbrigo di quotidiane incombenze a beneficio della fraternità di fra Mauro Silva;
- lo spirito indagatore delle divine verità e la traduzione poetica della bellezza di Dio per la goduria spirituale e la consolazione di discepoli e amici di fra Guglielmo Spirito;
- la tranquilla e umile premura della prima ora per la causa dell’Ordine e la missione della Chiesa nella patria liberata di fra Jhon Horvat;
- la tenacia nell’asserire e promuovere l’ identità dell’Ordine in terra sarda e l’entusiasmo per la missione della Milizia dell’Immacolata ai nostri giorni di un fratello e compagno nel servizio di ministro provinciale, di p. Alfio Pusceddu: 60 anni di professione.
Grazie fratelli per la vostra fedeltà alla comune vocazione. Vi auguriamo di sperimentare ogni giorno la gioia della familiarità di Gesù e la perseveranza nel servizio del Gran Re.
Maria Santissima, nostra madre e regina vi insegni a sperimentare le consolazioni degli amici e discepoli di Gesù.
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