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SAN FRANCESCO DI SALES, PATRONO DEI GIORNALISTI: VITA, MISSIONE RELIGIOSA E COMUNICAZIONE

Papa Francesco per la 51ma. Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo

Credits Ansa

Nel suo messaggio per la 50ª giornata mondiale delle comunicazioni sociali, Papa  Francesco, scrisse così: « L'anno Santo della misericordia ci invita a riflettere sul rapporto tra la comunicazione e la misericordia. Ciò che diciamo e come lo diciamo, ogni parola e ogni gesto, dovrebbe poter esprimere la compassione, la tenerezza e il perdono di Dio per tutti. L'amore per sua natura è comunicazione, conduce ad aprirsi e a non isolarsi. Siamo chiamati a comunicare da figli di Dio con tutti, senza esclusione. La comunicazione ha il potere di creare ponti, di favorire l'incontro l'inclusione, arricchendo così la società. Com'è bello vedere persone impegnate a scegliere con cura parole e gesti per superare le incomprensioni guarire la memoria ferita e costruire pace e armonia. Le parole possono gettare ponti tra le persone, famiglie, gruppi sociali e popoli... Comunicare significa condividere, e la condivisione richiede l'ascolto e l'accoglienza. Ascoltare è molto più che udire. L'udire riguarda l'ambito dell'informazione; ascoltare invece rimanda quella della comunicazione e richiede la vicinanza. La comunicazioni, i suoi luoghi e i suoi strumenti hanno portato un ampliamento di orizzonti per tante persone. Questo è un dono di Dio e anche una grande responsabilità. Mi piace definire questo potere della comunicazione come prossimità. In un mondo diviso, frammentato, polarizzato, comunicare con misericordia significa contribuire alla buona, libera e solidale prossimità dei figli di Dio e fratelli in umanità».


LA VITA E LA VOCAZIONE

Queste parole di Francesco ben si conciliano con la scelta della Chiesa cattolica di nominare San Francesco di Sales patrono dei giornalisti. Francesco di Sales nacque il 21 agosto 1567 in Savoia. Il padre era un nobile e aveva grandi sogni per il figlio. Tuttavia il giovane Francesco fin da piccolo volle ricevere la tonsura come segno del suo desiderio di entrare nello stato clericale. Il padre invece aveva sempre sognato per lui l'avvocatura e per questo lo inviò a Parigi a completare la preparazione all'università. Era il 1582. Francesco si diede agli studi classici e filosofici, studiò molto sotto la spinta dei gesuiti e cercò di crearsi una solida formazione interiore. In quell'epoca, verso i suoi 19 anni, conobbe una penosa desolazione interiore: il pensiero di essere destinato alla dannazione eterna. Tale angoscioso problema, forse frutto delle discussioni dell'epoca, costrinse il giovane Francesco ad alcune settimane di penosa aridità e desolazione. Tale stato ebbe termine un giorno, quando, davanti all'immagine della Madonna della chiesa di Santo Stefano di Grès mentre recitava una preghiera alla Madre di Dio. Cominciò così una visione più ottimistica della vita. Il giovane Francesco continuò molto a studiare e per lui si prospettava una splendida carriera, come sognato anche dal padre. Tuttavia egli desiderava ancora accedere al sacerdozio. La reazione del padre fu violentemente negativa, ma pian piano accettò il desiderio del figlio, fino al giorno dell'ordinazione nel 1593. Nel 1602 venne consacrato vescovo. Nel 1622 seguì i Savoia presso la corte del re di Francia in Avignone, si trasferì poi a Lione dove fu colpito da una malattia che lo portò alla morte il 28 dicembre 1622. Fu beatificato nel 1661, canonizzato nel 1665 da Alessandro VII, proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Pio IX e dichiarato protettore della stampa e dei giornalisti nel 1923 da Pio XI. La sua festa è celebrata il 24 gennaio.


LA MISSIONE APOSTOLICA E STILE GIORNALISTICO

Cominciò fin da subito con grande zelo la sua missione apostolica visitando poveri e infermi, dedicando varie ore al ministero della confessione e soprattutto predicando. Nel 1594 su invito del suo vescovo iniziò nella regione di Chablais una difficile missione. La zona infatti era occupata dai protestanti calvinisti ed era stata sottratta al culto cattolico. Nella zona nessun prete cattolico era tollerato, ma Francesco si prodigò coraggiosamente al compito di ristabilire il culto cattolico. Per vari mesi un vero muro di ostilità si creò da parte calvinista; non mancarono minacce e attentati alla sua vita. Nello stesso tempo il padre lo scoraggiava e lo invitava a tornare a casa. Il giovane sacerdote con calma e serenità continuò il suo apostolato, anzi escogitò una forma nuova e ardita per incominciare il dialogo. Iniziò a scrivere piccoli foglietti, in stile quasi giornalistico, in cui esponeva con sobrietà la dottrina cattolica e confutava gli errori. Il tono era fermo ma conciliante senza ostilità o false polemiche. Era solito appendere i fogli sui muri della città o lasciarli sotto le porte delle case. Col tempo, nonostante le difficoltà e i primi insuccessi, gli ascoltatori cominciarono ad aumentare; nelle sue prediche Francesco amava conquistare non condannare. Il tema dei discorsi erano le verità di fede, ma esposte sempre con un tono pacato e sereno. Grazie a Francesco pian piano la zona venne riorganizzata e il cattolicesimo ricominciò ad essere pubblicamente celebrato. L'attenzione su questo giovane sacerdote cominciò a crescere tanto che la sua fama arrivò anche da Roma, tanto che nel 1602 venne consacrato vescovo.



LA PASTORALE

Francesco si stabilì ad Annecy poiché era impossibile dimorare nella sua sede di Ginevra che era una città completamente calvinista. Dedicò molta cura al clero del diocesano, non solo con i sinodi annuali ma anche con gli incontri personali, la preparazione culturale. Dettò per i suoi sacerdoti varie istruzioni sul modo di confessare e di predicare. Riformò vari ordini religiosi e svolse un'intensissima azione pastorale verso il popolo, in cui predicava, confessava, amministrava i sacramenti, ascoltava clero e fedeli per sanare situazioni e risolvere problemi. Dedico molto tempo all'insegnamento della dottrina cristiana ai fanciulli e suscitò molto entusiasmo perché la sua esposizione era semplice e chiara intessuta di esempi e parabole.


LA SPIRITUALITA'

Il fascino spirituale di questo santo non fu vivo soltanto tra suoi contemporanei ma continuò anche nei secoli successivi, ed è testimoniato dal fatto che molte congregazioni religiose maschili e femminili si sono ispirate alla spiritualità di Francesco per instaurare una vita religiosa e un metodo di apostolato: tra le più famose la congregazione dei salesiani di San Giovanni Bosco. Francesco di Sales fu un grande direttore di spirito, scrisse molte opere ascetiche e mistiche tra cui le più famose restano Filotea e Trattato dell'amore di Dio. È necessario leggere le sue opere per convincersi della ricchezza interiore di quest'anima e scoprire il segreto del fascino. È stato definito il santo della dolcezza, dell'amabilità e dell'ottimismo. Fu un uomo d'azione ma con un temperamento conciliante e accondiscendente,  pronto a cedere quando non erano in gioco i diritti di Dio. Preferiva scoprire i lati più buoni degli uomini, piuttosto che rimproverare solo le colpe, incitando alla pratica delle virtù. Non considerò i protestanti come nemici ma li considero fratelli: questo non fu un abile calcolo inteso far nascere simpatie ma il frutto del suo umanesimo e soprattutto della sua fede che vedeva in questi protestanti dei fratelli da salvare perché figli di Dio.

Qual'è dunque l'importanza di Francesco di Sales ?

Mentre il mondo in cui visse tendeva a secolarizzarsi e ad allontanarsi dalla Chiesa egli dimostrò come il Vangelo potesse incarnarsi concretamente adattandosi alle nuove situazioni e alle nuove mentalità. Fu, quello di Francesco, un messaggio di speranza, a un mondo che negli ultimi tempi aveva ascoltato tante parole di pessimismo. Non a caso la rinascita della Chiesa francese nel XVII secolo deve molto a questo santo. (fra Daniele Sciacca - Ofm Conv)

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