Madrid. Pace senza frontiere e migrazioni
di Mario Scelzo“Pace senza frontiere”, questo l’ambizioso titolo dell’annuale incontro di Preghiera interreligiosa per la Pace promosso dalla Comunità di Sant’Egidio che si sta svolgendo in questi giorni a Madrid. Le giornate spagnole sono anche un momento di intenso scambio culturale e di confronto tra leader religiosi, autorità civili e persone di buona volontà.
Vista la vastità dei temi trattati nei panel, ho scelto di concentrare la mia attenzione sul fenomeno della migrazione, strettamente connesso al tema della pace, riportando ai lettori di queste pagine l’esperienza sul campo di tre persone che…sanno bene di quello che parlano (troppo spesso un tema di tale complessità viene affrontato in maniera sciatta e confusa): Daniela Pompei della Comunità di Sant’Egidio, anima dei Corridoi Umanitari; Padre Alejandro Solalinde, prete cattolico messicano direttore di Hermanos en el Camino, ed infine Riccardo Gatti, capo missione della nave della Ong Open Arms.
“Senza una visione ancorata ai dati veri e non alle paure dei fenomeni migratori, l’Europa rischia di buttare in mare il proprio futuro”. In Italia l’invecchiamento demografico e il declino della natalità hanno raggiunto soglie preoccupanti. La penisola, inoltre, rischia di non essere più attrattiva. Sono 157mila, infatti, gli italiani che hanno lasciato il nostro paese, ma “circa 33mila, poco meno del 30%, è costituto da cittadini italiani di origine straniera che non sentono più l’Italia come il luogo del loro futuro”.
C’è una presenza giovane che “non può essere considerata solo un problema e sta producendo una trasformazione positiva”. “Paradossale è che il fenomeno epocale delle migrazioni si possa ancora affrontare con l’arma anacronistica, dimostratasi inefficace, dei muri”: erano 5 al termine della seconda guerra mondiale e ben 72 nel 2016.
E invece è “il momento opportuno per l’Europa di superare le paure, per modificare leggi e crearne di nuove: è quello che già è avvenuto in questi ultimi tre anni con l’apertura di Corridoi Umanitari da Italia, Francia, Belgio e Andorra. Sono già 2666 le persone giunte in condizioni di sicurezza, sottratte al traffico di esseri umani e a rischio della morte in mare. Non bisogna avere paura di accogliere e occorre investire sull’integrazione”, ha concluso Pompei.
Padre Alejandro Solalinde ha affermato che non dobbiamo osservare il fenomeno migratorio con le lenti del capitalismo liberale, ma che dobbiamo pensare alle migrazioni come un processo complesso e sistemico generato proprio da una crisi economica e morale del capitalismo stesso. La migrazione in qualche modo contrasta il capitalismo “statico” delle frontiere, le migrazioni generano un nuovo umanesimo della fede perché inquietano le nostre anime.
La migrazione è una nuova creazione della dignità della persona, proprio per questo Solalinde ha invitato a “trasgredire”, a non rispettare le leggi che generano scelte inumane (si pensi al muro che gli Stati Uniti vogliono costruire per sigillare il confine col Messico, realtà che Padre Alejandro ben conosce). Nessuno è illegale nel mondo, solo alcuni sono irregolari per le istituzioni, così ha affermato il prete messicano, il quale ha poi sottolineato come le migrazioni non seguano le logiche geografiche, provengono da ben 22 paesi gli ospiti di Hermanos en Camminos, alcuni arrivano perfino dall’Africa in Messico con la speranza di arrivare negli Stati Uniti.
Riccardo Gatti, capomissione e comandante di veliero delle navi della Ong spagnola Open Arms, ha raccontato l’esperienza della propria organizzazione, la quale fino ad oggi ha compiuto 65 missioni nel mar Mediterraneo, proteggendo le persone che attraversano le frontiere cercando un porto sicuro. “Ci siamo resi conto che esiste un vuoto di soccorso delle istituzioni europee, e soprattutto che in mare vengono negati i diritti di tanti. Il muro invisibile tra Grecia e Turchia crea insicurezze ed assenza di diritti. A lesbo come nel Mediterraneo operiamo al posto degli stati nazionali.”
Ha poi aggiunto che esisteva una “collaborazione informale coordinata con l'Italia che come sapete è stata distrutta prima da Minniti poi da Salvini. Il soccorso è un obbligo, non una scelta, le norme elementari di soccorso non vengono rispettate, le politiche di disprezzo hanno preso il sopravvento. Dove eravamo? Ogni volta che permettiamo che la pace non avanzi dobbiamo chiederci, cosa stiamo facendo? Esternalizzare la frontiera in Libia è un atto abusivo, la criminalizzazione delle ong ha creato un clima ostile ed un sistema di abusi istituzionalizzati”.
Lo stesso Gatti ha però affermato di aver colto “segnali positivi negli ultimi giorni da parte del governo italiano. Noi siamo parte lesa, se indagano su di noi scoprono le malefatte non nostre ma delle istituzioni. Non possiamo accettare la violenza delle frontiere, la morte non può essere un deterrente. Noi crediamo che questo momento passerà, ma dobbiamo promuovere momenti di dialogo per creare soluzioni strutturali al dramma delle migrazioni. Moria, Ventimiglia non sono realtà accettabili, noi in mare difendiamo i diritti umani e per questo chiediamo il sostegno della società civile. Non chiediamo null'altro se non il rispetto della legge”.
Il leader di Open Arms ha infine invitato i media ad affrontare il discorso migratorio con normalità e gioia, senza allarmismi. Dobbiamo imparare a stare bene insieme, l'Europa può essere un modello di umanità”.
Mario Scelzo
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