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Papa Francesco, nello Spirito di Assisi dare contributo alla pace

Messaggio del Santo Padre in occasione della XXVIII edizione dell’Incontro Internazionale Uomini e Religiosi promosso dalla Comunita' di Sant'Egidio

Credits Ansa

A S.E. Johan Jozef Bonny

Vescovo di Anversa

Le chiedo cortesemente di trasmettere i miei calorosi saluti e migliori auguri ai rappresentanti

delle Chiese Cristiane e delle Comunità ecclesiali e ai molti capi delle religioni mondiali riuniti

ad Antwerpen dal 7 al 9 settembre 2014 per l’Incontro Internazionale per la Pace. Ringrazio la

Diocesi di Anversa e la Comunità di Sant’Egidio per aver organizzato questo incontro in cui

uomini e donne di differenti tradizioni religiose sono convenuti insieme in un pellegrinaggio di

preghiera e di dialogo ispirati allo “spirito di Assisi”.


Il tema dell’Incontro di quest’anno – La Pace è il futuro – richiama il drammatico scoppio

della Prima Guerra Mondiale cento anni fa, ed evoca un futuro in cui il rispetto reciproco, il

dialogo e la cooperazione aiuteranno a bandire il sinistro fantasma del conflitto armato. In questi

giorni in cui non pochi popoli nel mondo hanno bisogno di essere aiutati a trovare la via della

pace, questo anniversario ci insegna che la guerra non è mai un mezzo soddisfacente a riparare

le ingiustizie e a raggiungere soluzioni bilanciate alle discordie politiche e sociali. In definitiva

ogni guerra, come affermò Papa Benedetto XV nel 1917, è una “inutile strage”. La guerra

trascina i popoli in una spirale di violenza che poi si dimostra difficile da controllare; demolisce

ciò che generazioni hanno lavorato per costruire e prepara la strada a ingiustizie e conflitti ancora

peggiori.

Se pensiamo agli innumerevoli conflitti e guerre, dichiarate e non dichiarate, che oggi

affliggono la famiglia umana e rovinano la vita ai più giovani e agli anziani, avvelenando

rapporti durevoli di convivenza tra gruppi etnici e religiosi diversi e costringendo famiglie e

intere comunità all’esilio, è evidente che, insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà,

non possiamo rimanere passivi di fronte a tanta sofferenza, a tante “inutili stragi”.

È in questo senso che le nostre varie tradizioni religiose possono, nello “spirito di Assisi”

dare un contributo alla pace. Lo possiamo fare con la forza della preghiera. Tutti noi ci siamo

resi conto che la preghiera e il dialogo sono profondamente correlati e si arricchiscono a vicenda.

Io spero che questi giorni di preghiera e di dialogo servano a ricordare che la ricerca della pace

e della comprensione attraverso la preghiera possono creare legami durevoli di unità e prevalere

sulle passioni di guerra. La guerra non è mai necessaria, né inevitabile. Si può sempre trovare

un’alternativa: è la via del dialogo, dell’incontro e della sincera ricerca della verità.

È giunto il tempo che i capi delle religioni cooperino con efficacia all’opera di guarire le

ferite, di risolvere i conflitti e di cercare la pace. La pace è il segno sicuro dell’impegno per la

causa di Dio. I capi delle religioni sono chiamati ad essere uomini e donne di pace. Sono in grado

di promuovere una cultura dell’incontro e della pace, quando altre opzioni falliscono o vacillano.

Dobbiamo essere costruttori di pace e le nostre comunità devono essere scuole di rispetto e di

dialogo con quelle di altri gruppi etnici o religiosi, luoghi in cui si impara a superare le tensioni,

a promuovere rapporti equi e pacifici tra i popoli e i gruppi sociali e a costruire un futuro

migliore per le generazioni a venire.

Con questi sentimenti, invoco su tutti coloro che prendono parte all’Incontro e su tutti coloro

che li sostengono con le loro preghiere, le copiose benedizioni del Dio della Pace (cfr. Rom

15,33). (Messaggio del Santo Padre in occasione della XXVIII edizione dell’Incontro Internazionale Uomini e Religiosi promosso dalla Comunità di Sant’Egidio)

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