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La strategia missionaria di San Kolbe in Giappone

di Raffaele Di Muro
Credit Foto - San Bonaventura Informa

La missione di san Massimiliano in Giappone è un vero e proprio prodigio di inculturazione. Nei sei anni di permanenza in quella terra (1930-1936), ha realizzato, unitamente ai suoi confratelli, le opere tipiche del suo apostolato (il Cavaliere dell’Immacolata, la Milizia dell’Immacolata e la Città dell’Immacolata), accogliendo in pieno le caratteristiche e le istanze della popolazione locale.

Visitando il “Giardino dell’Immacolata” (piccola Città dell’Immacolata giapponese, denominata dal santo “Mugenzai no Sono”), si ha la netta sensazione di trovarsi al cospetto delle medesime attività svolte in Polonia, ma con una organizzazione totalmente diversa. Infatti, Massimiliano comprende l’indole altamente contemplativa del popolo giapponese e concepisce “Mugenzai No Sono” come un luogo di preghiera e contemplazione per i frati, i militi e quanti desiderano fermarsi in quel sito. Detto impianto missionario è installato su una montagna (un ex cimitero), che rappresenta per i visitatori una grande via crucis con in cima la riproduzione della grotta di Lourdes, un itinerario spirituale da compiersi in processione. Ovviamente, nei pressi, non mancano macchine tipografiche ed uffici per l’attività redazionale.

“Mugenzai No Sono” si trova vicinissima alla ferrovia e ciò permette di smistare rapidamente le riviste in tutto il territorio giapponese. È il trionfo dell’inculturazione, realizzata in modo mirabile dal Kolbe, che offre a noi - oggi - una metodologia per compiere un percorso missionario sul suo esempio. Il segreto missionario del martire polacco risiede in un mix di fede, pianificazione e studio. Ai lettori del periodico Misje Katolickie scrive alcune interessanti espressioni (Nagasaki, 4 agosto 1931): «Innanzi tutto: donde è venuta l’idea [di fondare la missione giapponese]? Essa è parte integrante dell’ideale della Milizia dell’Immacolata (M.I. - Militia Immaculatae).

Lo scopo della M.I., infatti, è di lavorare per la conversione dei peccatori, ecc. e per la santificazione di tutti sotto la protezione e per l’intercessione dell’Immacolata. L’espressione “di tutti” indica tutte le nazioni, perciò anche il Giappone. L’attività della M.I. nei Paesi di missione ha preso l’avvio proprio in Giappone, perché questa nazione, forse più delle altre, è preparata ad accogliere la parola di Dio: essa possiede, infatti, un’unica lingua comune, contrariamente all’India e alla Cina, inoltre la lettura qui è molto diffusa. Infine, qui la necessità è maggiore, perché l’ambiente è generalmente considerato assai refrattario all’attività missionaria. In base a queste considerazioni, i nostri pensieri si rivolsero innanzi tutto a questa nazione, tenendo presenti anche l’India e la Cina; questa è la prima parte del programma di conquista dei popoli infedeli all’Immacolata. I progetti che si affollarono alla mente vennero presentati ai nostri superiori e approvati attraverso l’obbedienza religiosa; l’obbedienza, infatti, è la volontà di Dio, la volontà dell’Immacolata» (SK 357). Colpisce la fede di Massimiliano nel consegnare a Dio i progetti missionari, attraverso la mediazione dell’Immacolata e quella superiore.

Lo spirito di obbedienza e la fiducia del Santo sono davvero considerevoli, tuttavia egli insegna che, agli elementi soprannaturali dell’apostolato, va aggiunta una programmazione scientifica, basata sullo studio e l’approfondimento, che porti a risultati importanti. In questa prodigiosa e profetica preparazione della missione, va considerato il notevole impatto che i media determinano sulla gente. La stampa di riviste mariane rappresenta per Kolbe il mezzo più efficace per raggiungere la popolazione, in particolare quella non cattolica. Egli comprende che la pubblicazione di periodici suscita curiosità e fascino nella gente e decide di propinare questo mezzo per raggiungere i cuori e le coscienze, per suscitare interrogativi. Significative sono le seguenti espressioni di san Massimiliano, rivolte a p. Antonio Vivoda da Nagasaki (3 agosto 1931): «Abbiamo qui molte difficoltà, ma anche molte consolazioni, perché l’Immacolata, non ostante la nostra debolezza, stupidità e malvagità, anche fa vedere ciò che può fare coi strumenti così inetti. Poco tempo fa si è battezzato un giovane di nome Amaki, il quale da principio cominciò a visitarci e lavorare gratuitamente per l’Immacolata, poi abbiamo parlato del catechismo, ha imparato la dottrina e non ostante le difficoltà, abbastanza forti dal principio, si è finalmente battezzato. “Io leggo il Cavaliere dell’Immacolata - ha detto al principio - dunque voglio farmi cattolico”. Ogni tanto ci viene qualche lettera da qualche lettore col desiderio di farsi cattolico. L’Immacolata potentemente agisce» (SK 356). Emblematiche sono le parole che il Santo rivolge a p. Timoteo Baruchle da Nagasaki il 7 settembre 1931: «L’Immacolata ci aiuta fortemente e così non ostante le enormi difficoltà il numero dei lettori del Kishi (Il Cavaliere dell’Immacolata giapponese, n.d.a.) aumenta continuamente. Si noti che quasi tutti i nuovi lettori sono i pagani. Grazie all’Immacolata! Poco tempo fa abbiamo avuto un battesimo e fra poco ci sarà un altro. È questa una grazia, tanto più se si noti che in tutta Nagasaki ci era soltanto un battesimo di un pagano nell’anno scorso. E dalle altre parti ci vengono anche le notizie che i lettori giugno 2019 8 Fonte: SBi si vogliono convertire. In questi giorni è venuta anche una notizia che un pagano, lettore de Kishi, dal Kishi proprio è stato convertito. Grazie di tutto all’Immacolata» (SK 365).

Per Massimiliano il Giappone rappresenta l’avamposto per raggiungere con la stampa tutta l’Asia e la più grande fetta dell’umanità possibile. Comprende che la diffusione di giornali rappresenta il futuro dell’annuncio e dell’evangelizzazione e si spende con tutte le sue energie e con tutta la sua intelligenza nel favorire questo genere di comunicazione. San Massimiliano è uno studioso attento e profondo del metodo missionario. Tuttavia, sono in lui molto forti i temi soprannaturali della missione, che nasce da un cuore povero che impara ad affidarsi, ad abbandonarsi all’opera di Dio. Da buon francescano, afferma che l’insegnamento di san Francesco è davvero prezioso in tal senso. In una lettera, scritta a Nagasaki il 9 dicembre 1930 a p. Floriano Koziura, san Massimiliano così si esprime: «Il Padre s. Francesco è il modello del missionario; il suo esempio, la sua Regola sono altamente missionari e consentono il massimo slancio apostolico diretto alla salvezza e alla santificazione delle anime. La caratteristica fondamentale di tale Regola, la santa povertà, è il capitale che permette a noi di misurarci con le più grandi potenze finanziarie dei vari protestanti, settari, atei, ecc., e del loro capo, la massoneria, perché la santa povertà è la cassa senza fondo della Divina Provvidenza. Noi lo sperimentiamo vivamente qui in Giappone. Se dovessimo permetterci una comodità di qualsiasi genere, saremmo addirittura impediti nell’attività. E così chi può ci viene in aiuto, tanto che attualmente il nostro più valido traduttore è il prof. Yamaki, giapponese, un protestante metodista dalla nascita, anzi... uno che predica nella loro chiesa; tuttavia egli propende sempre più verso il cattolicesimo e il suo ideale è il Padre s. Francesco povero» (SK 299).


 Il successo della missione giapponese è, dunque, determinato dalla splendida sinergia tra fede e programmazione scientifica. Non è facile raggiungere una popolazione con una cultura e con usi molto diversi da quelli del mondo europeo. Il santo insegna che anche l’opera di evangelizzazione più estrema sgorga da una fiducia incrollabile in Dio e nella mediazione materna dell’Immacolata e da una pianificazione tecnica ineccepibile. Si tratta di un insegnamento missionario di altissimo profilo nell’era in cui papa Francesco invita la Chiesa a procedere “in uscita” verso le periferie del mondo. SAN BONAVENTURA INFORMA



Raffaele Di Muro

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