Bulgaria, Francesco: il mondo dei migranti è una croce dell’umanità
Francesco visita il campo profughi «Vrazhdebna»: «Tanta gente soffre», ma «c’è sempre una speranza»
In un paese che ha un muro-cancellata al confine con la Turchia, papa Francesco visita un campo profughi, modello di accoglienza e anche di integrazione. Il Pontefice apre il suo secondo e ultimo giorno di visita in Bulgaria sottolineando con i rifugiati del centro «Vrazhdebna» vicino a Sofia che «oggi il mondo dei migranti e dei rifugiati è una croce dell’umanità».
Questa mattina, 6 maggio 2019, lasciata la Nunziatura apostolica di Sofia, Bergoglio si trasferisce in auto nella periferia della capitale bulgara. Al suo arrivo il Papa è accolto dal direttore del Centro e dal direttore della Caritas all'ingresso principale della struttura, un ex edificio scolastico adibito a centro di accoglienza profughi. Quindi si sposta nel refettorio dove si trovano riunite circa 50 persone tra genitori e bambini. I bimbi presenti nel Centro provengono prevalentemente da Siria e Iraq.
Dopo il saluto di una volontaria, il canto eseguito dai bambini e il dono dei disegni dei piccoli al Papa, che li ringrazia uno a uno, il Pontefice saluta le famiglie accolte nel Centro e rivolge loro alcune parole.
Il Vescovo di Roma fa riferimento agli «orrori» nel «lasciare la propria patria e cercare di inserirsi in un'altra patria». Però «c'è sempre speranza», esclama nel suo intervento.
«Oggi il mondo dei migranti e dei rifugiati è un po' una croce dell'umanità, è una croce che tanta gente soffre», afferma il Papa, che apprezza «la vostra buona volontà - aggiunge - Vi auguro il meglio, a voi e ai vostri concittadini che avete lasciato nella vostra patria. Che Dio vi benedica».
Il Centro, rimasto temporaneamente chiuso per lavori di ristrutturazione, è stato riaperto due mesi fa. È animato da un progetto di Caritas Bulgaria per i bambini, dal titolo «Giochiamo e impariamo». Attualmente ospita una quarantina di bimbi. Anche tra gli operatori e volontari Caritas ci sono immigrati: il Papa, per esempio, ha conversato con una donna afghana che è in Bulgaria da cinque anni e la cui famiglia si trova negli Stati Uniti.
Presente all'incontro anche una donna irachena con sette figli e il marito ammalato. Varie le testimonianze lette in arabo. Alcuni rifugiati anche dal Pakistan.
Il Pontefice, molto applaudito al suo arrivo, ha salutato tutti i presenti, uno per uno. «Noi, volontari della Caritas, siamo molto lieti di accoglierLa qui in Sofia, tra coloro di cui abbiamo cura, a nome della Chiesa cattolica - dice Silsila Mahbub nella sua testimonianza -.
Seguendo i Suoi appelli di essere vicini ai più vulnerabili, diamo una mano alle persone che hanno scelto la nostra Bulgaria, per un soggiorno che potrebbe essere temporaneo o permanente, alla ricerca di una vita migliore».
Qui in Bulgaria, «abbiamo realizzato il programma Share the journey, promosso da Lei - prosegue - In questo centro di accoglienza, con l'aiuto dei colleghi dell'Agenzia statale per i Profughi, assieme a Catholic Relief Services e all'Unicef, abbiamo dato vita a delle iniziative e delle attività che vogliono essere di aiuto alle persone che desiderano integrarsi nella società Bulgara».
I volontari aiutano gli ospiti del Centro «a capire il nostro ambiente culturale, gli presentiamo i nostri valori, facciamo delle gite, organizziamo delle lezioni per apprendere il bulgaro e l'inglese. Anche lo sport e la danza trovano posto nel nostro programma. Organizziamo degli atelier art, a cui i migranti partecipano con piacere, specialmente le donne e i bambini».
La volontaria spiega anche che «durante la crisi migratoria del 2015 abbiamo dato anche un contributo finanziario. Questo è un Centro con accesso libero, perciò i migranti possono uscire in città. Essi hanno la possibilità di visitare il nostro centro di integrazione della Caritas, che si chiama “Sant’Anna". Lì, abbiamo le stesse attività per poter avere accesso ai servizi sanitari o sociali e per trovare un lavoro».
Aggiunge che «nei nostri incontri di volontari invitiamo a parteciparvi molte altre che hanno una grande voglia di diventare amici dei migranti. Santo Padre, per noi tutti gli uomini e le donne sono dei figli di Dio, indipendentemente dalla loro razza o confessione religiosa. Noi cattolici vogliamo fare loro sperimentare, in modo concreto, l'amore di Dio».
Tra i collaboratori «ci sono numerosi migranti di religione musulmana. Siamo persone di diverse confessioni e siamo orgogliosi di fare parte della grande famiglia della Caritas. Ci impegniamo a diffondere l'amore misericordioso di Dio ai fratelli».
Tutto l'incontro, durato poco meno di mezz'ora, si è svolto in un'atmosfera familiare e gioiosa, riferisce a Vatican News il direttore ad interim della Sala stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti. «Molto bella anche la consegna al Papa dei disegni, il modo più naturale per i bambini, e un dono che il Papa ha apprezzato molto - ha raccontato Gisotti - I disegni hanno un particolare significato di bellezza, di gioia: questo credo che avrà colpito sicuramente il Santo Padre, come anche noi».
Il Pontefice «ha lasciato un’icona della Madonna, questo a dire la fondamentale presenza di Maria, della maternità, in un luogo di così grande sofferenza, ma anche di speranza com’è questo centro di accoglienza per profughi».
Il Papa impartisce la sua benedizione e si congeda, trasferendosi in auto all'Aeroporto internazionale di Sofia per partire alla volta di Plovdiv, da dove poi raggiunge Rakovsky, «cuore» cattolico della Bulgaria, per la Messa con le prime comunioni a 242 bambini provenienti da tutto il Paese
Domenico Agasso JR - Vatican Insider
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