Edoardo Scognamiglio
Il Padre misericordioso
Nell’udienza di oggi, 11 maggio 2016, papa Francesco si è soffermato sulla parabola lucana del Padre misericordioso che aveva due figli. Parabola, questa, nota come quella del figliol prodigo. Oggi, molti studiosi l’hanno rivalutata come la parabola del figlio invidioso perché il contesto in cui l’evangelista Luca l’inserisce, e Gesù stesso la racconta, è quello della polemica con scribi e farisei. Infatti, l’evangelista Luca ricorda, al capitolo 15, che a Gesù si avvicinavano tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo (v. 1). Così, scribi e farisei lo mormoravano dicendo: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». In questo contesto di polemica con le autorità religiose d’Israele, Gesù ci consegna le tre perle della misericordia: la pecora smarrita, la dracma perduta e il figliol prodigo. Di quest’ultima parabola, papa Francesco ha sottolineato la gioia del Padre nell’aver ritrovato suo figlio che era perduto, cioè morto.
La meditazione di papa Francesco è così terminata: «I figli possono decidere se unirsi alla gioia del padre o rifiutare. Devono interrogarsi sui propri desideri e sulla visione che hanno della vita. La parabola termina lasciando il finale sospeso: non sappiamo cosa abbia deciso di fare il figlio maggiore. E questo è uno stimolo per noi. Questo Vangelo ci insegna che tutti abbiamo bisogno di entrare nella casa del Padre e partecipare alla sua gioia, alla sua festa della misericordia e della fraternità. Fratelli e sorelle, apriamo il nostro cuore, per essere “misericordiosi come il Padre”!».
Soffermandosi sulla parabola del Padre buono, papa Francesco ci ha ricordato che il Dio di Gesù Cristo è anche il nostro Dio, ossia il Dio dei perduti e degli smarriti di cuore. Questo Dio, dei vivi e non dei morti, resterà per sempre nostro Padre. Abbiamo bisogno di liberarci da una visione morale della nostra dignità filiale così come da una lettura moralistica di questa parabola. Tutto è dono della grazia di Dio, dell’amore gratuito del Padre. In altre parole, come ha affermato papa Francesco, «La nostra condizione di figli di Dio è frutto dell’amore del cuore del Padre; non dipende dai nostri meriti o dalle nostre azioni, e quindi nessuno può togliercela, neppure il diavolo! Nessuno può toglierci questa dignità». Perché Dio, in Cristo, sarà sempre dalla nostra parte! Si ha l’idea che Gesù abbia raccontato questa parabola per liberare il Padre da una falsa immagine che scribi e farisei si erano costruiti di lui, e così noi oggi. Siamo, infatti, sempre convinti di meritare qualcosa per la nostra virtù, per i nostri sforzi. Senza il principio della gratuità, non possiamo condividere il modo di essere e di agire di Gesù e, quindi, di Dio. Se leggiamo attentamente la parabola lucana del Padre buono, ci accorgiamo che nel figlio minore non prevale alcun atteggiamento di conversione, ma semplicemente il bisogno di ritornare a casa per sopravvivere. È il Padre che lo perdona e gli corre incontro e lo bacia e gli ridona la sua dignità rivestendolo. Questa parola di Gesù ci incoraggia a non disperare mai.
Ha così commentato papa Francesco: «Penso alle mamme e ai papà in apprensione quando vedono i figli allontanarsi imboccando strade pericolose. Penso ai parroci e catechisti che a volte si domandano se il loro lavoro è stato vano. Ma penso anche a chi si trova in carcere, e gli sembra che la sua vita sia finita; a quanti hanno compiuto scelte sbagliate e non riescono a guardare al futuro; a tutti coloro che hanno fame di misericordia e di perdono e credono di non meritarlo… In qualunque situazione della vita, non devo dimenticare che non smetterò mai di essere figlio di Dio, essere figlio di un Padre che mi ama e attende il mio ritorno. Anche nella situazione più brutta della vita, Dio mi attende, Dio vuole abbracciarmi, Dio mi aspetta».
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