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San Francesco del Prato, rinascita di una chiesa

Lo scorso ottobre la chiesa è tornata ai fedeli

La chiesa di San Francesco del Prato ha una storia complessa e lunga. La presenza minoritica giunge a Parma probabilmente quando il Santo è ancora vivo. Già dai tempi di Fra Elia da Cortona, il Convento parmigiano si trova presso il grande “prato regio” o “di Sant’Ercolano”, esterno alle mura cittadine di epoca tardoantica.

La famosa Cronica di Fra Salimbene De Adam (1221-1288), racconta la stretta connessione tra la città e le prime generazioni francescane. Parma si dimostra molto sensibile alla novitas evangelica e sono tante le persone che scelgono la via della vocazione: tra gli altri, Fra Giovanni Buralli (1208-1289), sesto Ministro generale e poi Beato. D’altra parte la popolazione riceve molto. La fraternità e la predicazione delle origini incidono a livello religioso, culturale e sociale: per esempio la Magna Devocio dell’Alleluja, predicata da Fra Gherardo Boccabadati da Modena (1200 ca-1257), favorisce una pacificazione spirituale e politica.

Non si ha certezza della data di costruzione della chiesa, ma è certo che sia sorta grazie alla solida alleanza tra i frati e i cittadini. Con una lunghezza di settanta metri, l’edificio sfiora le dimensioni della vicina Cattedrale romanica. L’impianto basilicale, senza transetto, poggia solo su due file di quattro colonne. La sottigliezza delle pareti e l’ampiezza degli archi gotici mette in dialogo le tre navate con grande leggerezza.

Come tante chiese mendicanti, pensate e vissute soprattutto per la predicazione, è percepibile quasi come un’aula unica. L’essenzialità dei materiali di costruzione sottolinea la semplicità delle linee della struttura in laterizio, rivestita di intonaco bianco, sottolineato da ghiere rosso mattone. Capriate in rovere coprono le navate. Solo le tre absidi a est sono arricchite da volte a ombrello. Tutto fa pensare che la struttura primitiva seguisse alla lettera le indicazioni del Capitolo generale di Narbona del 1260 per la costruzione delle chiese francescane. Quello di Parma diventa un Convento di rilievo nell’Italia settentrionale: dal XV secolo è Studium Generale dell’Ordine. Rimane nell’alveo della tradizione conventuale anche dopo la divisione del 1517 e l’arrivo in città delle riforme di osservanti, scalzi e cappuccini. La struttura conventuale si amplia fino al sei-settecentesco.

Nel 1810 le leggi napoleoniche decretano la definitiva soppressione del convento, l’espulsione dei frati e l’incameramento dei loro beni. L’edificio viene trasformato in carcere, come accaduto a molti altri conventi e monasteri in Europa. Caso più unico che raro, qui con lavori imponenti anche la chiesa è coinvolta nella trasformazione ad uso penitenziario. Il “Carcere di San Francesco” costringe tra le sue mura centinaia di detenuti per quasi due secoli, tra le alterne vicende di Parma e d’Italia. Anche due figure di santità operano al suo interno: la Beata Anna Maria Adorni (1805-1893) e il Venerabile Fra Lino Maupas, OFM (1866-1924), si prodigano con grande amore a favore di poveri, carcerati e carcerate tra il XIX e il XX secolo.

I Frati Minori Conventuali, tornati a Parma nel 1970, lavorano come cappellani del carcere per quasi cinquant’anni e operano a lungo per recuperare la grande chiesa. Il trasferimento del carcere nella nuova sede fuori città nel 1992 apre nuove speranze, ma da avvio ad un periodo di difficoltà e traversie. Quello di ristrutturare San Francesco resta solo un sogno per lungo tempo. Finalmente l’accordo tra la proprietà – il Demanio dello Stato e i nuovi concessionari di varie porzioni del complesso di San Francesco – l’Università di Parma e la Diocesi di Parma – pone le basi per la riqualificazione di questo settore del centro cittadino. Grazie all’opera di un apposito comitato – con rappresentanti di istituzioni, mondo produttivo e cittadini – la Diocesi dà inizio al recupero architettonico e funzionale della grande chiesa nel settembre 2018.

Il cantiere dura 700 giorni e finalmente il 3 ottobre 2021 il Vescovo Enrico Solmi, attorniato da molti frati della Provincia Italiana di sant’Antonio di Padova (Italia Nord), tra cui Monsignor Agostino Gardin e il Ministro provinciale Fra Roberto Brandinelli, compie il rito di dedicazione in una celebrazione solenne, gioiosa e partecipatissima. San Francesco del Prato ritorna ad essere chiesa e viene affidata ai Frati Minori Conventuali, che da sei anni sono incaricati della pastorale universitaria in Diocesi.



All’indomani della consacrazione, il 4 ottobre, la chiesa ospita un singolare atto accademico: l’Università di Parma conferisce al Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, la Laurea magistrale honoris causa in Relazioni internazionali ed europee. Nel giorno del Patrono d’Italia, lo stesso Presidente indica la strada per sviluppare un diritto comune europeo in materia universitaria. Questo luogo torna a rimettere in dialogo vita spirituale, fraterna e accademica, analogamente a quanto avveniva con lo Studium teologico francescano dal XV secolo.

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