L'appello. Ministro Costa, finalmente liberiamo la Terra dei fuochi
Alla notizia della sua riconferma a ministro dell’Ambiente, abbiamo gioito
di Maurizio Patricello
Un appello appassionato e diretto al titolare dell'Ambiente Abbiamo lavorato, negli anni passati, gomito a gomito. Lui come generale della Forestale prima e dei Carabinieri poi, noi come semplici volontari. Nessuno meglio di Sergio Costa conosce dal di dentro il dramma della 'terra dei fuochi'. Nessuno meglio di lui ha avuto a che fare con i comitati cittadini, i vescovi, i sacerdoti, i volontari di questo nostro territorio. Alla notizia della sua riconferma a ministro dell’Ambiente, abbiamo gioito. Il ministro sa bene quanta fiducia nutrono nel suo operato i 'dannati della terra dei fuochi'. Pur consapevoli del complesso – e a volte farraginoso – funzionamento della cosa pubblica, della divisione delle responsabilità tra potere nazionale, regionale, municipale, vogliamo fin da adesso ribadire a Sergio Costa le cose da lui viste, osservate, imparate da vicino, e da tanti di noi ripetutegli in privato nei mesi del suo precedente mandato. La 'terra dei fuochi' non ha mai smesso di bruciare.
Al contrario, in queste settimane, ha ripreso a pieno ritmo. I roghi non si contano. Le colonne di fumo nero si vedono da lontano. Basta andare sui social per imbattersi nei video di tanti bravi e onesti giornalisti, a cominciare dall’inviato di 'Avvenire' Pino Ciociola, da sempre accanto alla nostra gente; dei volontari, dei giovani sensibili al dramma della loro terra. Le manifestazioni di protesta non si fermano. Nei vari Comuni delle province di Napoli e Caserta si continuano a organizzare marce, incontri, catene umane per richiamare l’attenzione dell’Italia tutta su una vergogna che non può continuare a passare inosservata. Siamo campani, siamo italiani, siamo europei.
Siamo consapevoli dei nostri doveri, ma i diritti – quelli veri, sacrosanti, irrinunciabili – li chiediamo con fermezza, ne pretendiamo il rispetto. Continuare a tollerare una situazione ingiusta, tacendo o tirando i remi in barca, equivarrebbe a diventare complici dei delinquenti, dei camorristi, degli industriali disonesti, dei politici corrotti e collusi che guardano solo ai propri interessi. Costa lo sa bene. In 'terra dei fuochi' centinaia di migliaia di cittadini onesti sono tenuti in ostaggio. E questa cosa è intollerabile. A loro, lo Stato, nonostante tante promesse fatte da ministri, parlamentari, istituzioni varie, non ha mai realmente dato una mano per uscire da una situazione incresciosa e insostenibile. Siamo terribilmente preoccupati per i nostri concittadini, in particolare gli anziani, gli ammalati, i bambini.
Non siamo così ingenui da non sapere che all’origine del cancro ci sono diverse concause, ma tra queste certamente c’è lo scempio ambientale che avvelena le nostre terre. E non è certo un segreto il fatto che la sanità campana non riesca a curare come dovrebbe i nostri ammalati, costretti tante volte a emigrare verso Nord, per tentare di strappare alla vita ancora qualche anno. A questa gente già tanto provata e umiliata, è stato fatto l’ultimo 'regalo'. A causa della chiusura temporanea dell’inceneritore di Acerra, sul nostro territorio dovrebbero arrivare altre decine di tonnellate di rifiuti urbani. «Provvisoriamente», assicurano i diretti responsabili. Il fatto, però, è che dopo tante promesse non mantenute, la gente non crede più a nessuno.
Ministro Costa, quando nel mese di novembre dell’anno scorso, il precedente Governo mi invitò a partecipare a una sorta di Consiglio dei ministri in trasferta alla prefettura di Caserta, l’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, portò la 'sua' ricetta per la 'terra dei fuochi': cinque nuovi inceneritori per la Campania, uno per ogni provincia. Cademmo dalle nuvole. Invitato a parlare, ricordai al ministro che in Campania si producono 5.000 tonnellate di rifiuti urbani al giorno, contro le 6.000 tonnellate di rifiuti industriali prodotti in nero e che non potranno mai essere smaltite in nessun inceneritore ma, per forza, dovranno bruciare sui maledetti roghi tossici.
Lavoro in nero, evasione fiscale, povertà, operai fantasmi, inquinamento ambientale, malattie e morte. Ecco la catena malefica che bisogna spezzare a tutti i costi. Ecco la serpe velenosa cui bisogna schiacciare il capo. Non mi ero mai permesso, nel suo precedente incarico, signor ministro, caro Sergio Costa, di scriverle pubblicamente. Lo faccio adesso, a poche ore di distanza dall’avvio del suo secondo mandato. Chiedo al direttore di 'Avvenire', il giornale che tanto si è prodigato per mettere in risalto lo scempio della terra dei fuochi, di pubblicare questo mio appello, che le rivolgo a nome del nostro popolo. Un popolo che seppure stanco non vuole, non può perdere la speranza. Adesso o mai più. Prenda in mano la situazione. Metta in atto tutto il potere che l’Italia le concede per liberare il popolo della 'terra dei fuochi'. AVVENIRE
Maurizio Patricello
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