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TG1 DIALOGO: SAN FRANCESCO E I GIOVANI PER LA PACE

Sia reso onore agli studiosi raccolti attorno alla benemerita Società Internazionale di Studi Francescani che ha sede in Assisi e che si avvale dell’attività rigorosa, instancabile, appassionante degli studiosi guidati dal grande Grado Giovanni Merlo. Attraverso una rete fittissima di convegni e di pubblicazioni, sull’esempio e dietro l’impulso di Maestri indimenticabili quali Raoul Manselli, Stanislao da Campagnola e Claudio Leonardi, questa valorosa pattuglia di “francescanisti” (come ormai è uso chiamarli) lavora da anni alla ridefinizione continua del volto di frate Francesco e del movimento minoritico che da lui ebbe origine e che attraverso una secolare dinamica ne tramandò il messaggio modificandone al tempo stesso il profilo.

In particolare, la SISF (tale la sigla del sodalizio) si sta dando da anni al restauro dell’immenso e problematico corpus costituito dalle fonti francescani: gli scritti del Santo (molto più numerosi e significativi di quanto non si creda, a parte il sublime Cantico delle Creatureche tutti conoscono e che è uno die massimi capolavori della letteratura italiana e della poesia religiosa di tutti i tempi) e le cronache – minoritiche e no, coeve o quasi – che narrano la vita del Povero d’Assisi, dei suoi primi compagni e dei tempi d’avvio della fraternitas poi divenuta ordo.

D’altronde, va detto che lo studio storico-filologico di tale materia è divenuto anche estremamente arduo: e la difficoltà dell’accesso corretto a questi scritti, che nessuno studioso può né sottovalutare né banalizzare, potrebbe divenire materia d’insormontabile distanza tra il modello costituito da Francesco e la gente d’oggi, gli uomini e le donne di un mondo che ha fretta, che dispone obiettivamente di mezzi culturali grossolani e limitati, che avrebbe bisogno di capire ma non ne ha né il tempo né gli strumenti. Eppure, come si fa a restar estranei a un santo che il papa di oggi, che ha scelto di portarne il nome, non si stanca di additare come la chiave più adatta per comprendere e afferrare non il passato della Chiesa e dell’umanità, bensì il loro presente, il loro futuro?

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