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Il santuario di Pompei

La storia del santuario della Madonna di Pompei nel giorno della sua festa

di Antonio Tarallo

Maggio è anche Pompei; maggio vuol dire anche ritornare nella memoria a un luogo che - nella devozione popolare mariana - rappresenta uno dei santuari più conosciuti, più frequentati dal popolo di Dio: il santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, fondato sul finire dell’Ottocento, accanto agli scavi archeologici dell’antica città romana, famosa per l’eruzione del Vesuvio. La sua storia è legata a quella dell’avvocato Bartolo Longo, divenuto Beato nel 1980 da Giovanni Paolo II. La sua costruzione ebbe inizio l’8 maggio 1876 con la posa della prima pietra, avvenuta grazie alle offerte spontanee dei fedeli provenienti da ogni parte del mondo. e Terminò con la consacrazione la sua consacrazione a santuario, il 7 maggio 1891. La conversione del cuore passa attraverso Maria che conosce, sempre, l’anima dei propri figli: comunicazione d’amore che coinvolge tutti; basterebbe pensare alle nostre madri che - anche a distanza di chilometri - riescono a percepire i nostri dubbi, le nostre riflessioni più nascoste, i nostri desideri più reconditi. Così è stato tra l’avvocato Bartolo Longo e la Vergine Maria.

Longo nasce a Latiano, in Puglia, il 10 febbraio del 1841. Una giovinezza trascorsa tra note di musica della Belle Époque, accompagnate dal sordo suono di un affondo di scherma, la pratica sportiva più in uso all’epoca. Dopo l’Unità d’Italia, nel 1863, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza a Napoli. Ed è in questa città che si avvicina agli ideali anticlericali, arrivando addirittura a essere affascinato dallo spiritismo, fino a diventarne un celebrante dei riti. Niente di più lontano da Maria, in sintesi. Ma in una sola notte tutto cambia: l’ “uomo vecchio” cede il passo all’ “uomo nuovo”; il passato di Bartolo Longo muore nelle tenebre di una notte per dare spazio a una nuova alba.

È il nuovo giorno con la luce di Maria. Il buio scompare e il futuro si illumina con i colori di un’immagine che ognuno di noi reca nella memoria dell’anima: l’icona della beata Vergine del santo Rosario di Pompei. La Regina Maria è in trono con in braccio Gesù bambino. Ai suoi piedi, san Domenico e santa Caterina da Siena. La Vergine reca nella mano sinistra la corona del Rosario e lo dona alla santa senese, mentre Gesù — posato sulla sua gamba destra — lo porge a san Domenico. Quest’icona fu data a Bartolo Longo da suor Maria Concetta De Litala, del convento del Rosariello situato a Porta Medina di Napoli. La religiosa l’aveva avuta in custodia da padre Alberto Radente, confessore dello stesso Longo. Per trasportarla a Pompei, il futuro beato l’affiderà al carrettiere Angelo Tortora che dopo averla avvolta in un lenzuolo la trasporterà nella città campana. Era il 13 novembre 1875. Ma, il quadro sarà esposto alla venerazione dei fedeli soltanto il 13 febbraio 1876. Nello stesso giorno, a Napoli, avvenne il primo miracolo per intercessione della Madonna di Pompei: la dodicenne Clorinda Lucarelli, giudicata inguaribile dal noto professore Antonio Cardarelli, guarì perfettamente da terribili convulsioni epilettiche. È questo l’inizio della devozione a quell’immagine miracolosa. Ma è la fede, non certo un’immagine, a compiere i miracoli.


Antonio Tarallo

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