Né con rancore né con vendetta
Gentile Padre Enzo,
volevo parlarti di Francesco, un ragazzo che purtroppo sta vivendo una triste e pesante esperienza, Ora, cacciato di casa dalla madre e dai famigliari, vive presso una famiglia estranea. La comunicazione è interrotta ma lui è vicino a me come il migliore dei figli. Un ragazzo naturalmente inclinato a dio e alla vita. Perseguitato e odiato ma che non ricambia né con rancore, né con vendetta. Crede, crede nella bontà di Dio e nonostante tutto anche agli uomini.
Deve nascondere i suoi sentimenti, non parlare e non agire. Pena, altre rivalse. La competenza impostagli presso questa famiglia è il rapporto mascherato di un inesistente fidanzamento. Un giorno, quei due mattoncini lungo la via di San Francesco, racconteranno.
Galli Silvana
Carissima Silvana,
purtroppo non sono rari i casi dove i genitori si scagliano contro i figli e viceversa.
A volte per eredità, a volte per le scelte di vita, a volte per matrimoni e a volte per strade che i genitori non condividono. La realtà significativa della tua lettera è che Francesco risponde all' odio e alla vendetta con amore e bontà.
È la strada che lo farà crescere; è questa la strada che permette di costruire soprattutto la propria storia, i gesti della vita … e come annotavano gli antropologi: “noi siamo il frutto della nostra decisioni” … e sono esse che scrivono quello che siamo, quello che facciamo quello che vogliamo essere.
Auguro a te di essere come san Francesco strumento di pace : “dove c'è odio fa che io porti amore”
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