Cei. Abusi su minori, i vescovi hanno l'obbligo morale di denunciare
Le nuove Linee guida per la tutela dei minori approvate dall'Assemblea generale dei vescovi
L'”obbligo morale” per i vescovi di denuncia alle autorità civili di abusi compiuti su minori. È questo “il vero passo avanti” delle Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, approvate ieri pomeriggio dai vescovi italiani riuniti in questi giorni in Vaticano per la loro Assemblea generale. Lo ha riferito l’arcivescovo di Ravenna-Cervia Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio nazionale della Cei per la tutela dei minori, nel corso della conferenza stampa a conclusione dei lavori che ha visto la partecipazione anche del cardinale presidente della Cei Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve.
“Nel momento in cui arriva una denuncia, benché l’autorità ecclesiastica non abbia l’obbligo giuridico di denunciare, noi abbiamo deciso di vincolarci a un obbligo morale – ha annunciato Ghizzoni – attraverso la preparazione di un esposto da trasmettere all’autorità competente. Nel caso in cui la persona che ha fatto la segnalazione non voglia fare la denuncia, ha proseguito l’arcivescovo di Ravenna, “chiediamo che l’opposizione alla denuncia sia scritta e debitamente documentata, oltre che ragionevolmente giustificata”.
“Abbiamo deciso di mettere le vittime al primo posto per tutelare l’interesse prioritario dei minori”, ha ribadito il presule a proposito dello “spirito” delle Linee guida, frutto di due anni e mezzo di lavoro e allo stato attuale sperimentali”, cioè suscettibili di modifiche dopo una verifica delle modalità di attuazione da parte delle diocesi. Sul territorio, intanto, sono stati già nominati i vescovi referenti regionali per la tutela dei minori, che hanno chiesto a loro volta alle rispettive diocesi di nominare il proprio, in modo da formare sul campo “équipe di esperti che si facciano carico della prevenzione, dell’informazione e della formazione di tutti i nostri operatori”, già nella fase dell’accoglienza delle segnalazioni e delle prime verifiche.
Nel suo intervento il cardinale Bassetti ha parlato delle prossime elezioni europee, dei ritardi nella ricostruzione post-terremoto, dell’idea di un Sinodo della Chiesa italiana e della questione della riduzione delle diocesi nella Penisola.
“Il presidente Conte ha dato la sua disponibilità a tenere un incontro in Cei con i vescovi delle zone terremotate, ben 26 in quattro regioni. Lo abbiamo apprezzato molto”, ha annunciato Bassetti, riferendo di aver “subito registrato l’interesse da parte del governo”.
“Poi il presidente Conte è stato chiamato dal Presidente della Repubblica”, ha reso noto Bassetti, “e l’incontro è stato rinviato a brevissimo termine, ma quanto prima, perché queste persone hanno bisogno di essere rassicurate”. “Dopo due anni e mezzo, molto poco è stato fatto”, è la denuncia del presidente delle Cei: “È vero che si sono succeduti governi, è stato nominato un commissario, poi un altro… Ma è giunta l’ora di porre l’aratro per la sofferenza della gente: hanno bisogno di un luogo di culto, per i loro bisogni religiosi, ma hanno ancora più bisogno di una propria casa e di un lavoro”.
“Sono stato molte volte nei luoghi del terremoto – ha concluso con amarezza il porporato – e recentemente ho visto le macerie, e mi ha fatto impressione vedere crescere il muschio sulle macerie antiche”.
Riguardo all’appuntamento elettorale di domenica il cardinale Bassetti è stato chiaro: “Noi non ci scontriamo con nessuno, tutti sono liberi di avere ideologie e visioni diverse, ma nessuno potrà mai impedirci di avere un’antropologia precisa da cui partire e su cui costruire anche la politica”.
Infatti “se non partiamo da una visione antropologica precisa, non si costruisce nulla”, e la“visione cristiana è il bene comune, la famiglia, il lavoro e tutti quei valori che attengono alla persona”. “Noi siamo per l’Europa”, ha aggiunto, “ma per un’Europa unita, non per gli interessi di qualcuno o dei gruppi. Un’Europa costruita su un’antropologia che viene con chiarezza dalla nostra visione cristiana”.
Incalzato, a margine della conferenza stampa, dalle domande dei giornalisti sul tema il presidente della Cei ha poi replicato: "Ho detto di non votare Salvini? Non è vero! Non è nel mio stile, nel mio temperamento, nel mio modo di pensare. Poi saranno i fatti che dimostrano come stanno realmente le cose.
Certamente io ho la mia visione della politica, basata sull'antropologia, il bene comune, la solidarietà e l'accoglienza. Ma non vado a interessarmi a quello che Salvini condivide o non condivide, su questo Libera Chiesa in Libero Stato, nel rispetto".
Il presidente della Cei inoltre ha spiegato che "non c'è nessuna contraddizione tra il discorso della sinodalità", che "è un cammino che richiede collegialità" e "un futuro e probabile Sinodo della Chiesa italiana". "Il Sinodo – ha precisato - potrebbe essere lo sbocco di un cammino che richiede però percorsi ancora lunghi".
Riguardo alla riduzione delle diocesi Bassetti ha rivelato infine che c’è un progetto approvato da Papa Francesco al riguardo. Ci saranno quindi accorpamenti. Ma non si tratta di un cammino facile: "Le difficoltà nella riduzione delle diocesi ci sono perché naturalmente nessuna diocesi vuole rinunciare alla figura del vescovo: perdendo il vescovo si ha l'impressione di un decadimento di tutto il tessuto sociale".
Ad esempio, ha sorriso, "quando andai via da Massa Marittima le logge massoniche furono le prime a ribellarsi, perché dissero 'Se va via il vescovo, la diocesi non conta niente...’".
Gianni Cardinale - Avvenire
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