Sulle orme di San Francesco 800 anni dopo
UN SILENZIOSO pellegrinaggio nella natura, ripercorrendo il cammino di San Francesco. Sono passati 800 anni, infatti, da quando il santo di Assisi partì dal porto di Ancona diretto in Terra Santa. Era il lontano 1219 e ieri, oltre 60 persone, hanno voluto ripercorrere quei passi.
Il folto gruppo di sacerdoti, suore, giovani seminaristi e fedeli si è ritrovato ieri, alle 14.30, al parcheggio dello stadio del Conero, dove ad attenderli c’era un pullman che li ha portati a Valleremita di Fabriano. Zaino in spalla e tanto entusiasmo addosso, quei giovani col sorriso sulle labbra erano euforici di staccare la spina dalla frenetica quotidianità per ritrovare se stessi. L’età media dei partecipanti? Molto bassa. Si tratta, infatti, di giovani dai 14 ai 19 anni, anche se non mancava qualche ultra ventenne.
Sofia Manzotti, ad esempio, è una tra le più piccole. Ha solo 16 anni, ma ha già le idee chiare: «La fede? È il centro della mia vita. Ho deciso di partecipare – spiega – per riscoprire San Francesco e per mettermi alla prova. Ho saputo di questo evento grazie agli incontri di catechismo, che frequento presso la parrocchia di San Biagio di Osimo».
ANCHE per il seminarista Pietro Casi la fede è fondamentale, tanto da dedicarle la vita: «La religione fa parte della nostra vita. E soprattutto della mia. Quando ripercorrerò i passi di San Francesco – dice – proverò a seguire i suoi insegnamenti di umiltà e di semplicità. Penserò alla sua ingombrante figura storica e rifletterò. San Francesco è un santo controcorrente, perché ha seguito la strada del Signore senza lasciarsi influenzare dal mondo che lo circondava, riuscendo così a cambiare quel mondo che aveva attorno».
UN MODO, quello di partecipare al pellegrinaggio, per fare comunità, secondo Davide Carella, 20 anni compiuti oggi: «Nello zaino c’è il minimo indispensabile. Isolandomi, riesco a conoscere gente che, come me, nutre amore per la fede. Un diario e una penna non potevano mancare: scrivo per non dimenticare i bei momenti che, grazie al vescovo, vivremo insieme».
Nicolò Moricci, La Nazione
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