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San Francesco patrono degli ecologisti

L'ambiente spiegato attraverso le parole del Cantino delle Creature

Credits Ansa

“S. FRANCISCUS ASSISIENSIS CAELESTIS PATRONUS OECOLOGIAE CULTORUM ELIGITUR”. L’“oggetto” della lettera, scritto a grandi lettere, o meglio, “scritto a lettere cubitali”. Dice un po’ tutto, il titolo della Lettera apostolica “Inter Sanctos”, redatta da San Giovanni Paolo II, pubblicata il 29 novembre 1979. Parliamo di un documento, dunque, che l’anno prossimo compirà ben 40 anni. Un testo ufficiale della Santa Sede, che ha visto San Francesco protagonista, eleggendolo a “Patrono degli ecologisti”.



“Inter sanctos praeclarosque virus qui rerum naturam veluti mirificum donum a Deo humano generi datum coluerunt, Sanctus Franciscus Assisiensis merito recensetur. Namque universa Conditoris opera singulariter ille persensit ac, divino quodam spiritu inflatus, pulcherrimum illud cecinit «Creaturarum Canticum» per quas, fratrem solem potissimum ac sororem lunam caelique stellas, altissimo, omnipotenti bonoque”
. Questo l’incipit – in latino, come tutti i documenti ufficiali della Cattedra di Pietro – che mette in evidenza, e sottolinea – e in una certa maniera, addirittura  riassume – alcuni importanti aspetti/temi “ecologici” del Poverello di Assisi. Leggiamo, allora, l’inizio nella traduzione italiana, per soffermarci sul “perché” il pontefice Giovanni Paolo II “inter sanctos praeclarosque virus”, scelse Francesco.

Ecco il testo, in italiano: Tra i santi e gli uomini illustri che hanno celebrato la natura quale meraviglioso dono di Dio al genere umano è giustamente annoverato San Francesco di Assisi. Ebbe infatti un profondo apprezzamento per tutte le opere del Creatore, e, quasi mosso da ispirazione divina, compose il bellissimo “Cantico delle Creature”, attraverso le quali, specialmente frate sole, sorella luna e le stelle del cielo, all’altissimo, onnipotente e buon Signore attribuì la debita lode, gloria, onore e ogni benedizione”.

 



Risalta subito al lettore del documento citato, la volontà di Giovanni Paolo II di affermare la visione della Natura come “meraviglioso dono di Dio al genere umano”. Questo, in fondo, potremmo definire, uno dei punti fondamentali della missione “ecologica” di San Francesco d’Assisi: la consapevolezza del dono ricevuto, e la preoccupazione di salvaguardarlo, in quanto – appunto – espressione dell’Amore di Dio, verso gli Uomini. La bontà del Creatore, verso gli abitanti del Creato, che si sviluppa e trova manifestazione nella Bellezza della Natura, del Creato stesso. In fondo, proprio questo “contesto” (quello della cura della Natura) può ritrovarsi ogni “ecologista”, a prescindere da ogni fede religiosa. È di massima rilevanza questo dato, ponendo così San Francesco “comprensibile” non solo a chi crede in Dio, nella Chiesa, ma anche a chi è lontano dalla Fede.  

Il nostro Oggi, parla chiaro, purtroppo. E già in quel 1979 – l’anno di redazione della lettera –incominciava a presentarsi non poco la problematica “ecologista”: un pianeta in pericolo già allora, da essere preservato da mani violente, che spesso sono risultate e risultano essere proprio quelle dell’Uomo. E San Giovanni Paolo II, profeta del nostro secolo, stava già prevedendo proprio questo pericolo, e volle affidare alla protezione del Poverello di Assisi, tutti quegli “uomini di buona volontà”, perseveranti nella missione della preservazione dell’Ambiente.



È significativo, poi, che nel documento si faccia riferimento al poema – perché di quello si tratta un poema vero e proprio, e non bisogna trascurare tale definizione – del “Cantico delle creature”. “Cantico”, dunque, cantare. E sappiamo bene che nella spiritualità francescana il canto è segno di lode, diviene ringraziamento. San Giovanni Paolo II, poeta anche lui, conosceva tutto ciò più che bene. E, l’“Inter Sanctos”, esprime questa elezione “ecologica” del Santo, anche per questo suo “modo” poetico di guardare alla Natura, come dono di Dio. Ma non solo poesia, questo è importante precisarlo. Infatti, se prendiamo in mano il “Cantico”, possiamo notare come San Francesco, non solo poeticamente e religiosamente, “registri” le forze della Natura a cui ci troviamo di fronte, ma come queste – in una certa misura – vengano affrontate, quasi a “carattere scientifico”, diciamo così.

 

Nella lettera del pontefice, si fa riferimento solo ai primi versi del poema, quelli del “frate sole, sorella luna e le stelle del cielo”. Ma nella lettura completa, forse, riusciremmo a comprendere, ancor meglio, il perché solo Francesco potesse divenire il patrono degli ecologisti.


“Laudato si', mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento. /Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. / Laudato si', mi' Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte. / Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba”.




E l’Oggi? Di quale “matre terra” possiamo parlare? San Francesco, come si diceva prima, quasi in maniera scientifica, elenca questi importanti “elementi” della Natura. E a loro attribuisce – sempre –   il “potere” di donare “grazia”, o se vogliamo con parole più “laiche”, il potere di donare vita, nutrimento. In una sola parola, “benessere” all’essere umano. Confrontandoci con il Tempo presente, non possiamo non trovare che in Francesco, nella sua testimonianza di vita, e ancor maggiormente in questi versi che abbiamo voluto ricordare, un attento osservatore “post-litteram” di quelle che oggi chiamiamo “condizioni ambientali o climatiche del pianeta”, questo il termine caro agli ecologisti.  


E, purtroppo, il presente che stiamo vivendo, ci sta presentando, sempre più, una sorta di “sovvertimento” di quel naturale corso degli “elementi” a cui il Santo faceva riferimento nel “Cantico”. E, così, sarebbe bene chiederci, proprio oggi che San Francesco viene festeggiato quale patrono dell’ecologia: Quali sono i “fructi con coloriti flori et herba” che stiamo distruggendo?  E la “Sor’aqua” così “humile et pretiosa et casta” che stiamo inquinando?


Molti, conoscono le possibili risposte. Altrettanto molti, conoscono le possibili soluzioni al problema. Poco, si fa ancora per attuarle.


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