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Quali sono gli interventi di Benedetto XVI su san Francesco?

Credits Ansa

L'udienza Generale del 03/03/2010: San Bonaventura figlio di San Francesco

Catechesi di Benedetto XVI del 10 febbraio 2010 su Sant'Antonio, dottore evangelico

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La Catechesi del Santo Padre del 27 Gennaio 2010: San Francesco

La Catechesi di Benedetto XVI 13 gennaio 2010: San Francesco e San Domenico


Papa Benedetto XVI nel suo pellegrinaggio in Terra Santa (8-15 maggio 2009) cita San Francesco nei sui discorsi.

Visita all'Aida Refugee Camp discorso del Santo Padre Benedetto XVI Betlemme 13 maggio

Visita all'antica Basilica del memoriale di Mosè discorso del Santo Padre Benedetto XVI
Sabato mattina 18 aprile 2009 Papa Benedetto XVI riceveva nel cortile interno del palazzo pontificio di Castel Gandolfo i duemila frati del Capitolo Internazionale delle Stuoie

Guarda il video - Benedetto XVI ai francescani: vivete il Vangelo

Il discorso del Santo Padre ai francescani


I Discorsi del Santo Padre in occasione della sua visita in Assisi

Incontro con la comunità delle Clarisse nella Basilica di Santa Chiara (17 giugno 2007)

Concelebrazione Eucaristica nella Piazza Inferiore della Basilica di San Francesco
(17 giugno 2007)


Recita dell'Angelus Domini (17 giugno 2007)

Incontro con le Suore Clarisse Cappuccine Tedesche nella Sala Capitolare del Sacro Convento (17 giugno 2007)

Messaggio ai partecipanti al Capitolo Generale dell'Ordine Francescano dei Frati Minori Conventuali e alla Comunità del Sacro Convento riuniti nella Basilica Superiore di San Francesco (17 giugno 2007)

Incontro con i Sacerdoti, i Diaconi, i Religiosi, le Religiose, i Superiori e gli Alunni nella Cattedrale di San Rufino (17 giugno 2007)

Incontro con i giovani nel piazzale antistante la Basilica di Santa Maria degli Angeli (17 giugno 2007)


Interventi di Benedetto XVI su san Francesco


Francesco e Chiara, modelli da imitare
Il 24 novembre 2007, parlando ai partecipanti alla XXI Conferenza internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute il Papa ricordava: “il bacio del lebbroso del giovane Francesco che ha trovato imitatori non solo in personaggi eroici come il beato Damiano de Veuster, morto nell'isola di Molokai mentre assisteva i lebbrosi, o come la beata Teresa di Calcutta, oppure le religiose italiane uccise qualche anno fa dal virus dell'ebola , ma pure in tanti promotori di iniziative a favore dei malati infetti, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo”. Oltre alla citazione contenuta nell'Enciclica Deus Caritas est, e nella Esortazione Apostolica post-sinodale Sacramentum Caritatis, il Papa ha riproposto il modello Francesco-Chiara ai giovani universitari di Roma presenti in San Pietro alcuni giorni prima di Natale. “Francesco e Chiara sono stati entrambi conquistati' dal mistero eucaristico. Nell'Eucaristia essi hanno sperimentato l'amore di Dio”.

Francesco e Chiara, vivere il Vangelo
Anche durante il recente viaggio in Brasile, 9- 14 maggio 2007, per ben due volte il Papa ricordava San Francesco visitando la «Fazenda da Esperana», un'opera sociale dedicata a «Nossa Senhora da Gloria» fondata da Frei Hans Stapel. “Desidero manifestare il mio apprezzamento per quest'Opera che ha come fondamento spirituale il carisma di San Francesco” - rilevava il Papa -. Ed ancora, rivolgendosi alle Clarisse, le salutava con il passo del Cantico delle Creature e commentava: “Lodato sii, mio Signore, per tutte le tue creature. Con questo saluto all'Onnipotente e Buon Signore il santo Poverello di Assisi riconosceva la bontà unica di Dio Creatore e la tenerezza, la forza e la bellezza che soavemente si espandono in tutte le creature, rendendole specchio dell'onnipotenza del Creatore ... Sì, qui scopriamo che la bellezza delle creatura e l'amore di Dio sono inseparabili. Francesco e Chiara di Assisi - continuava - scoprono anche questa segreto e propongono ai loro amati figli e figlie una sola cosa, e molto semplice: vivere il Vangelo. Queste e la loro norma di condotta e la loro regola di vita. Chiara lo espresse molto bene - rilevava ancora il Papa - quando disse alle sue consorelle: Abbiate tra di voi, figlie mie, lo stesso amore con il quale Cristo vi ha amato' .... Con la forza della preghiera silenziosa, con i digiuni e Ie penitenze, Ie figlie di santa Chiara vivono il comandamento dell'amore per Dio e per il prossimo, nel gesto supremo di amare fino all'estremo”.

Il sacrificio di San Francesco
Ai parroci e al Clero della Diocesi di Roma durante I'annuale incontro quaresimale svoltosi nella mattina di giovedì 22 febbraio 2007, nell' Aula della Benedizione, Papa Benedetto, rispondeva alla domanda di un presbitero romano: “... Mi sembra che abbiamo due regole fondamentali, delle quali Lei ha parlato. La prima regola ce I' ha data San Paolo nella Prima Lettera ai Tessalonicesi: non spegnere i carismi. Se il Signore ci da nuovi don i dobbiamo essere grati, anche se a volte sono scomodi. Ed e una bella cosa che, senza iniziativa della gerarchia, con una iniziativa dal basso, come si dice, ma con una iniziativa anche realmente dall' Alto, cioè come dono della Spirito Santo, nascono nuove forme di vita nella Chiesa, come del resto sono nate in tutti i secoli.
Inizialmente erano sempre scomode: anche San Francesco era molto scomodo e per il Papa era molto difficile dare, finalmente, una forma canonica ad una realtà che era molto più grande dei regolamenti giuridici. Per San Francesco era un grandissimo sacrificio lasciarsi incastrare in questa scheletro giuridico, ma alla fine e nata così una realtà che vive ancor oggi e che vivrà in futuro: essa da forza e nuovi elementi alla vita della Chiesa”.


Benedetto XVI: affascinato dalla figura di San Francesco
Nel tardo pomeriggio di sabato 17 febbraio 2007 Benedetto XVI compiva la visita alla Comunità del Pontificio Seminario Romano Maggiore, in occasione della Festa patronale della Madonna della Fiducia. Momento centrale della visita è stato l' incontro nella Cappella grande del Seminario. II Papa ha risposto alle domande rivoltegli da sei seminaristi, uno per ogni classe. Nel rispondere ai giovani seminaristi Papa Benedetto ricordava con queste parole Frate Francesco: “... Quanto alle mie preferenze, naturalmente seguivo con attenzione, in quanto potevo, le lezioni. Inizialmente, nei due primi anni la filosofia, mi ha affascinato, fin dall' inizio soprattutto la figura di Sant' Agostino e poi anche la corrente agostiniana nel Medioevo: San Bonaventura, i grandi francescani, la figura di San Francesco d 'Assisi”.

Amore e povertà vanno insieme
Il 4 gennaio 2007
nell'incontrare i poveri di Roma alla « Mensa caritas» di Colle Oppio, il Santo Padre, ricordava: “In questa Mensa, che in un certo modo potrebbe essere considerata il simbolo della Caritas di Roma, in questa locanda, come ha detto la vostra portavoce, e possibile toccare con mano la presenza di Cristo nel fratello che ha fame e in colui che gli offre da mangiare. Qui si può sperimentare che, quando amiamo il prossimo, conosciamo meglio Dio: nella grotta di Betlemme, infatti, Egli si e manifestato a noi nella povertà d' un neonato bisognoso di tutto. II messaggio del Natale è semplice:Dio è venuto tra noi perch ci ama e aspetta il nostro amore. Dio è amore: non un amore sentimentale, ma un amore che si è fatto dono totale sino al sacrificio della Croce, cominciando con la nascita nella grotta di Betlemme. Di questo amore, realistico e divino, ci parla il bel presepe che avete voluto allestire all' interno della vostra Mensa, e che poco fa ho potuto ammirare. Nella sua semplicità, il presepe ci dice che amore e povertà vanno insieme, come insegna anche un grande innamorato di Cristo, san Francesco d' Assisi. Nel Natale Dio si è fatto uomo, perch a Lui interessa l' uomo, ogni uomo.
E san Gregorio Nazianzeno ha detto che si è fatto uomo perch voleva sperimentare personalmente come è I 'essere uomo, come è realmente il vivere la povertà. Il grande Dio voleva fare esperienza personale della vita umana, di tutte le sofferenze e di tutti i bisogni umani. Appena nato, Gesù è stato deposto nella mangiatoia di Betlemme, parola che, come voi sapete, significa la Casa del pane. In realtà Gesù, "il pane disceso dal cielo", "il pane della vita" (cfr Gv 6, 32-51), si rende in qualche modo visibile ogni giorno in questa Mensa, dove non si vuole dare soltanto da mangiare - certamente mangiare è importante -, ma si vuole servire la persona, senza distinzione di razza, religione e cultura. "L' uomo che soffre ci appartiene", diceva il mio indimenticabile Predecessore, Giovanni Paolo II, al quale proprio oggi abbiamo intitolato la Mensa.
Dalla grotta di Betlemme, da ogni presepe si diffonde un annuncio che vale per tutti: Gesù ci ama e ci insegna ad amare, ci provoca ad amare. I responsabili, i volontari e tutti coloro che frequentano la Mensa possano sperimentare la bellezza di questo amore; possano sentire la profondità della gioia che da esso deriva, una gioia certamente diversa da quella illusoria reclamizzata dalla pubblicità”.


Và, e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina
All'Angelus della Giornata Missionaria mondiale il 22 ottobre 2006 il Papa presentava così il Santo della fratellanza universale: “La missione parte dal cuore: quando ci si ferma a pregare davanti al Crocifisso, con lo sguardo rivolto a quel costato trafitto, non si può sperimentare dentro di s la gioia di sapersi amati e il desiderio di amare e di farsi strumenti di misericordia e di riconciliazione. Così ricordava accadde, proprio 800 anni or sono , al giovane Francesco di Assisi: “Và, e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina ”.
“Quella casa' era prima di tutto la sua vita , da riparare' mediante una vera conversione; era la Chiesa, non quella fatta di mattoni, ma di persone vive, bisognosa sempre di purificazione; era anche l'umanità tutta, nella qual Dio ama abitare. La missione parte sempre da un cuore trasformato dall'amore”.

Il Poverello vi conduca a un amore sempre più generoso
Il giorno dopo la solennità del 5 ottobre 2006, all'udienza generale il Papa presentava ai giovani, ai malati e agli sposi novelli la figura di Santo Francesco: “Il suo esempio vi solleciti a progettare il futuro in piena fedeltà al Vangelo” auspicava - .E ai malati: “Il Santo di Assisi di aiuti ad affrontare la sofferenza con coraggio, trovando nel Crocifisso luce e conforto”. E agli sposi novelli: “Il Poverello vi conduca a un amore sempre più generoso”.

Beati gli operatori di pace
Messaggio storico quello reso noto in occasione del XX anniversario dell'Incontro interreligioso di preghiera per la pace il 4 settembre 2006, voluto da Giovanni Paolo II ad Assisi il 27 ottobre 1986. La comunità di Sant'Egidio ricordava l'evento sulla Piazza Inferiore di San Francesco. Nel messaggio il Papa diceva: “Senza cedimenti al relativismo e al sincretismo, lo spirito di Assisi'ci impegna a costruire la pace partendo dai cuori, luogo degli interventi di Dio. Il Poverello incarnò in modo esemplare la beatitudine proclamata da Gesù: beati gli operatori di pace' ”.
Lettera di Sua Santità Benedetto XVI a S.E. Mons. Domenico Sorrentino in occasione del XX anniversario dell'incontro interreligioso di preghiera per la pace

San Francesco, play boy convertito
Grande eco sulla stampa nazionale ed internazionale aveva il testo improvvisato da Papa Benedetto il 31 agosto 2006 quando a Castel Gandolfo riceveva in udienza il clero della diocesi di Albano . Il Papa parlava a braccio e di Francesco diceva: “Dobbiamo capire cosa vuol dire “conversione” collegandoci alla figura di San Francesco che abbandonando la vita di Play- Boy si è convertito a Gesù Cristo, dopo aver sentito la voce del Signore che gli diceva: “Ricostruisci la mia Casa”.
Parlando a braccio con i sacerdoti della Diocesi di Albano, il Santo Padre trattò di Francesco, prima della conversione, definendolo come una specie di play boy

Le orme del poverello
“Iddio vi renda testimoni e costruttori di pace seguendo le orme del poverello di Assisi” - augurava il Papa il 9 agosto 2006, ai partecipanti al Meeting internazionale promosso dai Frati Minori Conventuali proprio nella città Serafica di Assisi.

Spirito Creatore
Durante la veglia di Pentecoste parlando a mezzo milione di aderenti ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità incontrati in Piazza San Pietro nel tardo pomeriggio di sabato 3 giugno 2006 l'unico santo che il Papa citava era San Francesco d'Assisi che ha saputo accogliere il soffio dello Spirito nella sua vita: “Con il ridestarsi dello Spirito di Dio nei cuori degli uomini è tornato il fulgore dello Spirito Creatore anche sulla terra”.

La strada per la Croce
Al Colosseo, al termine della “Via Crucis” del 15 aprile 2006 richiamava san Francesco, come il “santo” che ha saputo trovare la strada della Croce per andare a Gesù.

Il presepe, il segreto vero del Natale
Sono molti gli interventi di Benedetto XVI su san Francesco. Partiamo dal mistero del Dio bambino, cuore della spiritualità francescana. Diceva il Papa all'Angelus dell'11 dicembre 2005: “San Francesco d'Assisi fu così preso dal mistero dell'Incarnazione che volle riproporlo a Greccio nel Presepe vivente, divenendo in tal modo iniziatore di una lunga tradizione popolare che ancor oggi conserva il suo valore per l'evangelizzazione. Il Presepe può infatti aiutarci a capire il segreto del vero Natale, perch parla dell'umiltà e della bontà misericordiosa di Cristo, il quale da ricco che era si è fatto povero per noi”.

Diffondere il Vangelo
Sull'esempio di San Francesco d'Assisi - augurava ai presenti del terz'ordine Francescano Secolare presenti all'udienza generale del 9 novembre 2005 - riuniti in Capitolo Generale - “rinnovate lo slancio apostolico nel diffondere dappertutto il Vangelo”.

Tutti abbiamo un'anima un po' francescana
“Pace e bene!”. Il 12 ottobre 2005 .E' stato l'auspicio di “benedizione sui fedeli che amano la città santa, sulla sua realtà fisica di mura e palazzi nei quali pulsa la vita di un popolo, su tutti i fratelli e gli amici. In tal modo Gerusalemme diventerà un focolare di armonia e di pace”, ha detto Benedetto nella catechesi, interrotto da un applauso alle parole “pace e bene”. Per questo ha commentato a braccio: “Tutti abbiamo un'anima un po' francescana”. Benedetto XVI ha ricordato che “città santa e compatta, simbolo di sicurezza e di stabilità. Gerusalemme è il cuore dell'unità delle dodici tribù d'Israele, che convergono verso di essa come centro della loro fede e del loro culto.
Là, infatti, esse ascendono “per lodare il nome del Signore” nel luogo che la “legge d'Israele ha stabilito quale unico santuario legittimo e perfetto”. “Il salmo- ha aggiunto- ha tracciato, cos, un ritratto ideale della città santa nella sua funzione religiosa e sociale, mostrando che la religione biblica non è astratta nei intimistica, ma è fermento di giustizia e di solidarietà. Alla comunione con Dio segue necessariamente quella dei fratelli tra loro”. Commentando l'invocazione finale il Papa ha detto che “essa è tutta ritmata sulla parola ebraica shalom, “pace”, tradizionalmente considerata alla base del nome stesso della città santa Jerushalajim, interpretata come città della “pace” come è noto, shalom allude alla pace messianica, che raccoglie in s gioia, prosperità, bene, abbondanza.
Anzi, nell'addio finale che il pellegrino rivolge al tempio, alla “casa del Signore nostro Dio”, si aggiunge alla pace il “bene”: “chiederò per te il bene”. Sì ha, così, in forma anticipata il saluto francescano: pace e bene!”
Nel suo commento a braccio il Papa ha posto l'attenzione sulle parole di San Gregorio Magno: “se io in fatti non mi sforzo di accettare voi così come siete, e voi non vi impegnate ad accettare me così come sono, non può sorgere l'edificio della carità tra noi, che pure siamo legati da amore reciproco e paziente”.

Testimonianza di amore e di pace
Ai pellegrini di Terni-Narni- Amelia, presenti all'udienza generale del 5 ottobre 2005 Papa Benedetto legava i due santi giganti della terra umbra e rilevava: “Voi provenite dalla terra di san Benedetto e di San Francesco: anch'essi fecero questo pellegrinaggio. E si può dire che dall'Umbria a Roma il loro esempio è giunto ovunque. Dopo molti secoli la loro testimonianza di amore e di pace è ancora attuale: l'Italia, L'Europa, il mondo ne hanno bisogno. Vi esorto ad ascoltare il Vangelo e a testimoniarlo nella vostra vita come hanno fatto questi due grandi Santi”.

Ci rivedremo ad Assisi
“ Ci rivedremo ad Assisi”. La promessa fatta al Padre Vincenzo Coli, Custode del Sacro Convento, pochi mesi dopo la sua elezione alla Cattedra di Pietro, il 15 giugno 2005. Papa Benedetto XVI è stato nella città di San Francesco domenica 17 giugno 2007 per consegnare al Santo primario patrono d'Italia le attese e le speranze del Paese.

Annuncio incontro interreligioso ad Assisi con i leader religiosi del Mondo
Cari fratelli e sorelle, nel Messaggio per l'odierna Giornata della Pace ho avuto modo di sottolineare come le grandi religioni possano costituire un importante fattore di unità e di pace per la famiglia umana, ed ho ricordato, a tale proposito, che in questo anno 2011 ricorrerà il 25 anniversario della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace che il Venerabile Giovanni Paolo II convocò ad Assisi nel 1986. Per questo, nel prossimo mese di ottobre, mi recherò pellegrino nella città di san Francesco, invitando ad unirsi a questo cammino i fratelli cristiani delle diverse confessioni, gli esponenti delle tradizioni religiose del mondo e, idealmente, tutti gli uomini di buona volontà, allo scopo di fare memoria di quel gesto storico voluto dal mio Predecessore e di rinnovare solennemente l'impegno dei credenti di ogni religione a vivere la propria fede religiosa come servizio per la causa della pace. Chi è in cammino verso Dio non può non trasmettere pace, chi costruisce pace non può non avvicinarsi a Dio. Vi invito ad accompagnare sin d'ora con la vostra preghiera questa iniziativa. In questo contesto desidero salutare e incoraggiare quanti, da ieri sera e durante la giornata di oggi, in tutta la Chiesa pregano per la pace e per la libertà religiosa.

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