Tg1 Dialogo puntata numero 95 - San Francesco e lo spirito di Assisi
L’America non ha mai avuto tanti poveri dal 1994 ed a pagare il prezzo dell’attuale fase di stagnazione economica sono soprattutto i bambini. I dati resi noti dall’Ufficio del Censo fotografano le conseguenze più estreme della crisi economica innescata dal crollo finanziario di due anni fa: gli americani che vivono sotto la soglia della povertà - stabilita ad un reddito procapite di 10830 dollari e di 22050 dollari per famiglia - sono 43,6 milioni rispetto ai 39,8 milioni del 2008. L’aumento in percentuale è dal 13,2 al 14,3 ovvero quattro milioni di anime portando ad una realtà nazionale nella quale un cittadino su sette non ha soldi a sufficienza per vivere degnamente.
Le statistiche documentano come si tratti dell’impatto del dilagare della disoccupazione, arrivata al 9,6 per cento: chi perde il lavoro viene travolto dalle difficoltà economiche e finisce per non aver soldi neanche per dar da mangiare alla famiglia. Sempre la carenza di occupazione è all’origine dell’aumento di coloro che non hanno una copertura sanitaria, visto che in America viene garantita dal datore di lavoro: si tratta di 50,7 milioni di cittadini ovvero il 16,7 per cento della popolazione rispetto ai 46 milioni (15,4 per cento) del 2008. Per trovare un numero di poveri altrettanto alto bisogna tornare indietro di 16 anni, la percentuale del 14,3 è infatti la peggiore dal 1994 quando alla Casa Bianca c’era Bill Clinton. L’aumento delle povertà è distribuito ugualmente in tutte le fasce di popolazione: fra gli ispanici è passata dal 23,2 al 25,3 per cento, fra gli afroamericani dal 24,7 al 25,8 e fra i bianchi dall’8,6 al 9,4. Fra i bambini l’aumento è dal 19 al 20,7 per cento - ovvero oltre 1 su 5 - mentre nella popolazione in età lavorativa - dai 18 ai 65 anni - si è passati dall’11,7 al 12,9 e qui si tratta del dato più alto dagli anni Sessanta, quando il governo lanciò la campagna contro la povertà creando i nuovi programmi previdenziali e sanitari pubblici.
Per Douglas Besharov, docente di studi governativi all’Università del Maryland, la situazione tende al peggioramento: «Se teniamo presenti i dati reali dell’occupazione, con un cittadino su 5 senza lavoro o sottopagato, i poveri sono destinati ad essere molti di più e sono solamente i fondi stanziati dal governo con lo stimolo fiscale che al momento consentono di arginare la situazione». A conferma di tale interpretazione c’è il fatto che 3 milioni di famiglie restano al di sopra della soglie di povertà solo grazie ai sussidi di disoccupazione che vengono pagati dal governo.
Un ulteriore indicatore dell’impoverimento nazionale è l’assenza di crescita annuale di reddito, tradizionale motore dell’economia americana. «La media delle entrate delle famiglie è rimasta la stessa fra il 2008 ed il 2009» spiega David Johnson, che ha guidato la ricerca in quanto titolare dell’Ufficio del Censo di Washington, avvalorando l’impressione che gli Stati Uniti si trovino in una fase di stagnazione nella quale la ricchezza resta stabile mentre la povertà è in aumento.
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