TG1 DIALOGO PUNTATA 140 - La Cyberteologia: il cristianesimo al tempo della rete
La cyber teologia nasce da una riflessione che mi sono posto un po’ di tempo fa: se la Rete ha un impatto sul modo di pensare e la teologia è pensare la fede, quale impatto avrà la Rete sul pensare la fede? Cosa significa la ricerca di Dio ai tempi dei motori di ricerca? Cosa significa costruire una comunità di cristiani ai tempi delle community?
La vocazione della Chiesa è essere dove sono gli uomini. Il cardinale di Washington Wuerl diceva oggi molto bene: «è necessario che ci sia una presenza nel mondo fisico e virtuale e la Chiesa dovrà confrontarsi sempre di più». Ecco io sono molto d’accordo con questa affermazione.
Se una volta la comunicazione era la trasmissione di un messaggio oggi la comunicazione è condivisione. La Chiesa è presente sui social network per questo motivo. La Chiesa sente di comunicare agli uomini con gli stessi strumenti con cui gli uomini comunicano. Non è un adeguarsi. La Rete ha reagito anche quando l’account di Papa Emerito benedetto XVI è stato congelato in attesa del nuovo Papa. Ci sono reazioni di ogni tipo, è stata una scelta coraggiosa ma consideriamo allo stesso tempo che nel momento in cui il Papa ha rinunciato al Ministero petrino ha toccato 3 milioni di iscritti nel suo account. C’è un livello di partecipazione elevato.
Comprendere che la Rete sta incidendo in maniera profonda. E’ in atto un cambio antropologico. I vescovi italiani lo hanno definito: «il nuovo contesto esistenziale». Pensare la fede significa pensarla in questo nuovo contesto. La Rete non implica un cambio di identità, di valori o di significati che saranno sempre gli stessi. Questi valori vanno incarnati in contesti diversi come è sempre è stato nella storia.
Dato che la Rete è un contesto, la questione è come evangelizzare in questo contesto. La Rete è un ambiente di evangelizzazione dove il messaggio cristiano è chiamato ad essere condiviso. Diventa una sorta di tessuto connettivo delle esperienze cristiane.
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