Edoardo Scognamiglio
L'anziano non e' un alieno...
Nell’udienza di mercoledì 4 marzo, nell’ambito della catechesi sulla famiglia, papa Francesco ha dedicato la sua attenzione agli anziani, in particolar modo ai nonni che, nell’attuale società, sono vittime della cultura dello scarto e dell’indifferenza. In sintonia con il magistero della Chiesa cattolica e con le sue convinzioni di quand’era vescovo di Buenos Aires, Bergoglio riconosce negli anziani quell’anello della catena umana che permette il passaggio da una generazione all’altra. Tuttavia, i nonni rappresentano l’anello debole e fragile – insieme ai bambini – nel mondo d’oggi che ha fatto del benessere fisico, dell’immagine e dell’utile i propri idoli. Attingendo dalla sana tradizione biblica – dei libri sapienziali –, papa Francesco riconosce il ruolo centrale degli anziani all’interno della famiglia, della vita della Chiesa e della stessa società. Essi sono la memoria vivente del nostro passato, il vissuto indispensabile affinché le nuove generazioni possano costruire il proprio futuro e creare quella civiltà dell’amore tanto cara a Paolo VI e richiamata anche nel magistero di Benedetto XVI.
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Bergoglio sembra porsi questa domanda: “È civile una società che trascura gli anziani?”. Segue un altro interrogativo: “Possono dirsi cristiani quei figli che non si occupano dei propri genitori?”. Smascherando la fede ipocrita di un certo modo d’intendere la vita cristiana, papa Francesco grida con forza: «Una cultura del profitto insiste nel far apparire i vecchi come un peso, una “zavorra”. Non solo non producono, pensa questa cultura, ma sono un onere: insomma, qual è il risultato di pensare così? Vanno scartati. È brutto vedere gli anziani scartati, è una cosa brutta, è peccato! Non si osa dirlo apertamente, ma lo si fa! C’è qualcosa di vile in questa assuefazione alla cultura dello scarto. Ma noi siamo abituati a scartare gente. Vogliamo rimuovere la nostra accresciuta paura della debolezza e della vulnerabilità; ma così facendo aumentiamo negli anziani l’angoscia di essere mal sopportati e abbandonati […]. Gli anziani sono la riserva sapienziale del nostro popolo! Con quanta facilità si mette a dormire la coscienza quando non c’è amore!».
Chi abbandona gli anziani commette peccato mortale e dà sfogo a quella cultura della morte e dell’indifferenza che non permette di dare futuro alle nuove generazioni. Dietro le sofferenze e le invalidità di tanti anziani si nascondo storie di amore, di sacrificio, di grande eroismo. Gli anziani sono uomini e donne che hanno risposto con generosità alla chiamata di Dio e hanno creato una propria famiglia. La loro fragilità non deve metterci paura. Da qui il bisogno di accoglierli, di sostenerli, di aiutarli.
Scrive papa Francesco: «La Chiesa non può e non vuole conformarsi a una mentalità d’insofferenza, e tanto meno d’indifferenza e di disprezzo, nei confronti della vecchiaia. Dobbiamo risvegliare il senso collettivo di gratitudine, di apprezzamento, di ospitalità, che facciano sentire l’anziano parte viva della sua comunità.Gli anziani sono uomini e donne, padri e madri che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, nella nostra stessa casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vita degna. Sono uomini e donne dai quali abbiamo ricevuto molto. L’anziano non è un alieno. L’anziano siamo noi: fra poco, fra molto, inevitabilmente comunque, anche se non ci pensiamo. E se noi non impariamo a trattare bene gli anziani, così tratteranno a noi». Abbandonare gli anziani in difficoltà e indifesi al proprio destino vuol dire perdere quella prossimità, quella gratuità e quell’affetto necessari per la crescita umana di qualsiasi comunità o società.
Se l’Europa è vecchia, se l’Italia ha un tasso di denatalità che preoccupa sociologi ed economisti, se le famiglie s’appesantiscono con la presenza dei “vecchi”, se la società non sa dove mettere i nonni e le nonne, tutto questo non rappresenta un problema – secondo la concezione biblica –, ma una risorsa. Infatti, per la sapienza biblica, dagli anziani s’apprende l’arte del discernimento (cf. Sir 8,9). Essi sono la memoria della fede, la tradizione vivente del popolo d’Israele. Il passato, nella concezione biblica, è davanti a noi, mentre il futuro è di spalle: noi siamo come i rematori che, per andare avanti, per procedere verso l’ignoto futuro, dobbiamo remare all’indietro, avendo dinanzi solo la memoria del passato come orientamento. Così, guardare alla storia degli anziani è avere la garanzia di procedere senza troppe esitazioni verso il futuro. Una società che cura i nonni è certa di camminare con più facilità nel tempo che scorre e di affrontare serenamente i problemi della vita.
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