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Se il santo di Assisi incontrasse un musicista

Un ipotetico incontro tra san Francesco e un musicista dei giorni nostri. Come si sarebbe svolto?

Credits Ansa

Che frate Francesco amasse la musica risulta da pressoché tutti i testi bioagiografici, duecenteschi e trecenteschi, che lo riguardano. Fin da giovane gli piaceva cantare: e cantava con una voce che frate Tommaso da Celano definisce “robusta, dolce, chiara e sonora”.

Il suo era un canto di lode a Dio, creatore di tutte le cose. Il suo era un canto liturgico: durante la celebrazione del Natale a Greccio con “voce robusta, dolce, limpida e sonora canta il Vangelo”. Per altro, il suo Cantico di frate Sole è un canto di celebrazione della pacificazione cosmica coincidente con la lode de Signore: un canto di cui frate Francesco compone anche la musica, facendolo imparare a memoria ai suoi fratelli /frati, alcuni dei quali presto già lo cantano davanti al vescovo e al Podestà di Assisi.

Frate Francesco canta, i suoi fratelli/cantano. Qualcuno di loro, prima della conversione, era stato musicista di professione come frate/fratello Pacifico che nel secolo era assurto a grande fama con la qualifica di re dei versi, poiché era autore di canzoni mondane e il “principe” di quanti cantavano volgari frivolezze. Altri era stato suonatore di cetra, a cui frate Francesco chiede di suonargli “qualche verso onesto” per dare conforto a “frate corpo pieno di dolori”. Verso onesto? Sì, perché “la sensualità umana ha distorto l’uso degli strumenti musicali, un tempo riservati alle lodi divine, destinandoli alla voluttà delle orecchie”.

La passione musicale di frate Francesco era tanta da arrivare talvolta a costruirsi una rozza imitazione di una viella, raccogliendo da terra un pezzo di legno che poi teneva con il braccio sinistro e sfregava con un altro legnetto tenuto curvo da un filo a mo’ di archetto: “accompagnava” così il suo canto di lode a Dio, per cui usava la lingua “gallica” (romanza o galloromanza).

Da queste brevi note oggi, ammesso che sia lecita tale trasposizione temporale, possiamo supporre che frate Francesco potrebbe avere moltissimi interlocutori con cui entrare in dialogo: da Bob Dylan a Francesco de Gregori, da Georges Brassens a Fabrizio de André, da Leonard Cohen a Francesco Guccini, da Vladimir Vysotskjj a Víctor Jara. I nomi si potrebbero facilmente ancora moltiplicare. Ma è difficile immaginare quali parole si sarebbero scambiati o si scambierebbero. In un’altra dimensione con alcuni di loro, forse, esiste una significativa empatia e un’intensa comunicazione al di là dello spazio e del tempo, che a noi per ora non è dato conoscere.

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