Papa Francesco, intervistato da Repubblica: non sono certo Francesco d'Assisi e non ho la sua forza e la sua santita'
Gesù, come Lei ha ricordato, ha detto: ama il tuo prossimo
come te stesso. Le pare che questo sia avvenuto?
«Purtroppo no. L’egoismo è aumentato e l’amore verso
gli altri diminuito».
Questo è dunque l’obiettivo che ci accomuna: almeno
parificare l’intensità di questi due tipi d’amore. La sua
Chiesa è pronta e attrezzata a svolgere questo compito?
«Lei cosa pensa?».
Penso che l’amore per il potere temporale sia ancora
molto forte tra le mura vaticane e nella struttura istituzionale
di tutta la Chiesa. Penso che l’Istituzione predomini
sulla Chiesa povera e missionaria che lei vorrebbe.
«Le cose stanno infatti così e in questa materia non si fanno
miracoli. Le ricordo che anche Francesco ai suoi tempi
dovette a lungo negoziare con la gerarchia romana e con il
Papa per far riconoscere le regole del suo Ordine. Alla fine
ottenne l’approvazione ma con profondi cambiamenti e
compromessi».
Lei dovrà seguire la stessa strada?
«Non sono certo Francesco d’Assisi e non ho la sua forza
e la sua santità. Ma sono il Vescovo di Roma e il Papa della
cattolicità. Ho deciso come prima cosa di nominare un
gruppo di otto cardinali che siano il mio consiglio. Non cortigiani
ma persone sagge e animate dai miei stessi sentimenti.
Questo è l’inizio di quella Chiesa con un’organizzazione
non soltanto verticistica ma anche orizzontale.
Quando il cardinal Martini ne parlava mettendo l’accento
sui Concili e sui Sinodi sapeva benissimo come fosse lunga
e difficile la strada da percorrere in quella direzione. Con
prudenza, ma fermezza e tenacia».
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