Grado Giovanni Merlo
Leggere il Testamento di Francesco (2)
L'azione della grazie divina, dopo averlo condotto in mezzo ai lebbrosi, “dà” a Francesco d'Assisi una «tale fede nelle chiese» da spingerlo a pregare e dire «con semplicità» una preghiera tratta dall'Ufficio della festa della santa Croce: «Adoriamo te, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono in ogni parte del mondo, e ti benediciamo, perché attraverso la tua santa croce hai redento il mondo».
Le costruzioni materiali che rendono “attuale” il Cristo e il Suo sacrificio sulla croce rinviano ai sacerdoti «che vivono secondo la forma della santa Chiesa romana», ovvero l'istituzione garante del «loro ordine»: sembrerebbe che si sia sacerdoti, in modo pieno e legittimo, soltanto attraverso il conferimento dell'ordine presbiterale da parte della Chiesa di Roma. Frate Francesco dichiara pertanto che la Grazia divina gli “ha dato” e gli “dà” tanta “fede” da sopportare da loro persino forme di “persecuzione”, che mai gli impediranno comunque di rivolgersi e “ricorrere” a loro.
Sono dichiarazioni impegnative e costitutive del francescanesimo subordinativo di frate Francesco. La subordinazione vale comunque e sempre, anche qualora si tratti di «sacerdoti poverelli», che sono anche i custodi della Parola: il cui annuncio «nelle parrocchie» non può avvenire senza la loro autorizzazione, benché chi intende predicare sia dotato di una cultura superiore, pari a quella addirittura di Salomone, massimo simbolo della “sapienza”. Insomma, frate Francesco intende «amare e onorare» i sacerdoti, di qualsiasi livello intellettuale e morale essi siano, come fossero «suoi signori».
Tutte queste affermazioni, di non piccolo peso, richiedono di essere vagliate e meditate in modo attento. Quale la ragione di fondo? Ne riparleremo, continuando ad analizzare in modo puntuale il Testamento di frate Francesco.
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<b>Leggere il Testamento di Francesco (1)</b>
L'azione della grazie divina, dopo averlo condotto in mezzo ai lebbrosi, “dà” a Francesco d'Assisi una «tale fede nelle chiese» da spingerlo a pregare e dire «con semplicità» una preghiera tratta dall'Ufficio della festa della santa Croce: «Adoriamo te, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono in ogni parte del mondo, e ti benediciamo, perché attraverso la tua santa croce hai redento il mondo».
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Le costruzioni materiali che rendono “attuale” il Cristo e il Suo sacrificio sulla croce rinviano ai sacerdoti «che vivono secondo la forma della santa Chiesa romana», ovvero l'istituzione garante del «loro ordine»: sembrerebbe che si sia sacerdoti, in modo pieno e legittimo, soltanto attraverso il conferimento dell'ordine presbiterale da parte della Chiesa di Roma. Frate Francesco dichiara pertanto che la Grazia divina gli “ha dato” e gli “dà” tanta “fede” da sopportare da loro persino forme di “persecuzione”, che mai gli impediranno comunque di rivolgersi e “ricorrere” a loro.
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Sono dichiarazioni impegnative e costitutive del francescanesimo subordinativo di frate Francesco. La subordinazione vale comunque e sempre, anche qualora si tratti di «sacerdoti poverelli», che sono anche i custodi della Parola: il cui annuncio «nelle parrocchie» non può avvenire senza la loro autorizzazione, benché chi intende predicare sia dotato di una cultura superiore, pari a quella addirittura di Salomone, massimo simbolo della “sapienza”. Insomma, frate Francesco intende «amare e onorare» i sacerdoti, di qualsiasi livello intellettuale e morale essi siano, come fossero «suoi signori».
<bR><bR><bR>Tutte queste affermazioni, di non piccolo peso, richiedono di essere vagliate e meditate in modo attento. Quale la ragione di fondo? Ne riparleremo, continuando ad analizzare in modo puntuale il Testamento di frate Francesco.
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