Tutti hanno cittadinanza nel cuore di un francescano
L'omelia di Fra Matteo Siro in occasione della Dedicazione della Basilica di San Francesco
Fratelli carissimi,
con la gioia di sentirci “a casa”, ci ritroviamo per celebrare la Dedicazione di questa basilica papale che, come ben sappiamo, fu consacrata da papa Innocenzo IV nel 1253, dopo aver solennemente accolto le spoglie mortali del poverello di Assisi che, da quel momento, sono qui custodite per la venerazione dei fedeli.
Guardando questo edificio, come ogni chiesa, ci ricordiamo innanzitutto di noi, della nostra particolare vocazione: in quanto battezzati, fratelli e sorelle carissimi, noi siamo il tempio di Dio, luogo in cui egli vuole risiedere, prendere posto, rimanere (direbbe GV). Guardando la bellezza di queste mura, riconosciamo umilmente una grande verità: il tempio più bello, siamo noi. Le pareti del cuore, a causa della fragilità umana, possono essere annerite, oscurate…i “locali” della nostra anima possono aver ceduto alla tentazione di essere diventati “addirittura un luogo inospitale per il Signore e l’ascolto della Sua parola”….il nostro limite produce questo. Ma ogni volta che entriamo in una chiesa, oggi in questa, ci dobbiamo sentire provocati da questo messaggio: io sono fatto per questo; la mia missione primordiale è questa: stare alla presenza di Dio, contenerla in qualche modo, e quindi portarla….come Maria, la ferens verbum.
Il nostro cuore è infatti il primo altare; la preghiera personale la porta verso il culto ecclesiale…vano sarebbe il nostro ritrovarci insieme se il nostro intimo non si scopre abitato ed infiammato dalla Sua presenza in un dialogo profondo….a monte, o nella regione profonda della stessa preghiera comunitaria deve esserci la preghiera nel segreto. Extra te est domus orationis humanae, intra te sit domus orationis tuae dice un antico testo latino (PL46, 1002).
Davvero questo luogo benedetto è percepito ed amato come un luogo ove si “sta alla presenza di Dio”, dove Gesù, vero tempio, cammina in mezzo al Suo popolo sotto i portici del nostro cuore, rispondendo alle nostre grida di incertezza, di sfiducia, di smarrimento; accogliendo la gioia e l’allegria per averlo incontrato. “Sei tu???...ci sei??”…quante volte lo abbiamo detto/chiesto al Signore! E Lui, sempre li a consolarci, e specialmente in questo luogo santo che contiene le spoglie mortali di chi ha capito in pienezza questo messaggio “Sono io….nessuno potrà strapparti dalla mia mano…ascolta la mia voce e seguimi”.
La particolare attitudine di Francesco e dei suoi primi compagni nel ricostruire, pulire e riparare gli edifici sacri (le fonti ce lo dicono spesso) sorgeva in lui da questo fatto: creare un luogo ove nella preghiera i fedeli potessero “ascoltare dal Signore” le parole che abbiamo sentito “Sono io…ascolta la mia voce, e seguimi”.
Se è vero che la chiesa tutta, corpo del Signore, è figurata nelle chiese-edificio di culto, credo che un parallelo si possa ben fare all’interno di questa celebrazione. Dentro questa unica chiesa-corpo del Signore noi ci troviamo; all’interno di questo corpo noi che riconosciamo in S. Francesco la nostra guida-modello, siamo una parte…un corpo nel corpo….non diviso per nessun motivo, ma parte viva dell’unico corpo che è la chiesa di Cristo.
Noi oggi, in questa chiesa-edificio, qui riuniti formiamo come un “corpo francescano”….e questa chiesa credo ben dica la vocazione particolare di noi che in Francesco troviamo il nostro modello:
- Il cielo: la nostra vocazione è dire la nostra “méta” indicandola con la vita ed anticipandola con la propria donazione incondizionata al Signore: la mia vita di francescano è colorata di cielo
- Scene bibliche e scene della vita di Francesco in maniera speculare: ecco il vangelo vissuto sine glossa: vivere il Santo Vangelo nella sua pienezza
- L’ampiezza: tutti hanno cittadinanza nel cuore di un francescano…tutti. L’ampiezza ci ricorda la capacità accogliente della chiesa che per vocazione testimonia la misericordia di Gesù, il Suo amore potente che solo è capace di operare anche le più grandi conversioni e slanci di carità.
Ringraziamo il Signore, carissimi, perché oltra in cielo, ha voluto prepararci un posto anche su questa terra; un luogo che ci indicasse la nostra mèta e vocazione di essere un popolo di Dio in cammino, un popolo capace per vocazione a rendere presente il Suo regno…al Signore piace “stare in mezzo a noi”…a noi sta il non renderlo distante dal Suo amato popolo tramite una vita non degna di Lui….., Anche questa chiesa ci ricorda questa sua perenne propensione verso di noi….chiediamo al Signore che chiunque ci incontri (noi che siamo tempio) possa dire: davvero Lui sta in mezzo a noi!
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“Custodisci le migliaia di persone qui radunate: i loro cuori avevano preparato un santuario, ancora prima che le nostre mani ne edificassero uno alla gloria del tuo nome. Il tempio interiore sia così bello come il tempio di pietre. Degnati di abitare nell’uno come nell’altro; i nostri cuori come queste pietre, sono segnate dal tuo Nome”. (preghiera di Balai il Siro)
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