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Edoardo Scognamiglio

Francesco non e' papa

Recensione del libro di A. SOCCI, Non è Francesco. La chiesa nella grande tempesta, Mondadori, Milano 2014, pp. 283, € 18.

Un antico detto della tradizione letteraria araba recita, in italiano, più o meno così: “Chi passa al setaccio rimane setacciato”. È il monito che alcuni artisti rivolgono a quei critici severi che pretendono d’incasellare un autore o un poeta in un determinato movimento letterario o in una precisa corrente di pensiero, individuandone esattamente la tipologia d’appartenenza e la dottrina principale, senza offrire alcuna via di scampo per eventuali letture alternative o integrative. Ci sembra di poter dire che l’ultimo lavoro giornalistico o cronachistico dello scrittore senese, già vice-direttore di Rai Due, Antonio Socci, si muove in questa linea. La sentenza è definitiva: Francesco non è papa. L’elezione di Bergoglio al soglio di Pietro è nulla e, per di più, il suo stesso magistero smentisce la dottrina della Chiesa cattolica per alcune devianze teologiche. Il libro di Socci è come un cocktail esplosivo preparato con dovizia: raccoglie e mescolafatti di cronaca, valutazioni teologiche e morali, elementi di spiritualità francescana e gesuitica, contenuti dottrinali dogmatici, precise norme del diritto canonico, voci di corridoi di alti prelati e pettegolezzi di preti che gironzolano attorno alla Santa Sede, giudizi di cardinali e vescovi che restano top-secret. Il tutto ben miscelato e citatocon dovizia per rinvigorire la tesi di fondo: Bergoglio non è Francesco. Molte delle fonti orali citate da Socci non sono rintracciabili: il chiacchiericcio di Santa Romana Chiesa diventa fonte indiscutibile esso stesso.

Citando l’articolo 69 della Costituzione apostolica Universi Dominici gregis, per l’elezione del sommo pontefice, Socci rileva due violazioni avvenute per la scelta del papa dopo la rinuncia di Benedetto XVI. La prima violazione delle norme riguarda l’annullamento di una votazione che doveva essere ritenuta valida e scrutinata. Il giornalista si riferisce al fatto che, nello spoglio delle schede,ne fu conteggiata una in più (considerata bianca) che era attaccata a un’altra scheda contenente un voto espresso. La seconda violazione riguarda le votazioni del 13 marzo 2013.Quel giorno si procedette in conclave con una votazione in più, ossia per un totale di cinque votazioni, mentre la Costituzione apostolica Universi Dominici gregis ne prevede solo quattro. Bergoglio fu eletto alla quinta elezione che non è prevista dalla Costituzione. Per Socci, se è vero che il conclave non ha assolutamente il potere di modificare le regole, nemmeno votando all’unanimità, l’elezione al papato di Bergoglio (cf. pp. 110-111) semplicemente non è mai esistita. (p. 111).

Socci s’appella alla regolarità canonica sancita dall’articolo 87 della Costituzione Universi Dominici gregis. L’invalidità dell’elezione di Bergoglio è legata anche a un altro cavillo canonico: l’11 febbraio 2013, papa Benedetto, così come si è espresso nel testo latino della sua dichiarazione, ha lasciato solo il potere di governo e di comando sulla Chiesa cattolica (il ministero petrino), ma non ha rinunciato al munus, ossia all’ufficio papale che ha ricevuto in quanto non è revocabile. Ratzinger avrebbe rinunciato soltanto all’esecuzione concreta del ministero petrino ma non all’ufficio in sé di papa (cf. p. 96). È così, infatti, per Socci, che si giustifica il modo di vestire di papa Benedetto: indossando l’abito bianco, egli resta papa! Appellandosi a uno studio di Stefano Violi, apparso sulla Rivista teologica di Lugano (La rinuncia di Benedetto XVI. Tra storia, diritto e coscienza), Socci insiste nel ritenere che Benedetto XVI – nella sua declaratio– dichiara di rinunciare al ministerium e non al munusdel papato secondo il dettato del can. 332 paragrafo secondo. Infatti, nella dichiarazione, Benedetto XVI rende pubblico di rinunciare all’esercizio del ministero (ministerium) petrino e non all’incarico (munus) petrino (cf. pp. 93-96). In altri termini, Ratzinger avrebbe rinunciato all’esercizio attivo del munus ma non al munus petrino in sé.

In realtà, la tesi di Socci segue più un’interpretazione a carattere filosofico-esistenziale che strettamente giuridico-normativo o anche teologico. “Rinunziare”, secondo l’uso antico, vuol dire rifiutare spontaneamente qualcosa di cui si ha o si dovrebbe di diritto avere, tra cui la proprietà dei beni. La decisione di astenersi dal fare implica anche quella dell’essere. Giuridicamente, poi, chi rinunzia a un diritto o a un bene lo fa in favore di un altro. Dal punto di vista canonico, la rinuncia all’ufficio implica la cessazione volontaria dall’ufficio ecclesiastico, che può essere fatta da chiunque sia sano di mente (cf. can 187). Deve sottostare a una condizione: l’esistenza di una giusta causa, che sia ritenuta tale tanto dal rinunciante (cf. can 188) quanto dall’autorità davanti alla quale viene fatta (cf. can 189). Nel caso della rinuncia di Benedetto XVI, l’atto stesso è avvenuto in forma di motu proprio e in base alla sua potestà suprema, piena, immediata, libera e universale. La rinuncia suppone nel titolare l’intenzione di lasciare quell’ufficio e nell’autorità almeno la conoscenza di questo fatto, per poter provvedere in tempo.

A dire il vero, ciò che lascia sconcertati del libro di Socci non è la tesi sulla nullità dell’elezione di papa Francesco – che, francamente, appare più una trovata pubblicitaria, uno scoop giornalistico, che una teoria ben consolidata, forse nella speranza che il libro diventi best-seller? – bensì il ribadire in più punti la necessità di fare ritorno a una Chiesa cattolica tradizionalista, ossia più preoccupata per il tema della verità e dei contenuti della dottrina che dello stato di salute dei suoi stessi fedeli. S’avverte, leggendo il saggio, un ritorno nostalgico a un’immagine di Chiesa pre-conciliare, che dà sicurezza in quanto immagine della societas perfecta. In più punti, il libro sembra essere stato pensato come un’apologia a Ratzinger e ai Francescani dell’Immacolata che, diversamente da quanto ammette Socci, sono stati commissariati non soltanto perché considerati pre-conciliari o tradizionalisti, ma per seri problemi di ordine amministrativo, economico, formativo e teologico-pastorale! A Socci, poi, crea un enorme disagio il modo di esprimersi, di operare e di celebrare di papa Francesco che, in certi momenti, appare irriverente e poco prudente, come quando ha definito le suore “zitelle” o parlato dei cristiani “da pasticceria”. Sembra, poi, più un chiacchiericcio di corte che un problema teologico serio, il fatto che papa Francesco non faccia le genuflessioni previste dalla liturgia davanti al Santissimo Sacramento (cf. pp. 182-183). Crea qualche difficoltà anche l’apertura di papa Francesco ai carismatici, ai movimenti pentecostali, come altresì la sua simpatia per il cardinale Walter Kasper e la teologia della liberazione (cf. p. 184). Socci è un ratzingeriano convinto e un anti-rahneriano per eccellenza. Così, la Verità prevale sull’Amore, dimenticando che essa è solo lo strumento dell’Amore. È ingenua la pretesa dell’autore di mostrare, nel capitolo intitolato Il caso Bergoglio (cf. pp. 153-168), gli errori di dottrina di papa Francesco quando mette a confronto alcuni suoi discorsi con il magistero della Chiesa cattolica citando lo stesso Catechismo della Chiesa cattolica o quello di san Pio X o la Dominus Iesus di Ratzinger.

Questo saggio è quasi un diario-cronaca che rivela l’antipatia di Socci per tutto ciò che ha a che fare con la post-modernità e il rinnovamento della Chiesa cattolica. S’avverte la fatica di un cattolico convinto incapace di dialogare con il mondo e di mettersi seriamente a ripensare all’annuncio del Vangelo in un mondo che è cambiato e che attende da noi cristiani una testimonianza di vita concretissima. Egli stesso scrive: (p. 253). C’è, tuttavia, un aspetto del pensiero di Socci che è condivisibile; lo si può esprimere secondo un detto comune che, nell’ultimo anno,circola come traditio negli ambienti accademici e in molte curie e che diventa una critica obiettiva a un certo modo di fare e di muoversi di papa Francesco: “Non c’è niente di peggio di un gesuita che vuole fare il francescano”.Di fatti è vero: papa Francesco è un gesuita e non ha esperienza di fraternità, dono tipico solo della tradizione francescana. Eppure, egli stesso si rifà continuamente – nei messaggi, nei discorsi e nelle omelie – al dono stupendo della fraternità, quasi come alla vera immagine del corpo di Cristo che è la Chiesa. Nel concetto di fraternitas vi è qualcosa in più rispetto a quello di communitas: il dono del singolo prevale sulla gerarchia e sui principi comuni della convivenza, in quanto la fraternità offre maggiore spazio ai carismi del singolo fratello rispetto all’ordine costituitosi nella comunità che prevede, comunque, la condivisione di beni, risorse, carismi, ministeri, progetti, etc… In tale prospettiva, Bergoglio è sovversivo come lo stesso san Francesco che nel Medioevo rovesciò completamente i valori della società e della stessa Chiesa cattolica, rileggendo non solo la sua esistenza ma anche quella della società a partire dagli ultimi, rifuggendo però ogni sorta di pauperismo inutile e sterile.

È fuori dubbio che papa Francesco dovrebbe essere più prudente nel suo modo di esprimersi, di prendere iniziative, di criticare la Chiesa cattolica nei suoi organi direttivi. Si sta sviluppando un forte anti-clericalismo in milioni e milioni di persone che, pur non vivendo la Chiesa cattolica, perché non inserite in nessuna comunità cristiana, si sentono sì amate e accolte da papa Francesco ma guardano con sospetto o diffidenza al vissuto di fede e alla proposta del Vangelo da parte di tanti sacerdoti, religiosi e laici impegnati nel cammino quotidiano della vita ecclesiale. C’è il pericolo che la simpatia indiscussa per questo papa, umile servo della vigna del Signore, un po’ dinoccolato nel suo modo di presentarsi e di celebrare, faccia riemergere con forza il motto sessantottino: “Cristo sì, Chiesa no”. C’è molto malumore tra vescovi e sacerdoti che, da papa Francesco, si sentono soltanto giudicati. C’è un non so che di stonato in certe battute di papa Francesco che faranno pure sorridere ma che sono sicuramente inadeguate se pronunciate da un capo di Stato e, soprattutto, da un leader religioso. A volte, poi, Bergoglio appare più egocentrico e mediatico di qualsiasi altra star internazionale, compreso pure Giovanni Paolo II. C’è altresì chi fa notare che papa Francesco porta con sé un’immagine negativa della Chiesa in Europa o comunque di quella occidentale, come se fosse un corpo addormentato, malato, incapace di stare tra i poveri e di agire concretamente nella storia quotidiana delle famiglie e delle società. Ma così non è! Quanti preti e religiosi, laici e missionari, anche in Italia, vivono giorno per giorno a contatto con i poveri, gli ammalati, i separati, gli emarginati? Quanti cristiani faticano ad essere testimoni di Gesù risorto in un contesto di totale emarginazione culturale, sociale, politica?
Evidentemente, dobbiamo ancora comprendere che il “ciclone Francesco” sta avviando una rivoluzione culturale e missionaria che tocca anche il nostro modo di annunciare e di vivere il Vangelo, come anche del semplice parlare di Gesù Cristo. Il linguaggio semplice, ricco di metafore e simboli, di papa Francesco è uno sprone per noi tutti a non prenderci troppo sul serio, a scendere dai nostri piedistalli e a stare in mezzo alla gente, rinunciando a tante pompe magne! È in questa prospettiva che dobbiamo valutare l’apertura di papa Francesco ai cristiani separati e risposati: se ci sono problemi e disagi concreti, per papa Francesco, vanno affrontati immediatamente, senza diplomazia o troppe teorie. Se la Chiesa cattolica è, per usare una metafora bergogliana, “un ospedale da campo”, allora non c’è tempo per analisi interminabilie non si possono sprecare energie per difendere troppo la propria immagine: occorre, invece, intervenire, curare, sanare e aiutare che è ferito. Nel cuore di papa Francesco, dunque, ci sono i tanti feriti e delusi dalla vita e dalla Chiesa cattolica – ben rappresentati dal figliol prodigo della parabola del Padre buono – che attendo di sperimentare attraverso di noi non semplicemente l’astratta verità o dottrina di Gesù Cristo, ma la concreta misericordia del Padre che in Cristo ci è stata donata per sempre! Negli abbracci di Francesco si rivela la bontà del Padre che va in cerca dei tanti figli e figlie della Chiesa cattolica oramai considerati perduti e demotivati!

Socci, e come lui tantissimi altri cristiani moderati e innamorati del tema della Verità e dei principi primi della fede, corre il rischio di essere come il figlio maggiore della succitata parabola lucana: parla al passato, pensa al sacrificio compiuto per restare fedele a Dio e a ciò che gli spetta come operaio nella vigna del Signore, ma non ha ancora maturato la compassione, quella solidarietà verso i peccatori che porta fuori dall’uscio di casa e a stare per strada. Forse è vero: Bergoglio non è Francesco, quell’alter Christus che solo una volta e per sempre fu donato alla Chiesa cattolica e al mondo intero come sole per illuminare e riscaldare i cuori di uomini e donne, fratelli e sorelle, bisognosi di perdono e di amore infinito. Ma, a vantaggio di Bergoglio, occorre riconoscere che questo papa “venuto dalla fine del mondo” non ha mai preteso di essere un alter Christus, bensì un peccatore che ha sperimentato l’amore e la misericordia del Padre in Cristo e che in san Francesco d’Assisi ha trovato un modello valido – un carisma autentico – per annunciare il Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo.

Commenti dei lettori

03-01-2016 20:10:08
cosimo golia
Il comandamento a me insegnato ama Dio con tutta la tua mente , con tutto il tuo cuore, con tutto te stesso ed ama il prossimo tuo come te stesso, credo che valga per tutti gli uomini di tutte le epoche, senza modernismo per compiacere le menti illuministiche ben pensanti. Se la dottrina di Cristo è quella vera, occorre gridarla dai tetti. Se la Chiesa di Cristo è unica occorre dirla , anzi gridarla, senza ecumenismo e senza politichese. Sia il vostro dire si,si,no,no , il superfluo viene dal diavolo, che forse sta salendo le scale di San Pietro, se non è così smentitemi.
19-11-2015 22:24:14
simi
La verità è nel Vangelo. E oggi regna una falsa misericordia. Essere misericordiosi non significa approvare il peccato, ma avere un cuore aperto nei confronti di chi ci ha ferito .. Quindi un cuor che ci porta a perdonare.. Significa essere di esempio per chi è lontano da Dio affinché possa convertirsi.. Invece con queste "aperture" che si pretende farle passare per misericordia, non si fa altro che sfidare la misericordia di Dio stessa che perdona il peccato se c'è pentimento!! Gesù perdonò l' adultera ma le disse di non peccare più! Io non sento più parlare della necessità di pentirsi e cambiare vita.. Siamo nei tempi predetti fa Gesù stesso che disse che negli ultimi tempi gli uomini avranno la parvenza della Carità ma ne avranno rinnegato la potenza. Oggi si sia Dio stesso pretendendo di essere più misericordiosi di Lui! Attenti ai lupi travestiti da agnelli.. Perché i comandamenti di Dio sono eterni.. Immutabili nei secoli.. E non parliamo di "tempi moderni".. La più grande balla di chi non vuole sapere di convertirsi.. Non è il Vangelo che deve adattarsi all' uomo.. Ma viceversa. Misericordiosa si.. Ma quella vera!! Pace e bene..
25-10-2015 06:19:51
Roberto
Conosco bene Socci e i suoi amici da trenta anni. Dopo tanti anni di sincera frequentazione mi sono allontanato perché non tanto lui, quanto i suoi amici (Cl cui ho fatto parte per 10 anni) predicavano bene ma razzolavano malissimo. Oggi con cognizione diffido molto perché la frequentazione di quegli anni mi ha regalato una chiara chiave di lettura, e percepisco le dichiarazioni di Socci come un misto tra chi deve vendere un libro e contemporaneamente affermare un cattolicesimo d'élite. I fatti sono che oggi sono felice, mentre ieri subivo le loro farneticazioni ed ero uno strumento del loro potere. Vorrei capire infine cosa pensa Socci bisogna fare dei figli dei risposati, nati nel peccato mortale.
16-10-2015 15:54:31
mehdi mountather
Salut ces inondations en Italie et les catastrophes naturelles punition d'ALLAH. Au pape François et aux italiens de se convertir a l'islam aujourd'hui le 16.10.2015 pour éviter la mort par ces inondations les séismes plus 5 tsunami volcan les foudres grêlon les tornades engloutissement ouragan si la fin du monde pour éviter l'enfer si le pape François ne se convertit pas a l'islam normal un fort séisme plus 6 ou un déluge de Noé a Rome merci.
27-09-2015 12:18:29
michele annunziata
A me pare che la riflessione su Socci, che non ci può frega de meno, sia questa si invalidata di una diretta e chiara “intimidazione” a nome argumentum ad hominem. Basti leggere la prima parte di “accusatio” e la seconda dove ci sono le “preoccuapatio”. Un po' poco o un gioco scoperto. Evidente il riposizionamento di Mammasaqntissima Chiesa (Ecclesia va da sé è altro) non foss'altro per il futuro prossimo (Apocalisse?) e da qui anche il rimaneggiamento del “fare” i cotti: Gotti Tedesci docet, ma anche il trapassato Marcincus-Calvi-Sindona-Solidarnosc. Evidente che più di un pre qualcosa, da addebitare al Socci, che non ci può frega de meno, gli si muova quasi una uterina “protezione” da qualcosa (?!) o dalla perdita di sé come bestemmia: pure la Croce Rossa fa le stesse cose del Papa/Chiesa, e allora? Pure tanti uomini&donne di buona volontà non irregimentate in nessuna “parrocchia” ma autonomamente fanno “come” la Chiesa, è allora? Se in un orizzonte Illuminato (di Baviera?) tutto è uguale a tutto (?!) allora logica vuole (time is money) che lasciamo fare alla sola “Croce Rossa” e sciogliamo, ipso facto, la Chiesa. Ma pure, attenzione l'Ebraismo e convicino Isalmismo, non serve c'è la “Croce Rossa”. Ma avanza qualche dubbio sul “rosso” ma tant'è...Bergolgio è un fine gesuita, suvvia. Quanto è più del compianto fine dicitore (e scrittore) Martini difficile dirimere la cosa. Quanto al resto le dispute sul sesso degli angioletti, non so se a bar sport se ne parla: comunque anche qui non ci può frega de meno. Forse siamo all'Armageddon alla Parussia, va a sapere: Tantum ergo sacramentum...
30-08-2015 14:26:57
Frama
Forse non ho firmato il commento appena inviato. Codice 177.
30-08-2015 14:23:43
Papa Francesco è stato voluto dallo Spirito santo che ha ispirato i cardinali elettori. Perché? Per distruggere la Chiesa o per purificarla da scorie a Lui sgradite? I posteri forse capiranno...... La semplicità non è banalità ma virtù. Anche Gesù fu snobbato dai teologi del suo tempo perché erano gonfi di superbia. Anche a Medjugorie (se è vero) la Madonna si esprime con grande semplicità. Madre Teresa colpiva per l'estrema semplicità ed elementarità di linguaggio. Vorrei sottolineare anche l'aspetto espiatorio della vita dei santi: "lo giudicavamo castigato da Dio mentre portava il nostro peccato sulle spalle". A giudicare e condannare si sbaglia sempre
21-08-2015 14:05:43
paolo
Il commento di Scognamiglio si può o meno condividere, ma certamente si nota come esso sia di un teologo. I discorsi di Francesco invece sono di una banalità che nulla ha a che vedere con la dottrina cattolica. Dato che ormai chiunque può essere nominato Papa propongo per la prossima elezione Edoardo Scognamiglio, sperando che in quel momento la Chiesa cattolica esista ancora.
20-08-2015 13:02:41
massimo
Tralasciando le bizzarre considerazioni fanta-religiose di Vincenzo, che suscitano solo un amaro sorriso di commiserazione, vorrei ricordare che sia nell AT che nel NT si ricorda spesso che a DIO interessa la misericordia e la carità verso i bisognosi, mentre i sacrifici, le preghiere con la bocca, le ostentazioni pubbliche non gli sono gradite. Inginocchiarsi e piegarsi verso l'indigente è la vera devozione gradita a DIO, amare DIO nel prossimo è fare la volontà del Padre. Ogni altro atto esteriore sono solo imbiancature dei sepolcri che contengono un cuore duro e avverso ad ogni atto di generosità verso chi ci sta attorno. Pregate nell'intimità della vostra camera e fate opere di bene nel segreto, rispettate i vostri fratelli, perdonate i vostri nemici. I baciapile e i bacchettoni non sono graditi al nostro Signore Gesù. E se il concilio vaticano secondo non è di vostro gradimento siete liberi di lasciare la Santa Chiesa Cattolica anziché infangare la figura del Vicario di Cristo. Il Vangelo dice chiaramente che sarete giudicati sull'amore e non sulla cultura e su quante genuflessioni avete fatto nella vostra vita. Pieghiamoci verso i fratelli più poveri di noi a consolarli e ad aiutarli concretamente. Un gesto di solidarietà verso i piccoli sarà considerato da Gesù come fatto a Lui, più di ogni genuflessione e giaculatoria..
23-07-2015 14:11:26
Frama
Papa Giovanni XXIII che è già santo sarebbe antipapa? Bufala messa in giro dai delusi dello Spirito santo. Lo stesso Siri non ebbe mai il coraggio di dare corda alle illazioni dei delusi.
27-06-2015 15:21:51
vincenzo russo
Si prega di diffondere la presente lettera aperta. COME COMINCIO’ L’APOSTASIA NEL VATICANO Uno scisma della chiesa cattolica sarebbe una grave conseguenza per la chiesa di Cristo? Ma di quale gravi conseguenze e tardivamente si sta cianciando in merito al Sinodo sulla famiglia? Per la salvezza della Chiesa lo scisma andava consumato già nel 1958 e volontariamente da parte dei cardinali conservatori, contro il modernismo, il comunismo, la libertà religiosa ,l’ecumenismo ed il sincretismo massonico. Così come già richiedevano il Sillabo e la Madonna alla Salette e a Fatima, ma soprattutto come richiedono il libro di Rivelazione o Apocalisse e l’insieme delle profezie dei vangeli e delle lettere apostoliche: I Corinti 6: 9-10; II Corinti 6: 17; Rivelazione o Apocalisse 18: 4; Isaia 48: 20 e 52: 11; Geremia 51: 45; Romani 2: 16-24; IITessalonicesi 2: 1-12, (i Katechon sono i papa cum dignitate, che si sono succeduti legittimamente sul soglio di Pietro fino a Pio XII e che hanno trattenuto l’uomo dell’illegalità dall’usurpare il governo della chiesa cattolica fino al 1958). Poi dal conclave del 1958 in poi, con l’elezione falsa dell’antipapa Giovanni XXIII, nel Vaticano è iniziata l’apostasia massonica. INFINE L’APOSTASIA è continuata e si è aggravata col concilio Vaticano II, fino ad avere oggi un papa nero e vero uomo dell’illegalità come presunto vescovo di Roma, che ci sta portando all’abominio della desolazione contro la Chiesa Cattolica di sempre, (il gesuita e massone Bergoglio). Storia dell’apostasia: L'ultimo papa validamente eletto nel Conclave del 1958 dopo la morte di Pio XII è stato il Cardinale Giuseppe SIRI, il quale assunse il nome di Gregorio XVII. Tutti videro la fumata bianca su piazza San Pietro. Poi fu negata l’elezione avvenuta di Siri e dopo tre giorni fu annunciata quella dell’Antipapa Giovanni XXIII. Questo avvenne perché nel segreto del Conclave giunsero le minacce dell’Unione Sovietica di mandare a morte tutti i vescovi cattolici presenti nell’URSS, se si fosse eletto papa il conservatore Giuseppe SIRI. Quindi cadendo nell’apostasia contro lo Spirito Santo, nel segreto del Conclave, all’eletto Papa Gregorio XVII fu sostituito l'antipapa Giovanni XXIII. Con ciò alla Chiesa Cattolica di sempre è stata sostituita la chiesa falsa degli ultimi tempi dei gentili. L'abominio della desolazione massonica e demoniaca si è impossessata del Vaticano. Il soglio di Pietro è dunque vacante dal 1958. Le cose affermate dai servizi segreti hanno sempre queste caratteristiche di mistero e dopo essere state affermate vengono sempre smentite e depistate per accordi sopravvenuti tra i poteri mondiali, che non vogliono sbranarsi a vicenda, ma trovano sempre accordi mistificatori. Comunque il cardinale Siri intervistato non smentì mai tali avvenimenti. In tal caso si sarebbe anche dovuto scandalizzare ed impegnare a cancellare per sempre tale narrazione dei fatti. non lo fece, non si stupì, non si scandalizzò ne intraprese una crociata contro questa eventuale calunnia gravissima contro la Chiesa. Tacque per anni, infine sbottò e in una intervista disse di essere vincolato al segreto per aver giurato. Inoltre aggiunse che aveva assistito a fatti orrendi e terribili in vari conclavi, ma che era vincolato al segreto. Provate a digitare in rete: elezione del cardinale Siri a Papa nel conclave del 1958. Ne leggerete a dovizia di particolari sulla vicenda. Infine provate a spiegare voi in altro modo, la fine orrenda che ha fatto la chiesa vaticana dopo il conclave del 1958 e il distruttivo concilio vaticano II. Le profezie della bibbia parlano dettagliatamente di questi eventi che sarebbero accaduti e dicono che infine Dio stesso indicherà dove si è andata a nascondere la sua Chiesa Cattolica Vera, che riemergerà infine Gloriosa e Vincitrice contro quella apostata e massonica del vaticano. Saluti cordiali da Vincenzo RUSSO
14-05-2015 00:04:00
Arnoldo
Che tristezza quando i cattolici diventano melliiflui e presuntuosi. quando invece Cristo Quando invece Cristo, che era Dio, era anche un essere libero, che indicava i bambini come coloro che possono entrare nel Regno. Su, un po' di umiltà caro Socci.
06-05-2015 12:52:08
Frama
Certi ipocriti perfettini che non sanno piegare il cuore, la mente e la vita, poi sanno fare delle belle genuflessioni: sono soltanto dei bravi ginnasti. "Laceratevi il cuore e non le vesti" si legge nel profeta Gioele, oppure. "Io respingo le vostre Feste, lungi da me i canti.....Piuttosto scorra come acqua il diritto.." (Amos). La cricca cui Socci obbedisce ora rimpiange Ratzinger, ma tutti ci ricordiamo come l'hanno messo sotto controllo.
04-05-2015 18:14:02
lucilla
Egregio Dott. Scognamiglio, ho letto con molto interesse il suo articolo, perché non ho avuto la grazia di leggere questo libro, eppure avevo necessità apprenderne almeno sommariamente i contenuti. E devo dire che mi pare lei sia stato decisamente onesto ed equilibrato nella recensione, poiché, nonostante sia evidente che non appoggi le tesi del Socci, comunque le ha rispettate nelle intenzioni. Trovo alcune sue affermazioni profondamente in sintonia con le mie convinzioni. Mi è piaciuta, però,sopratutto la conclusione che trovo decisamente vera e, infatti, proprio qualche ora fa, ho inviato una lettera al Dott. Socci, per segnalargli da parte mia la medesima impressione che ha avuto lei nei suoi confronti, in altri termini ovviamente, ma perfettamente in armonia col suo pensiero qui espresso. Poi, continuando la navigazione ho trovato il suo articolo... Su una cosa sola mi trovo in profondo e grave disaccordo: i mancati inchini o genuflessioni del Papa Francesco, non sono "più un chiacchiericcio di corte che un problema teologico serio" ; non possono esserlo, perchè il SS. Sacramento dell'Eucaristia, non è "cosa da poco". O ci si crede oppure no, se ci si crede allora si agisce di conseguenza, anche se non si comprende o non si "sente" questa Verità. Il Papa è un Pastore, una guida, fa piacere che si riconosca peccatore, ma questo non deve indurre noi a prendere esempio dalle sue mancanze, non le pare? Se io come madre, ovviamente, commetto qualche mancanza, non per questo faccio finta di nulla,quando me ne rendo conto, do spiegazione del mio errato comportamento ai miei figli ed indico loro quello giusto secondo gli insegnamenti di Gesù. Se il Papa ha "problemi di artrosi", nessuno dice che deve crollare al suolo per genuflettersi, ma credo che dovrebbe indicare comunque il giusto comportamento da seguire per noi fedeli, almeno quelli che non soffrono di "artrosi". Io faccio parte della generazione post-conciliare, quindi non credo di correre il pericolo di nostalgie retrograde. Eppure sento in maniera inequivocabile nel mio cuore, che questo Concilio ha tradito le aspettative del popolo di Dio perché invece di garantire una crescita nell' Amore verso Dio, ha determinato un progressivo svuotamento dai principali significati, con le disastrose conseguenze di appiattimento e raffreddamento dei cuori che viviamo oggi, in nome di un modernismo vacuo che credo proprio non sia nella Volontà di Dio Padre. L'amore vero si vede anche nei piccoli gesti, ce lo ha fatto capire Gesù elogiando la Maddalena. Del resto, grandi gesti chi li può compiere? Pochi eletti... Non è necessario dunque oggi più che mai incoraggiare e mantenere fede agli antichi gesti tradizionali, che se non sempre esprimono un sentimento vero e profondo, almeno dimostrano certamente un vero rispetto. Grazie per la paziente attenzione. Pace e Bene Lucilla

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Accoglienza, festa e missione: le tre parole di papa Francesco

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Nella Chiesa c'e' posto per tutti e nessuno e' inutile

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Fidiamoci di Cristo

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Con i giovani per annunciare il Vangelo
Il viaggio di Papa Francesco in Brasile

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Papa Francesco a Lampedusa per vincere indifferenza con il dono delle lacrime

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Cercare l'unita' nella Chiesa e tra i cristiani

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La legge dell'amore per aprire le porte e annunciare il Vangelo

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Sequela, comunione e condivisione

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Evangelizzare ci tira su e ci da' gioia

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Giocare la vita per grandi ideali

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La risurrezione che ci apre alla speranza e il ruolo delle donne

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Mi piace questo papa!!!

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Il sogno di Francesco e del papa: riformare la Chiesa a partire dalla propria vita

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Vedo la Chiesa viva! L'ultimo saluto di Benedetto XVI

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