Parole di vita nuova, quando il carcere diviene luogo di riscatto
La cultura può fare miracoli? Forse. Il sapere è in grado di indicare la direzione che porta alla retta via?
di ORAZIO LA ROCCA
La cultura può fare miracoli? Forse. Il sapere è in grado di indicare la direzione che porta alla retta via? Può darsi. La conoscenza è un volano di trasformazione? A volte capita.
Interrogativi, quesiti, dubbi, certezze a cui nessuno è mai sfuggito nel corso della vita. Senza tuttavia riuscire a rispondere con parole in grado di sciogliere il minimo dubbio. Ma c'è un luogo dove, in modo del tutto particolare, simili domande possono trovare quasi immediate risposte, anche se possono apparire all'ascoltatore più distratto e lontano limitate e parziali. Questo luogo è il carcere, parola bruttissima che evoca strutture di espiazioni di ieri e di oggi, a volte senza speranze, ambiti dove chi sbaglia – specialmente nell'immaginario collettivo degli anni passati – è condannato a pagare il suo debito con la giustizia dentro quattro mura, trattato come un corpo estraneo dalla società cosiddetta civile. Eppure, questi posti di detenzione – che è certamente più corretto chiamare “Istituti” – possono diventare luoghi di riscatto, di cambiamento, di trasformazione personale per chi, per cause più disparate (uno sbaglio, un momento di debolezza, un periodo di crisi...), dopo un regolare processo vi è costretto a trascorrere periodi più o meno lunghi.
Una prova in tal senso la può fornire questo libro, intitolato non a caso “Parole di vita nuova”, dedicato ai lavori intellettuali (tesi di laurea, poesie, racconti, disegni) di 14 detenuti, in prevalenza in regime di 41 bis per reati di mafia, camorra o ‘ndrangheta. Lo ha pubblicato la casa editrice Marcianum Press del gruppo Edizioni Studium fondata il 19 giugno 1927 dal giovanissimo monsignore Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, nella sua veste di Assistente Ecclesiastico della Fuci (Federazione universitaria cattolici italiani), con lo scopo di offrire ai giovani laureati la possibilità di pubblicare tesi, scritti, ricerche, elaborati. Una iniziativa editoriale lungimirante destinata – su precisa e profetica volontà del futuro pontefice – a dare vita e sostanza ai lavori intellettuali partoriti dalle menti (ma anche dal lavoro, dal sacrificio e dalla voglia di riscatto) di generazioni di giovani universitari, neolaureati, professionisti in procinto di compiere il grande passo nella società, ma privi di adeguate risorse. Una casa editrice dalle radici saldamente ancorate nella parte più viva e feconda della cultura cattolica, che a 92 anni dalla nascita continua ancora a guardare al mondo dei giovani universitari e della cultura in genere, allargandosi anche ad altre realtà intellettuali, senza badare ad etichette, bandiere, appartenenze politiche o correnti culturali di moda.
“Parole di vita nuova” è frutto di queste radici montiniane, alle quali idealmente, con forza e passione, sono stati “ancorati” 14 autori molto particolari, essendo persone ospitate “forzatamente” in altrettanti Istituti di pena distribuiti in varie carceri italiane. Uomini come tanti, italiani e stranieri, che hanno avuto l'intelligenza di trasformare il loro periodo detentivo in momenti di evoluzione e di crescita – e soprattutto di cambiamento – attraverso la cultura e lo studio, conseguendo titoli accademici, riconoscimenti, attestati, ma rivelando – soprattutto a loro stessi – sorprendenti capacità intellettuali, narrative, poetiche e artistiche. Un bagaglio intellettuale portato alla luce grazie soprattutto alla loro costanza, unitamente all'aiuto e alla sensibilità dei direttori responsabili dei vari Istituti dove risiedono e a quanti li hanno affiancati nei loro studi (docenti, volontari, assistenti sociali...), attraverso i quali hanno realizzato i 14 elaborati che hanno partecipato al premio nazionale “Sulle ali della libertà” indetto dall'associazione “L'Isola Solidale”, sulla base di una intuizione del giornalista Gianluca Scarnicci, direttore di “Comunicatio”, agenzia di informazione religiosa e del mondo del volontariato.
Dei 13 partecipanti all'edizione 2019 (il quattordicesimo è il vincitore della prima edizione del 2018), uno solo ha vinto, Francesco Argentieri, con la tesi di laurea in Sociologia “La sfera pubblica: il carcere come progetto sociale”. Gli altri 12 lavori tutti secondi a pari merito, anche se parlare di classifica in questo caso è riduttivo, perché tutti idealmente hanno vinto e a tutti loro va il nostro riconoscimento, come attesta la Medaglia con cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto insignire il premio, insieme ai riconoscimenti istituzionali dei ministeri della Giustizia, della Sanità, dell'Istruzione, di Roma Capitale, del Vicariato e di altri enti.
Il libro presenta anche in sintesi la tesi di laurea in Sociologia “Rieducazione, formazione e reinserimento sociale dei detenuti” di Alessandro Limaccio, il primo detenuto ad essere stato premiato da “L'Isola Solidale” nel 2018, da cui poi ha preso forma e vita l'idea di istituire la rassegna “Sulle ali della libertà” facendone un appuntamento annuale aperto a tutti i reclusi degli Istituti di pena interessati all'iniziativa e affascinati dall'idea di accedere ad una vita nuova attraverso la forza della parola e della cultura.
ORAZIO LA ROCCA
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