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Vescovo di Mazara scomunica Salvini: non può dirsi cristiano Vescovo Bruno Forte: così ferisce i credenti, non difende la Chiesa 

Il vescovo, monsignor Domenico Mogavero, accusa il ministro dell'Interno Matteo Salvini

"È ora di finirla. Non possiamo più stare zitti di fronte alle sparate di un sempre più arrogante ministro della Repubblica".

Le parole arrivano forti e chiare dal vescovo di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, monsignor Domenico Mogavero. Il prelato ha accusato il vicepremier di esibizionismo, dopo che il ministro dell'Interno Matteo Salvini aveva esibito, durante un comizio a Milano, il rosario. "Non possiamo più permettere che ci si appropri dei segni sacri della nostra fede per smerciare le proprie vedute disumane, antistoriche e diametralmente opposte al messaggio evangelico". Un'accusa forte che, secondo Mogavero, tocca anche i valori cristiani: Chi è con lui non può dirsi cristiano perché ha rinnegato il comandamento dell'amore" ha concluso Mogavero che da oggi partecipa all'Assemblea dei vescovi italiani a Roma. Un'accusa che arriva il giorno dopo le parole del segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin. "Credo che la politica partitica divida, Dio invece è di tutti. Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso".

Le parole arrivano forti e chiare dal vescovo di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, monsignor Domenico Mogavero. Il prelato ha accusato il vicepremier di esibizionismo, dopo che il ministro dell'Interno Matteo Salvini aveva esibito, durante un comizio a Milano, il rosario. "Non possiamo più permettere che ci si appropri dei segni sacri della nostra fede per smerciare le proprie vedute disumane, antistoriche e diametralmente opposte al messaggio evangelico". Un'accusa forte che, secondo Mogavero, tocca anche i valori cristiani: Chi è con lui non può dirsi cristiano perché ha rinnegato il comandamento dell'amore" ha concluso Mogavero che da oggi partecipa all'Assemblea dei vescovi italiani a Roma. Un'accusa che arriva il giorno dopo le parole del segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin. "Credo che la politica partitica divida, Dio invece è di tutti. Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso".

L'immagine del vicepremier con il rosario in mano ha fatto il giro del Paese e non sono mancate le accuse politiche. Il primo è stato l'ex premier Matteo Renzi che spiega la strategia di Salvini.

"Tutto è pianificato a tavolino prima e pompato con tanti soldi su Facebook e sui social: un giochino pericoloso e violento che fortunatamente dura poco e si sgonfia rapidamente - aggiunge Renzi -. Tutto è strategia dicevo: la strumentalizzazione del Rosario, il giuramento sul Vangelo, i pellegrinaggi da Padre Pio dopo un atroce crimine servono a trasformare un certo tipo di fede in fatto politico. Naturalmente i video di qualche anno fa (2014-2015) con Salvini che bestemmia furibondo scendendo dai palchi sono opportunamente nascosti: oggi serve un'altra immagine del Capitano, il Capitano religioso". Anche Saverio Romano, candidato di Forza Italia alle Europee collegio Isole, frena Salvini.

"L'uso del crocifisso e del rosario che Salvini fa non solo è irrispettoso nei confronti della fede e del sentimento religioso che appartiene alla sfera più intima di ognuno di noi, ma è anche di cattivo gusto e blasfemo, e la dice tutta sulla strumentalizzazione politica tipica dei populisti in vena di autoritarismo. La politica rispetti l'orientamento religioso di tutti, e lo dice un credente, che conosce il valore e il messaggio della dottrina sociale della Chiesa". Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia, ha criticato i fischi che hanno sottolineato in piazza Duomo l'evocazione da parte di Matteo Salvini

 "L'uso strumentale di simboli religiosi è pericoloso, ha ragione il cardinale Parolin: Dio è di tutti, molto pericoloso invocarlo per sé. Salvini lo sventola sempre da un palco a pochi giorni dalle elezioni, ma poi lo ha mai recitato un rosario? Sa almeno come si fa? Perché se è solo una piazzata priva di sostanza, sappia che i cattolici sono allergici a questi eccessi di marketing sfacciato. I fischi di piazza Duomo a Papa Francesco poi rimangono: sono gravi e gravemente irrispettosi".

IlGiornale.it


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