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Un nuovo giornalismo etico alla Facoltà Teologica “Seraphicum”

Intervista al preside padre Raffaele Di Muro

La Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura - Seraphicum” ha presentato un nuovo corso di alta formazione in Giornalismo ed Etica. Un’iniziativa che mancava, nel panorama accademico delle pontificie università. Il preside della facoltà, padre Raffaele Di Muro (OFMConv), ha voluto rispondere - con questo nuovo corso - al richiamo che Papa Francesco ha voluto fare attraverso il suo Messaggio per la 55esima Giornata delle Comunicazioni Sociali che aveva il titolo “Vieni e vedi (Gv. 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono”.

L’obiettivo del corso è di offrire un’occasione di formazione per aspiranti giornalisti e comunicatori, giornalisti pubblicisti e professionisti e per quanti lavorano in istituzioni ecclesiastiche. Un corso che apre importanti strade all’approccio etico con la notizia. Un corso che prevede non solo lezioni teoriche, ma anche molteplici laboratori. La nuova proposta formativa del Seraphicum - di cui è responsabile don Alfonso D’Alessio, giornalista e docente della Facoltà - nasce da una sinergia con il Dicastero della Comunicazione Vaticana.

Infatti, vedrà nel corpo docenti anche Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, il segretario, Lucio Adrian Ruiz, il direttore editoriale Andrea Tornielli, il direttore de L’Osservatore Romano Andrea Monda e, ancora, Alessandro Gisotti, Sergio Centofanti, Massimiliano Menichetti, Fabio Colagrande (Vatican Media), il direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della Cei Vincenzo Corrado. Abbiamo intervistato padre Raffaele Di Muro per comprendere meglio questa nuova strada accademica che la Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura - Seraphicum” che prenderà il via dal prossimo 6 novembre al 28 maggio 2022: 120 ore di lezioni (tra lezioni frontali e/o online e laboratori di giornalismo), al termine delle quali sarà rilasciato il diploma di alta formazione in “Giornalismo ed etica”.

Il corso, inoltre, darà diritto al conseguimento di 15 crediti formativi universitari (Cfu/Etcs), oltre ad essere in fase di accreditamento presso l’Ordine dei giornalisti.

 

Padre Raffaele Di Muro, un’iniziativa - davvero - importante quella che si prospetta per il prossimo anno accademico. Come nasce questa idea? Cosa l’ha spinto a creare un corso così particolare, quanto mai necessario per il mondo del giornalismo d’oggi?

L’idea nasce da una lettura approfondita di alcuni editoriali del direttore dell’Osservatore Romano, Andrea Monda, sulla tematica della verità e del giornalismo. Interventi che mi hanno fatto riflettere su quanto sia importante - soprattutto nel mondo d’oggi - approfondire il tema dell’etica in rapporto al giornalismo. E’ necessario comunicare bene le notizie, per avere un rapporto chiaro, vero, con la realtà che ci circonda. Ho pensato che un’università di teologia non poteva che essere l’habitat naturale per preparare i giornalisti di domani.

E per la formazione del nuovo giornalismo di domani, inevitabile, il confronto con l’etica. Giusto? Certamente! Mi sono accorto che questo aspetto - l’etica - non era tanto ben evidente in altri corsi di giornalismo sul panorama accademico attuale. E così ho voluto progettare con l’università “San Bonaventura-Seraphicum” qualcosa che potesse rispondere a questa esigenza. Il coinvolgimento del Dicastero della Comunicazione della Santa Sede per noi, è importante: in fase di preparazione, abbiamo avuto modo di incontrarci con le principali personalità del mondo della comunicazione vaticana. Ci siamo confrontati, abbiamo dialogato su questi temi, e così nasce questo percorso affascinante che non vediamo l’ora di iniziare.

Dalle sue parole nasce inevitabilmente una riflessione su quanto sia importante a livello filosofico e teologico il tema della Verità. In fondo, uno degli obiettivi del corso è proprio quello di cercare di confrontare il giornalismo cattolico a questa fondamentale base che non è importante solo nel giornalismo, ma addirittura nella vita. Nel giornalismo, così come nella vita, verità e responsabilità vanno assieme. Per questo motivo abbiamo voluto chiamare docenti che sono addentro alla comunicazione. Abbiamo chiamato appunto docenti che ci possono aiutare ad avere una visione giornalistica più aderente alla visione etica.

In questa prospettiva saranno - allora - importanti i laboratori che avete pensato. Ci può dire qualcosa su questo? Sì, i laboratori saranno importanti per avere un contatto diretto con le realtà giornalistiche della comunicazione vaticana. Sono importanti perché riescono a fornire un contatto più approfondito sul come fare notizia. La teoria solamente, non basta. Mai come in un campo come quello del giornalismo.

Quanto è stata importante nella vita di San Francesco la comunicazione? San Francesco - nella sua semplicità - è stato un grande comunicatore. Ma il punto più importante - che è poi quello che cercheremo di trasmettere ai partecipanti del corso - di questa sua comunicazione è che il santo di Assisi era un tutt’uno con il suo messaggio. Oggi, molte volte, chi comunica scinde la sua personalità da ciò che dice. San Francesco ci insegna a mettere il proprio volto, la propria vita in ciò che si scrive. Bisognerebbe essere, oggi, un tutt’uno con la notizia. Il mondo contemporaneo della comunicazione attende proprio questo!

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