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San Francesco, visto dai bambini. La pace, l’amore per i poveri, il rapporto con Chiara.

il punto di vista dei bambini ci mostra il cammino

Credits Ansa

In occasione della Giornata internazionale contro l’uso dei bambini soldato, l’Unicef ricorda che in Sud Sudan sono oltre diciannovemila i minorenni utilizzati come bambini soldato. Lo scoppio della guerra civile, nel 2013, ha visto coinvolti migliaia di bambini. Da allora, l’Unicef in Sud Sudan ha supportato il rilascio di oltre 3.000 bambini da forze e gruppi armati.

Solo nel 2018, ne sono stati rilasciati 955, fra cui 265 ragazze. Si stima che da ottobre 2014 a giugno 2018, ben 2.894 incidenti verificati di sei tipi di gravi violazioni (uccisioni o mutilazioni; reclutamento da forze e gruppi armati; stupri o altre forme di violenza sessuale, rapimenti, attacchi su scuole e ospedali). Complessivamente 9.268 bambini non hanno potuto vivere la propria infanzia come sarebbe loro diritto.

Una situazione che per stime e per gravità, davvero preoccupa. Un mondo – lacerato da guerre e conflitti – che colpisce una infanzia violata, calpestata. Si sta adempiendo, Oggi, una vera e propria “strage degli innocenti” degna – purtroppo – del peggiore Erode. Un Erode, visibile e invisibile, dei nostri Tempi.

La pace, tanto sognata, oggi, come ieri. E quando si parla di questa, viene subito in mente lui, il Santo – per antonomasia – della Pace: San Francesco d’Assisi. “Fa di me uno strumento della tua pace”, è nella memoria di ognuno questo verso della preghiera semplice. Una pace che si chiede, proprio per quei bambini martoriati nelle guerre, che poi tanto lontane da noi non sono.

Poi ci sono altre guerre, quelle interne, invisibili, nascoste che si svolgono nelle mura domestiche senza ricorrere a guerre con “fuochi e lampi”, quelle in molte famiglie divise. E anche in questo caso purtroppo a pagarne le conseguenze sono sempre loro, i bambini. Questi, davvero, sono l’espressione della purezza, senza costruzione alcuna. E in quanto puri, esprimono nei loro gesti e nelle loro parole una verità così nuda e cruda che se da una parte ci fa sorridere, dall’altra ci fa riflettere. E molto.

Prendendo spunto da questa particolare giornata, che vede coinvolti due termini che negli ultimi anni, sembrano davvero aver perso importanza, pace e bambini, ci siamo chiesti: ma cosa pensano i bambini del 2019 di San Francesco?

Siamo andati a trovarli, in una parrocchia francescana, nell’ora di catechismo e abbiamo rivolto a loro qualche domanda.

Ecco che da dietro una porta, di legno, esce fuori Giulio, 9 anni. Vuole fare il calciatore. Vicino a lui, un saio francescano, Frate Simone, con barba segnante il volto di una maturità acquisita proprio nel suo cammino francescano. Poco prima aveva parlato di Francesco, della sua storia, del cavaliere elegante e bello che – incontrando poi il Cristo – diviene quel Poverello che è nell’immaginario collettivo.

I bambini non hanno “peli sulla lingua”e se alla domanda “Cosa ne pensi di questo San Francesco”, Giulio risponde con semplicità “figo!” (che vuol dire, bellissimo!) non ci scandalizziamo proprio. Anzi capiamo come un linguaggio semplice possa aiutare meglio i bambini ad avvicinarsi al santo di Assisi. La lezione di catechismo è varia, ha diversi capitoli che si districano nell’ora in cui tutti i bambini sono attenti alle parole di frate Simone.

Due temi, sembrano colpire di più l’uditorio: la pace e l’amore per il Creato. Sempre Giulio infatti, ci dice: “Eh non è facile non buttare a terra la carta sporca. Io sono un tipo veloce, vado sempre di fretta…e allora, molte volte, senza che me ne accorgo la butto la carta per terra…”. Certo, Giulio deve pensare a essere veloce in campo tra una porta e l’altra del calcetto, e così avviene nella vita. Farà proprio il calciatore, non c’è che dire.

E poi parliamo di San Francesco. La “vicenda” della “conversione” non è proprio chiara. Non è proprio facile. Il lasciare tutto per poi essere un “povero” a Giulio non “va proprio giù”. “Non lo capisco. Lui che aveva tutti quei soldi e poi…”. Figlio di un mondo globalizzato, non ha tutti i torti a non comprenderlo a pieno. Ma, alla fine, con saggezza di bambino ci lascia, dicendo: “Mah, forse aveva qualcosa in più dentro il cuore…”.

E poi, per “le pari opportunità”, diciamo così, abbiamo chiesto anche a Giulia di parlarci di San Francesco. Giulia ha nove anni, come Giulio. E alla domanda “Qual è l’episodio che più ti ha colpita nella vita di Francesco” non ci pensa un attimo e, sicura, risponde: “L’incontro tra Francesco e Chiara”. E da questa risposta si comprende che le “femminucce” di oggi, alla fine, son rimaste più che romantiche. Sorrido, e nel sorridere rifletto.

Poche parole per condensare tutta una vita fatta di enormi questioni che – ancora oggi – sono alla base di tanti studi, e – alla fine – ascoltando i bambini, tutto si trasforma in poche e semplici parole. Giulia continua: “Bellissimo. A me ha colpito tanto…tantissimo…tantissimissimo. Loro due, insieme, che aiutano i poveri, che portano da mangiare ai malati…sì, due belle e brave persone”.

Due belle e brave persone, ecco la Santità spiegata da una bambina di nove anni. In fondo, basterebbe forse quasi questo per incamminarsi nella strada della Santità. Semplice, no?

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