Edoardo Scognamiglio
Abbiamo bisogno della pace
«L’attentato di ieri a Parigi ci fa pensare a tanta crudeltà, crudeltà umana; a tanto terrorismo, sia al terrorismo isolato, sia al terrorismo di Stato. Ma la crudeltà della quale è capace l’uomo! Preghiamo, in questa Messa, per le vittime di questa crudeltà. Tante! E chiediamo anche per i crudeli, perché il Signore cambi il loro cuore». Giovedì mattina, 8 gennaio, papa Francesco ha celebrato l’Eucaristia in suffragio delle vittime del crudele attentato terroristico avvenuto a Parigi. L’ha comunicato egli stesso all’inizio del rito, a Santa Marta,manifestando tutto il suo dolore per questo feroce e vile atto, esprimendo una particolare vicinanza ai familiari delle persone rimaste uccise o ferite e pregando perché possa cambiare il cuore degli attentatori.
Le parole di papa Francesco mettono nel nostro cuore una profonda nostalgia per la pace. Abbiamo bisogno di questo dono che è anche frutto del lavoro dell’uomo, ossia impegno di noi tutti per la giustizia, per il dialogo, per l’unità. Il mese di gennaio offre a tutti i cristiani (e non solo) tante iniziative per promuovere la pace e lavorare concretamente per il bene comune. Il nuovo anno si apre con la Giornata mondiale di preghiera per la pace il primo gennaio. Quest’anno il tema ha riguardato la condizione di schiavitù in cui versano milioni e milioni di profughi e di poveri. Segue la giornata dedicata al dialogo tra ebrei e cristiani il prossimo 17 gennaio e la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani dal 18 al 25 gennaio. Sono tutte occasioni di preghiera, d’incontro e di riflessione per chiedere alSignore onnipotente e a ogni comunità il dono e l’impegno per la pace. Gli attentati terroristici di matrice islamica non devono confonderci: attorno a noi si fanno tantissime esperienze di pacifica convivenza tra ebrei, cristiani e musulmani. Gli attacchi sanguinari dell’Isis non devono scoraggiarci: il fondamentalismo non appartiene a nessuna religione. Non possiamo e non dobbiamo tornare indietro: il bisogno della pace è nel cuore di tutti, anche dei musulmani che vivono in Europa. Non lasciamoci prendere dall’islamofobia. Dobbiamo aiutare le comunità islamiche presenti sul nostro territorio a uscire fuori, a esprimere la loro opinione senza paura, chiedendo a leader religiosi di denunciare questi attacchi violenti, perché nel cuore di ogni persona c’è il desiderio della pace.
La lampada di Assisi che arde innanzi alle spoglie mortali di san Francesco deve essere accesa in tutte le nostre famiglie, nelle case di ogni uomo e donna di buona volontà, sugli altari delle nostre belle Chiese, negli angoli più bui delle piazze delle città, negli atri dei cortili e dei palazzi, negli androni delle ville e accanto alle porte delle moschee o all’ingresso delle sinagoghe e nei templi indu e sikh. Ma, ancora di più, la lampada di Assisi, segno dell’amore di Dio e della pace universale, può essere accesa nei nostri cuori, affinché, come per il Poverello, anche per noi la riconciliazione vissuta sia donata a tutti, indistintamente dal credo religioso, dalla cultura di appartenenza, dalla società in cui si vive.
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