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I nonni di Gesù, chi erano? La storia di Gioacchino e Anna

Anche Gesù ha avuto i suoi nonni, Gioacchino e Anna. Scopriamo chi erano tra arte e vangeli aprocrifi

di Antonio Tarallo

“Quanti nonni si prendono cura dei nipoti, trasmettendo con semplicità ai più piccoli l’esperienza della vita, i valori spirituali e culturali di una comunità e di un popolo”, così si esprimeva papa Francesco, all’Associazione nazionale lavoratori anziani nel contesto della Festa dei Nonni, nel 2016. Diverse volte, il pontefice, ha voluto rivolgere il suo affettuoso saluto, i ricordi personali (la trasmissione della Fede, grazie alla sua personale nonna) a questo enorme forziere di esperienze, di vita vissuta, di ricchezza spirituale: i nonni, appunto.

E anche Gesù, ha avuto i suoi nonni. Le figure di Gioacchino e Anna, genitori della Vergine Maria. Si prova un po’ di tenerezza – non lo nascondiamo – nel pensare a quest’uomo e a questa donna che hanno visto Maria, nella  fanciullezza, nell’età in cui “Tutto doveva ancora cominciare”, anche se già prestabilito.

Giotto, e la sua arte pittorica. Giotto, e il suo catechismo per immagini. Partiamo da lui, per descrivere la meravigliosa “vicenda” di Anna e Gioacchino. Cappella degli Scrovegni, a Padova. Gioiello dell’arte pittorica del 1300. “L'Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d'Oro”, mirabile affresco delle dimensioni di 200x185 cm, ultimo riquadro nel registro più alto della parete destra delle “Storie di Gioacchino e Anna”. Colori, luci, soggetti dipinti, tutto affascina l’occhio dello spettatore. Le figure sono di una tenerezza infinita, sembra quasi siano una sorta di iconografia “romantica” ante-litteram de “Il bacio” di Hayez. La scena mostra l'incontro tra i due coniugi, dopo la grazia di Dio di poter avere finalmente un figlio, o meglio una figlia, Maria. La scena si ricollega allo Pseudo Vangelo di Matteo, fonte di notizie – assieme a quello apocrifo di San Giacomo – su Gioacchino e Anna. E’ il loro incontro davanti alla Porta d'Oro o Porta Aurea di Gerusalemme, dopo che entrambi erano stati avvisati dai messaggeri divini. Da sinistra, giunge Gioacchino, seguito da un pastore. Da destra Anna, seguita da un gruppo di donne diversificate per classe sociale. I due consorti si trovano l'uno di fronte all'altro e, subito fuori dalla porta, su un ponticello, si scambiano un bacio, simbolo della procreazione (senza macchia) di Maria.

Gioacchino, pastore di Gerusalemme, anziano sacerdote, sposato con Anna, donna israelita della tribù di Giuda, figlia del sacerdote betlemita Mathan, con discendenza quindi dalla stirpe davidica. I due coniugi non hanno figli, e non sono – certo – più giovani. Tanti anni sono passati da quando si sono scambiati gli anelli nuziali. Eppure accade quell’impossibile non “impossibile a Dio”, per citare i Salmi. Un giorno, mentre Gioacchino è al lavoro nei campi, gli appare un angelo, per annunciargli la nascita di un figlio ed anche Anna ha la stessa visione. Chiamano la loro bambina Maria, che vuol dire “amata da Dio”.

Il protovangelo di San Giacomo, fonte di notizie di Gioacchino e Anna

Bisogna però precisare che di loro, non vi è alcuna traccia nei Vangeli canonici. Le “notizie” ci arrivano grazie al Protovangelo di S. Giacomo, vangelo apocrifo del II secolo. E, allora, andiamo a scovare cosa questo protovangelo ci informa sui “nonni di Gesù”, ci piace ricordarli così.

Il “Protovangelo di san Giacomo” narra che Gioacchino, sposo di Anna, era un uomo pio e molto ricco e abitava vicino Gerusalemme, nei pressi della fonte Piscina Probatica. Mentre stava portando le sue abbondanti offerte al Tempio, come faceva ogni anno, il gran sacerdote Ruben lo fermò dicendogli: “Tu non hai il diritto di farlo per primo, perché non hai generato prole”. Secondo la tradizione ebraica, la sterilità fra coniugi non poteva che essere interpretata come maledizione divina.

Eppure, Gioacchino, per l’amore che portava alla sua sposa, aveva deciso di non unirsi ad altra donna per avere un figlio. Si recò presso l’archivio delle Dodici Tribù d’Israele: Gioacchino voleva comprendere se l’interpretazione del sacerdote Ruben fosse o no, veritiera. Con profondo rammarico dovette riscontrare che tutti gli uomini pii ed osservanti avevano avuto figli. Non ebbe il coraggio di tornare a casa. Si ritirò in una sua terra di montagna e per quaranta giorni e quaranta notti supplicò l’aiuto di Dio fra lacrime, preghiere e digiuni. Anche Anna soffriva per questa sterilità e ora a tale sofferenza se ne aggiungeva un'altra: la sparizione del marito. Cominciò per Anna un lungo periodo di preghiera, fino a quando le apparve un angelo che le annunciò: “Anna, Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo”. Così avvenne e dopo alcuni mesi Anna partorì.

 

 

 

Al capitolo quinto, si legge: “Nel nono mese Anna partorì e domandò alla levatrice: "Che cosa ho partorito?". Questa rispose: "Una bambina". "In questo giorno", disse Anna, "è stata magnificata l'anima mia", e pose la bambina a giacere. Quando furono compiuti i giorni, Anna si purificò, diede poi il seno alla bambina, e le impose il nome Maria”

Il loro culto

Il culto dei santi genitori della Vergine Maria, in Occidente, risale al 900-1000 circa. Mentre, nell’Oriente cristiano, già nel VI secolo si avevano manifestazioni liturgiche che riguardavano “i nonni di Gesù”: specialmente in collegamento con le feste mariane, come quella Concezione e della Natività. Fu papa Gregorio XII ad unificare, nel 1584, la loro festa liturgica: si scelse la data del 26 luglio.

Qualche curiosità sul culto religioso di Anna

La madre della Vergine, è titolare di svariati patronati. Poiché portò nel Maria, speranza del mondo, il suo mantello è verde: per questo motivo, in Gran Bretagna, è invocata per la raccolta del fieno. Custodendo il tesoro prezioso di Maria nel suo grembo, come gioiello, è patrona degli orefici. Educatrice instancabile di Maria, anche nelle cosiddette “faccende domestiche”, è divenuta patrona dei fabbricanti di scope, dei tessitori, dei sarti, fabbricanti e commercianti di tele per la casa e biancheria. Ma, soprattutto, e sembra quasi scontato ricordarlo: è patrona delle madri di famiglia.



Antonio Tarallo

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