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Sabato Santo, il silenzio buono della Pasqua

Gesù scende agli inferi, schiaccia la morte e libera l’uomo

I mass media hanno messo in risalto in questi giorni il deserto in moltissime strade, piazze, angoli vari d’Italia e del modo, solitamente invasi da un brulichio di persone. In questi tempi di pandemia, questo insolito “vuoto” anche di rumori esterni, segnato in molte città prevalentemente dal passaggio delle ambulanze e dei mezzi di soccorso, ci può introdurre al senso profondo del sabato santo, giorno in cui la Chiesa è in silenzio: è la Pasqua del silenzio.


Di norma il silenzio ci è insopportabile, ci fa paura, cerchiamo di evitarlo in tutti i modi... Tuttavia c’è un silenzio buono, che fa spazio all’ascolto ed abitato dalla speranza. Siamo chiamati a contemplare le estreme conseguenze della morte in Croce di Gesù, quella che nel simbolo degli apostoli è chiamata la discesa negli inferi: Gesù ha toccato le estreme conseguenze della morte, dove tutto sembra essere finito nel vuoto e nel nulla. Forese questa è pure l’esperienza di molte famiglie in questi giorni: non vi è solo la sofferenza per la morte di una persona cara, ma anche il dispiacere di non poterla salutare negli ultimi istanti, di non poterla accompagnare ad un funerale, al cimitero.

Questo passaggio è molto più doloroso. Tuttavia il Signore, comprende bene questa situazione, perché Gesù è morto quasi solo, lontano dai suoi cari, abbandonato quasi da tutti ed anche sepolto in fretta. La Chiesa quindi è in silenzio e non ha celebrazioni particolari se non quella della liturgia delle ore, nella quale si legge un’antica omelia del II secolo che inizia così: “Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi. Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte”.

Nel transetto sud della Basilica Inferiore di san Francesco, c’è un bellissimo affresco di Pietro Lorenzetti che descrive proprio questo: Gesù scende agli inferi, schiaccia la morte e libera l’uomo prigioniero di essa. È la logica del seme, che Gesù stesso racconta in una parabola: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto (Gv 12,24). Per poter germogliare, il chicco deve morire, deve riposare nel fondo della terra per poter portare frutto. E il sabato santo è il tempo del silenzio, del riposo del chicco nell’attesa di vedere il germoglio, la luce di una vita nuova che nasce, che ci aprirà alla speranza che non delude della Pasqua di Risurrezione.

Allora invece di scappare come al solito di fronte al silenzio, proviamo ad imparare a starci, ad abitarlo e forse pian piano riusciremo ad ascoltare il rumore del germoglio di vita nuova che sta nascendo proprio grazie alla morte in Croce di Gesù.

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