Edoardo Scognamiglio
Il mondo soffoca senza dialogo
Domenica, 15 giugno, recandosi a Trastevere – in visita alla comunità di Sant’Egidio –, parlando dei poveri e della pace, papa Francesco ha detto che “Occorre più preghiera e più dialogo” perché “il mondo soffoca senza dialogo”. Tuttavia, ha ricordato papa Francesco, “il dialogo è possibile soltanto a partire dalla propria identità. Io non posso fare finta di avere un’altra identità per dialogare. No, non si può dialogare così. Io sono con questa identità, ma dialogo, perché sono persona, perché sono uomo, sono donna e l’uomo e la donna hanno questa possibilità di dialogare senza negoziare la propria identità. Il mondo soffoca senza dialogo: per questo anche voi date il vostro contributo per promuovere l’amicizia tra le religioni”.
Il dialogo, nella visione di papa Bergoglio, è lo spazio dell’incontro e la condizione per entrare in relazione con l’altro. Certamente, senza questa “boccata d’aria” il mondo soffoca perché possono essere minate tutte le relazioni tra noi esseri umani: con noi stessi, con gli altri, sul posto di lavoro, in famiglia, nelle comunità, in società… Eppure, il dialogo – condizione essenziale per respirare – non può trascurare o mettere da parte la propria identità: ognuno di noi è incomunicabile e si rapporta agli altri con il proprio sé, diversamente non saremmo più persone. Ciò vuol dire che ognuno di noi esiste in sé e per sé e che solo a partire dalla propria singolarità siamo in grado di tessere legami profondi e autentici. D’altronde, se il dialogo rappresenta l’ossigeno, i polmoni costituiscono la nostra identità. L’uno non può stare senza gli altri. Ciò vale anche per il dialogo tra le religioni e le culture. Quando ci si incontra per riflettere assieme su temi scottanti o anche per invocare il dono della pace, non possiamo barattare la nostra identità né quella degli altri. Il dialogo, allora, diventa un cammino di conversione verso l’unico Dio che è Padre di tutti e, per dare più ossigeno ai nostri polmoni – superando le asfissie dei pregiudizi e dei luoghi comuni –, occorre diventare uomini e donne di preghiera.
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