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Beato Michał Giedrojć. Becciu: “La grandezza di restare piccoli”

di Roberta Barbi
Credit Foto - Vatican News

Un fiore bellissimo della giovane Chiesa lituana, che è diventato seme prezioso per la terra di Polonia. Con queste parole il cardinale Angelo Becciu nella sua omelia presenta il Beato Michał Giedrojć, rampollo di una nobile famiglia lituana che si fece piccolo tra i piccoli “nascondendosi” in un monastero polacco. Carità, pace, speranza, amore al Crocifisso e alla Madonna: questi “i pilastri fondamentali della sua vita, che ha colpito e impressionato la gente, tanto che la sua fama di santità si è protratta nei secoli”, ha spiegato il porporato.

 “Non quanto, ma come si compie qualcosa”

Nato tra il 1420 e il 1425 in Lituania, da una nobile famiglia, fin da piccolo Michał mostra una profonda fede cristiana. Nonostante una disabilità alla gamba che lo affligge, infatti, costruisce una macchina per portare l’Eucaristia nelle case degli ammalati. Più tardi si trasferisce in Polonia dove consegue il baccalaureato in Teologia, ma nonostante le sue conoscenze e il suo rango, si fa frate agostiniano e sceglie di non prendere i voti per mantenere la condizione di sacrestano e continuare a svolgere i lavori più umili. “Il beato Michał ci esorta a iscriverci come fece lui tra i piccoli che hanno accolto e vissuto l’amore di Dio – aggiunge il card. Becciu – perché a Dio è piaciuto salvare gli uomini, partendo proprio dai più piccoli e dai più fragili”. All’interno della congregazione si dedica all’ascolto dell’altro, all’accoglienza di coloro che bussano alla porta, all’elemosina ai poveri e al conforto verso gli afflitti. “È da qui che Dio parte per salvare il mondo – afferma il Prefetto – Michał era un piccolo secondo lo spirito del Vangelo, cioè non cercava altro che Dio: a Lui tutto affidava e Lui ringraziava per tutto”.

Un ponte tra Lituania e Polonia

Di origini lituane, ma polacco, per così dire, d’adozione, è naturale che proprio questi due popoli siano quelli in cui la grande devozione verso Michał Giedrojć si è stabilita nei secoli, tanto da spingere Papa Francesco a dichiararlo Beato per culto ab immemorabili, cioè senza bisogno di processi e di miracoli accertati. Alla celebrazione di ringraziamento, infatti, sono presenti sia vescovi lituani che polacchi: “Mi piace sottolineare questo particolare legame di fede e reciproca collaborazione – prosegue il card. Becciu nell’omelia – la grandezza dei Santi sta anche nella loro capacità di superare gli stretti confini delle nazioni e diventare ‘tutto in tutti’, come diceva di se stesso San Paolo”. 

Il concetto di “equipollente” nella dottrina della Chiesa

L’approvazione da parte di Papa Francesco – il 7 novembre 2018 – del decreto sulle virtù eroiche del laico professo dell’Ordine di Sant’Agostino, Michał Giedrojć, ha consentito che questi possa essere venerato come Beato: il Santo Padre, cioè, ne ha riconosciuto il culto ab immemorabili. In casi come questi si dice che la Beatificazione o la Canonizzazione avvenuta è “equipollente”, decisa infallibilmente dal Papa senza bisogno di un processo canonico. Resta, però, la distinzione tra Beatificazione e Canonizzazione: la prima, di più recente acquisizione da parte della Chiesa, è una sorta di “concessione” del culto a livello locale; la seconda, invece, prevede l’inserimento di una nuova figura nel Canone degli imitabili, condiviso dalla Chiesa universale. La dottrina su questo tipo di cause si fonda sull’opera di Benedetto XIV De servorum Dei beatificatione et Beatorum Canonizatione e prevede la presenza di tre elementi: il possesso dell’antico culto, la costante e comune attestazione di storici degni di fede sulle virtù o sul martirio e l’ininterrotta fama di prodigi. “Mi pare che per questo Beato si riscontrino in pieno questi parametri – conclude il porporato – il popolo l’ha riconosciuto Beato e il Papa ha sancito questa realtà”. VATICAN NEWS



Roberta Barbi

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