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Tra arte e preghiera, le Clarisse Cappuccine nel monastero di Genova

Icone, ardesia, presepi: le religiose del monastero del SS. Sacramento e il loro artigianato

Dalle Icone all’ardesia, fino ai presepi di corteccia. Sono delle vere e proprie artiste le Clarisse Cappuccine del monastero di Genova. Hanno affinato le loro abilità nella realizzazioni di prodotti di artigianato unici nel loro genere, che si possono ammirare sin dall’ambone del tranquillo monastero dell’SS. Sacramento.

LA FUSIONE DEI MONASTERI
Le Clarisse Cappuccine sono presenti a Genova dal 1577. Il picco massimo si raggiunse nel 1943, quando le monache erano 31. Poi c’è stata la fusione con il monastero di Sanremo nel 1947, e le Clarisse della città in provincia di Imperia, si trasferirono a Genova. L’adorazione quotidiana di Gesù sacramentato, caratteristica del monastero sanremese, fu fatta propria di quello genovese dal 16 giugno 1950, giorno in cui il Monastero del capoluogo ligure fu denominato del “Ss Sacramento”.



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LA GIORNATA DELLE CLARISSE
La vita delle Clarisse prevede una giornata all’insegna della preghiera, che inizia alle 5:30 del mattino e termina alle 20 di sera. Nel mezzo le religiose svolgono attività di lavoro. Nel caso specifico, lavorano nei laboratori artistici.

IL LABORATORIO DELLE ICONE
«Abbiamo prodotto numerose icone - spiegano le cClarisse - per l’ambone della nostra chiesa monastica, affinché la liturgia eucaristica e i vari momento dell’anno liturgico avessero un immediato corrispettivo iconografico accessibile a tutti i partecipanti».

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DECOUPAGE SU ARDESIA
«Eseguiamo anche piccole immagini sacre in decoupage su lastre di ardesia - proseguono le religiose - pietra tipica della Liguria e di cui c’è abbondanza, che si presta a ottime realizzazioni».

PRESEPI
«In vista del Natale - concludono, infine, le Clarisse di Genova - prepariamo per i nostri benefattori e amici, piccoli presepi artigianali di corteccia nella versione più classica o con l’ambientazione realizzata con le conchiglie, per richiamare la regione in cui viviamo».



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